La spontaneità di Brigitte quando ancora la pubblica virtù mimetizzava i vizi privati

Dagli anni '50 Edgar Morin e Simone de Beauvoir colsero come la personalità della Bardot prevalesse sui personaggi

Simone de Beauvoir (Brigitte Bardot, Lerici Ed., 1960

ll 28 settembre 2024 compie 90 anni Brigitte Bardot, B.B., “la più sexy delle dive bambine e la più bambina delle dive sexy” (Edgar Morin). B.B. è il suo comune appellativo, eterno come il titolo del brano Disco samba che i Two Man Sound le dedicarono nel 1978.

Lei è oggi nota anche a chi non ha visto un suo film e non vuole vederlo. Ciò per effetto di un’alchimia di erotismo e infantilismo istintuale che l’ha indotta, come Greta Garbo, a rinunciare al grande schermo (il piccolo schermo diffidava della spontaneità) a 40 anni, scegliendo il buen retiro della Madrague, la sua tenuta a Saint-Tropez.
Da decenni si dedica – con coerenza – alla salvaguardia dell’animalità e della stirpe e degli usi della Francia: quella di Jeanne d’Arc e di Marianne Isabelle, fumetto peraltro a lei ispirato. Prima, sotto Charles De Gaulle, aveva infatti prestato il suo volto alla Francia rappresentata sui francobolli da Marianne.
La ninfa evocata nel libretto di Simone de Beauvoir (Brigitte Bardot, Lerici Ed., 1960) quando Brigitte aveva 25 anni è andata oltre gli auspici della rivoluzione sessuale, di cui lei, peraltro, non aveva bisogno, sebbene ne sia diventata un’icona. Nella realtà, per la Francia primi anni ’50 lei era un’adolescente meno pudica  – poteva permetterselo – ma concreta quanto tante altre. Incarnava un ideal-tipo, al di là di bikini, topless, catenine in vita e alle caviglie, nudità ora caute, ora maliziose, perentorie solo nei primi anni ’70, quando era opportuno ricordare a Catherine Deneuve e Carole Bouquet di essere sue epigoni, non sue eredi.
L’deal-tipo, la forma, l’evocazione-manifestazione, la prestazione non interpretativa (il broncio leggero delle labbra, dalla carnalità suggente), la perfezione callipigia, i fianchi accennati e non materni, i capelli sciolti sulla schiena spesso ignuda, i piedi scalzi formano un’icona antica senza eguali al suo tempo, distante dalle maggiorate come Sophia Loren e Anita Ekberg, alternativa alle dumb blond levigate con molle carnalità, cui serve sempre un pretesto per la sensualità o una tragica giustificazione intellettuale alla Monroe, tanto che Andy Warhol ne fece l’alter ego di Marilyn, la quale sta a Brigitte come la Coca-Cola sta al Cognac.
B.B. è quindi un mito erotico senza contaminazioni se non eros in se stesso, nudità senza peccato, sesso innocente rapito fuor dai sensi.
Ragazza del peccato di Claude Autant-Lara

A nulla valgono le remore sulle sue capacità di attrice, B.B. non interpreta, si manifesta, come dimostrano i suoi personaggi epocali: Juliette (nomen omen), che si abbronza nature sul terrazzo di casa in Piace a tuttidi Roger Vadim, l’equivoca Dominique della Verità di Henri-Georges Clouzot, la sfrontata Ragazza del peccato di Claude Autant-Lara, che salda con fulmineo gesto la parcella del grande avvocato che la difende.
Il personaggio a me più caro resta, però, la marchesa che gioca, mortalmente, a carte con Alain Delon, il suo alter ego maschile, nell’episodio William Wilson di Louis Malle nel film a episodi Tre passi nel delirio, dove, sul volto di Brigitte, eros e thanatos coincidono.
Buon compleanno, Bardot.

Tre passi nel delirio con B.B.

Francesco Menna

Francesco Menna su Barbadillo.it

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