Il paradosso della Russia sotto embargo dal 2022: un popolo non più colonizzato

L'involontaria autarchia genera sviluppo inatteso sotto l'occhio di un viaggiatore italiano

Una tabella di Limes sull’accerchiamento della Russia

Sono stato cinquanta giorni in Russia. Ho percorso cinquemila km, visitando grandi città (Mosca e Rostov), centri turistici (di mare (Sochi, Adler) , montagna (Krasnaya Polyana) e alla penisola di Kamchatka , piccoli centri e vissuto in famiglia.

Nei supermercati non manca nulla (se ne aprono ancora di catene russe, come Magnit, Perecrost, Pitrocka, mentre la francese Auchan sfida l’embargo).
I livelli di qualità sono quelli dell’Europa centro-orientale. Si trovano i prodotti tipici (vini, formaggi). Molti sono di fabbriche locali, perché ci sono le materie prime e si applicano le tecniche produttive importate. I ristoranti sono frequentati (tanti gli italiani: qui ci amano ancora).
Ci si scambia denaro on line con decine di operatori bancari in concorrenza (altro che i nostri cartelli!). Il trasporto pubblico ha una media oltre i nostri livelli e non parlo solo della metropolitana di Mosca.
Le app’s assistono l’utente in tutte le fasi di utilizzo, per non parlare del sistema di prenotazione taxi di YandexGO.
Le spiagge del Mar Nero sono frequentate, anche nel corso in settembre, quando le scuole sono aperte. I posti di tante imprese, lasciati dai  marchi occidentali che si sono ritirati,  ma molti (Coca-Cola, Auchan, Pirelli etc.) sono rimasti e sono stati convertiti dall’imprenditoria locale, imitando le tecniche produttive, senza più pagare royalties ai marchi occidentali.
Grande il fermento innovativo: la disoccupazione quasi non esiste (3.0%-3.5%).
I tg informano del fronte anche con programmi quotidiani, mattino e sera, e non nascondono le situazioni sfavorevoli. C’è consenso per chi ha portato il paese dalla fame degli anni di Eltsin all’attuale sviluppo. Fate un viaggio, tornerete meravigliati.

Sarmaticus

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