La storia della strage Usa a Gorla: 80 anni di silenzio possono bastare?

Mai nessun presidente della Repubblica (il primo e' stato Mattarella adesso) si era mai recato a Gorla per l'evidente imbarazzo che, a lungo, ha accompagnato il ricordo delle non poche barbarie commesse dai "buoni" della Seconda guerra mondiale

Le corone di fiori vicino il monumento dedicato a Milano alla strage di Gorla

Nessuno è ancora insorto a denunciare l’ennesima operazione propagandistica di una Rai identificata come “Tele Meloni”. E infatti, probabilmente, “Tele Meloni” (ammesso che nella sua accezione peggiore esista davvero nella realtà) c’entra poco o niente nella bella iniziativa che il  19 ottobre – ha avuto su RaiTre (ore 22,45) il suo culmine con la messa in onda del documentario “Finché sono al mondo”, realizzato dall’ex direttore di “Repubblica” Mario Calabresi e da Silvia Nucini. Il documentario racconta – anche attraverso le voci dei pochi sopravvissuti – una tragedia occultata per decenni perché imputabile senza possibilità di dubbi ai “liberatori” anglo-americani: la strage di Gorla del 20 ottobre 1944, 184 bambini delle elementari e una ventina di adulti (insegnanti, bidelli, passanti) massacrati da oltre 342 bombe da 500 libbre (totale: 77 tonnellate di esplosivo) gettate da bombardieri americani che dovevano disfarsi del loro carico dopo una missione andata male. Nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Mattarella si è recato a Gorla (che è un quartiere di Milano) a rendere omaggio all’ossario/sacrario eretto dove una volta sorgeva la scuola elementare “Francesco Crispi”.
Un fatto non banale e scontato visto che mai nessun presidente della Repubblica si era mai recato a Gorla per l’evidente imbarazzo che, a lungo, ha accompagnato il ricordo delle non poche barbarie commesse dai “buoni” della Seconda guerra mondiale. A conferma del vecchio detto che “Il tempo è galantuomo” adesso sembra che la rotta si sia invertita, almeno un po’. Curiosamente l’anniversario di Gorla arriva negli stessi giorni in cui la Camera dei Deputati ha dato il via libera all’istituzione del Museo del Ricordo che avrà sede a Roma e che ricorderà la maggiore tragedia italiana non solo del Novecento, la tragedia delle Foibe e dell’esodo giuliano-dalmata alla fine della Seconda guerra mondiale.
Tutto bene quindi? Forse per i politici e per i distratti sì ma non per chi si occupa di Storia e che ha il compito di ricordare cosa è accaduto non solo a Gorla ma nelle tante Gorla che hanno insanguinato l’Italia e l’Europa in quegli anni. Ma anche le tante Gorla che ancora oggi umiliano la dignità di popoli vicini e lontani ad un tempo. E per ogni strage di Gorla, di ieri e di oggi, compito degli storici è quello non solo di ricostruire con esattezza i fatti ma anche indagare – e se necessario – denunciare i silenzi, le omissioni e l’oblio che troppo spesso impediscono a certi eventi di avere il posto, la dignità e il rilievo che meritano nella memoria collettiva.
La storia di Gorla non si limita a quel drammatico 20 ottobre 1944 ma, in un certo senso, continua fino ad oggi e il bilancio, amaro da fare, deve coinvolgere chi (isitituzioni, politici, amministratori, giornalisti, storici) in questi ultimi otto decenni non ha fatto abbastanza (o nulla) per far uscire un dramma nazionale dall’ambito di un quartiere periferico di Milano. LDa Gorla a Dresda fino ad Hiroshima e Nagasaki, si vuole stimolare proprio questa riflessione sui danni “a posteriori” che fanno sempre le bombe gettate senza troppi scrupoli sulle popolazioni civili “nemiche”…

Direttore Storia in rete – Qui il sito della prestigiosa rivista

Fabio Andriola

Fabio Andriola su Barbadillo.it

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