Perche’ e’ importante studiare la sinistra tedesca anti-immigrati

La rivista di Marco Tarchi Trasgressioni pubblica un interessante saggio sul partito Alleanza Sahra Wagenknecht

Sahra Wagenknecht, leader della sinistr anti immigrati tedesca

E’ importante sostenere l’editoria non conforme e le riviste scientifiche che approfondiscono senza stereotipi i fenomeni del nostro tempo. Per questo segnaliamo questa recensione della rivista Trasgressioni, diretta dal prof. Marco Tarchi, e invitiamo ad abbonarsi alla pubblicazione attraverso questo link. (gerardo adami)

I risultati emersi in Germania in occasione delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo e, in maniera ancor più eclatante, delle assemblee regionali della Turingia e della Sassonia hanno certificato, oltre all’eloquente vittoria della compagine nazional-populista di Alternative für Deutschland (AfD), l’ascesa di un nuovo partito destinato con ogni probabilità a consolidarsi nell’arena politica.

Lo studio di Patrick Moreau, “L’emergere di una sinistra conservatrice in Germania: l’Alleanza Sahra Wagenknecht per la ragione e la giustizia (BSW)”, pubblicato nel numero 72 della rivista Trasgressioni, è dedicato all’approfondimento del suo profilo e alla ricerca delle variabili che gli hanno consentito di affermarsi nei due importanti Lander dell’est, attestandosi rispettivamente al 15,6% e a oltre il 12% dei voti.

Un’inedita forma di socialismo

I tratti biografici di Sahra Wagenknecht riflettono una personalità complessa: di padre iraniano e madre tedesca, in gioventù si dedica agli studi di filosofia ed economia politica, assume ben presto inclinazioni marxiste, non cela simpatie per il modello staliniano e subisce il contraccolpo psicologico di eventi traumatici, come la fine della Repubblica Democratica Tedesca e la caduta del Muro di Berlino.

Sin dagli esordi della militanza si segnala per uno spiccato attivismo, contrassegnato dalla lunga trafila iniziata nelle formazioni socialiste (SED e PDS, compresa la fazione ortodossa della Piattaforma comunista) e proseguita nel partito della sinistra, Die Linke.

Il suo messaggio attuale, talvolta sfuggente e spesso al centro di roventi discussioni e polemiche, è un ibrido di tesi socialiste radicali e forme di conservatorismo socio-culturale che giustificano con motivazioni di carattere prevalentemente economico il rifiuto dell’immigrazione, ammessa solo nella misura in cui viene assorbita dalle capacità di accoglienza delle infrastrutture nazionali.

Sono i paesi industrializzati, infatti, a trarre vantaggio dall’indiscriminata apertura delle frontiere (deprecata anche perché mina la sicurezza dei cittadini), in quanto praticano il dumping salariale e innescano una concorrenza tra lavoratori poveri, autoctoni e stranieri.

L’ostilità riservata alle Istituzioni dell’Unione Europea, vulnerabile alle lobby, antidemocratica nelle logiche decisionali e iniqua nei confronti delle classi medio-basse, si salda con la rivendicazione di un’unione di democrazie sovrane proiettate verso una maggior indipendenza dagli Stati Uniti e dalla NATO.

In caduta libera nel numero dei consensi e degli iscritti a partire dalle consultazioni per il rinnovo del Bundestag nel 2021, Die Linke è stata dilaniata da contrapposizioni interne e fratture sfociate nella scissione, accelerata dallo spartiacque decisivo del conflitto ucraino. Pur avendo condannato gli aggressori, infatti, Wagenknecht chiede da tempo la fine delle sanzioni e degli aiuti europei a Zelensky. reclama il condizionamento del sostegno tedesco all’avvio di negoziati di pace e mostra un orientamento filorusso che, a seguito di ripetute accuse e richieste d’espulsione, l’ha costretta ad abbandonare il partito.

La prima tappa di avvicinamento alla nascita del suo nuovo raggruppamento è stata la creazione di “In piedi!”, un’associazione che – pur non reclutando membri – propugna uno Stato sociale imperniato sulla “ragione economica” e sulla giustizia sociale, sostiene politiche nucleari tradizionali e manifesta una certa ostilità per le istanze promosse dai Verdi.

Se nel corso del tempo sono stati ampiamente ridimensionati la matrice filo-stalinista e gli elogi alla dittatura dell’ex Germania Est, appare al tempo stesso chiaro lo sforzo di promuovere e attuare programmi redistributivi, non senza sottolineare gli enormi danni prodotti a partire dagli anni settanta dalle riforme neo-liberali e dalla regressione sociale in direzione di impieghi meno remunerati.

Non a caso uno dei pilastri del progetto denominato “Manifesto per la pace” – molto popolare tra i sostenitori di Die Linke e dell’AfD – ha indicato come via d’uscita dalla grave recessione la stipula di partnership commerciali multilaterali aperte anche alla Cina e alla Russia, auspicando per quest’ultima l’inclusione in una nuova architettura difensiva e di sicurezza.

All’interno di una costruzione simile non stupiscono le invettive riservate alla sinistra lifestyle che ignora sistematicamente “coloro che stanno in basso”, le critiche al multiculturalismo quale espressione di minoranze che non riconoscono la superiorità delle regole comuni e minacciano la coesione sociale, gli affondi contro l’islamizzazione, l’ideologia woke e le storture della cancel culture, la denuncia dell’erosione della libertà d’opinione.

La BSW nel sistema politico tedesco

L’analisi relativa al comportamento elettorale dei cittadini non trascura la frattura derivante dal carattere incompiuto della riunificazione, spesso considerata un fallimento più all’est (dove l’AfD è primo partito) che all’ovest, in cui si registra un sostanziale equilibrio nonostante la significativa crescita dei consensi della forza guidata da Björn Höcke.

Nel contesto di un sistema “asfittico e senza idee” la BSW ha buone probabilità di radicarsi perché, al pari di La France Insoumise di Jean-Luc Melenchon (eretta a modello organizzativo di riferimento), occupa uno spazio – quello di sinistra/autoritario – sprovvisto del tutto o quasi di rappresentanza in molti paesi europei.

In altri termini il suo bacino di voti, in buona parte intercettati tra coloro che nei sondaggi dichiarano di non votare per nessun partito (ma l’autore scommette allo stesso tempo sulle potenzialità di attrarre le simpatie dei seguaci dell’AfD), corrisponde prevalentemente a quello dei cosiddetti ceti “perdenti” della globalizzazione che, colpiti dalle misure di austerità, si sentono abbandonati dai socialdemocratici per l’assenza di misure protezionistiche, si dichiarano insoddisfatti di una democrazia vulnerabile ed esposta ai rischi dell’instabilità, si collocano a destra sul piano socio-culturale e sostengono politiche migratorie restrittive.

L’elevato tasso di astensionismo (stabile oltre il 20%), la profonda sfiducia verso il mondo politico, la conseguente debolezza della coalizione governativa del semaforo (SPD, partito liberaldemocratico e Verdi), le paure indotte dall’impennata dell’inflazione, dall’aumento del costo della vita e dall’incremento della disoccupazione favoriscono il rafforzamento di nuovi attori.

Abile nel cavalcare in tempi recenti il malcontento diffuso nei nuovi Bundeslander, la BSW ha saputo trarre profitto anche dalla fusione tra la protesta identitaria e quella di piazza rinvigorita dal Movimento Querdenker (“Quelli che pensano diversamente”), fautore della campagna contro la vaccinazione obbligatoria durante la pandemia da Covid-19.

Il breve saggio di Moreau restituisce un quadro generale eterogeneo e molto incerto.

Saranno naturalmente gli eventi futuri a premiare o meno una scelta che prima o poi potrebbe diventare necessaria per la nuova sinistra conservatrice (forza di protesta o di governo?) e a misurare le effettive qualità di una leader atipica, compresa la sua abilità di districarsi nelle dinamiche di un sistema sofferente e non completamente immune dalla tentazione di erigere “cordoni sanitari” finalizzati a impedire che formazioni ritenute scomode possano assumere incarichi esecutivi.

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Andrea Scarano

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