Nel film sul giovane Trump il suo mentore è Roy Cohn   

Tra 1970 e 1986 un giovane ambizioso (che arriverà alla Casa Bianca) cresce all'ombra di un discusso avvocato   

The Apprentice di Ali Abbasi

Da quando l’Aids si chiama così – per un decennio è stata solo la “peste dei gay” – chi ne viene colpito è una vittima, quasi um martire. Se però ne viene colpito uno di estrema destra, allora  “ben gli sta”. Se poi l’estremista di destra nega di avere l’Aids (“Ho un cancro al fegato”, racconta), allora è un untore. Ecco ciò che dal film The Apprentice di Ali Abbasi, regista iraniano-danese, lo spettatore europeo è indotto a pensare. Un underdog, l’avvocato Roy Cohn, è il deuteragonista che prevale sul protagonista, Donald Trump.

Quasi ignoto in Italia, già a 24 anni Roy Cohn, nato nel Bronx 1927, è l’accusatore dei coniugi Rosenberg, poi condannati a morte per spionaggio. Avere collaborato con la commissione per le attività antiamericane del senatore Joseph McCarthy, poi essere stato vicino ai presidenti Richard Nixon e Ronald Reagan, infine al futuro presidente Donald Trump, per la vulgata cinematografica non significa una brillante coerenza politica: significa essere stato lo Jago della politica degli Stati Uniti fino alla morte nel 1986.
Cohn è stato uno che ha costruito la sua carriera pezzo a pezzo. Non era figlio di un cospicuo immobiliarista, come invece Trump (Sebastian Stan), il quale ha nel film una maggiore presenza sullo schermo, ma è anche una figura più prevedibile. Morale: nel 2016 non ci sarebbe stato il presidente Trump senza che Cohn gli avesse insegnato ogni risvolto del sogno americano, quello in cui vince chi muore più ricco.
Strong è un immenso attore; Stan è un giovane attore; Maria Bakalova (Ivana Trump) è un corpo; Abbasi è un passabile regista; The Apprentice è l’ennesimo film su un’arrampicata sociale.
 The Apprentice – Alle origini di Trump di Ali Abbasi (Canada, Danimarca, Irlanda, 2024 con Sebastian Stan, Jeremy Strong, Maria Bakalova, 120′

Eric Cantona

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