Perche’ rileggere “La terra desolata ” Thomas Stearns Eliot

Lo spazio senza pace descritto dallo scrittore inglese ha generato piante velenose, carnivore. E per il viandante smarrito non c’è salvezza. “Vi mostrerò la paura in una manciata di polvere…”

La terra desolata di Thomas Eliot

L’opuscolo è smilzo, il titolo “La terra desolata”, autore T.S. Eliot. (Thomas Stearns Eliot) Sono quindici sedici pagine magre e sgualcite eppure è il poema mitico, osannato da generazioni.  L’autore osserva quasi beffardo l’incauto lettore, sembra sfidarlo forte del suo sodalizio con Pound.  Ezra, il miglior fabbro, gli ha tagliato e corretto lo scritto, ha operato vaste escissioni, ne ha curata la stesura. Dopo il 1921 tutti sono eliottani e poundiani, sono la poesia tutta, totalizzante. Ma Eliot vuol giungere di là dalla poesia come Beethoven si sforzò di giungere di là dalla musica, così esprimeva il suo intendimento. Eliot vanta anche un Nobel nel 1948.  È un po’ altezzoso, forse per l’imbarazzo di aver lavorato in banca. Non dovrebbe vergognarsi, chi riesce a mantenersi facendo solo poesia?

Eliot proviene dal Missouri, c0sì come Manzoni si è tuffato nell’Arno lui si è buttato nel Tamigi e ha anche odorato  i fiori di Baudelaire, questo sebbene continui a rivendicare la “sorgente emotiva” americana. Gli piace il peccato perché dove c’è il peccato c’è il cristiano.  Dopo la laurea in filosofia, conseguita ad  Harvard, nel 1914 si trasferisce a Londra dove frequenta l’università di Oxford. Scoppia la prima guerra mondiale e lui si ferma in Gran Bretagna.

Nel 1915 scappa con una giovane aristocratica, Vivienne, una fuga simile a quelle che da noi nel meridione si chiamavano “fuitine”. Al ritorno la giovane è incinta e si sposano. Si insinua che il matrimonio servisse a Eliot per diventare cittadino britannico essendo lei inglese, lo stesso espediente usato dagli ispanici negli Stati Uniti.  La loro unione non sarà felice, anzi un tormentato tragitto tortuoso. Così deprimente da fornire, si suppone, l’ispirazione per “The Waste Land”, la terra desolata. Rovine, ossa spolpate, erba secca e “Ardere ardere/ o Signore Tu mi cogli/ o Signore Tu cogli/ bruciando.” Sembra la profezia di un’apocalisse. Finirà così l’Occidente?

Eliot ha problemi di natura mentale e andrà a curarsi in Svizzera. Dichiara: “i miei riferimenti letterari?  Poeti di fine ottocento morti tutti suicidi o alcolizzati.” I poeti sono alieni da referti neurologici. Ricevono un battesimo in una vasca colma   di magica follia che li rende una casta di intoccabili, li immunizza dai retaggi della normalità.  In un poemetto Eliot ci presenta gli “uomini vuoti” (hollow men), gli uomini con la paglia nella testa, gli impagliati citati da Marlon Brando in Apocalypse Now.

Nella vita di Eliot c’è il peso dello stato psichiatrico della moglie che morirà in un manicomio dove era stata ricoverata. Virginia Woolf di lei: “sana di mente fino alla pazzia”. A ricordare la storia del loro amore il film “Tom & Viv. Nel bene, nel male, per sempre” del 1994 con una nomination all’Oscar per l’attrice (Miranda Richardson). Titolo non tanto veritiero perché Thomas abbandona la sua Vivienne agli infermieri, al fratello e vedovo si risposerà.

Tutto questo costituirà un macigno di colpa nel suo percorso religioso che comporta una conversione all’anglicanismo cristiano con la sua caduta in ginocchio dinanzi alla Pietà di Michelangelo. (Giugno del 1927) E un susseguente: “confesso una preferenza per il fascismo” che rientrava nel suo solenne amplesso con le tradizioni. Dante è il suo poeta preferito.

Eliot con i versi incantati e stregati delle sue scarse pagine ha ubriacato schiere di critici che hanno inondato antologie e saggi nei tempi. Il poema è stato pubblicato nel 1922, sono trascorsi più di 100 anni: ha subito le angherie, le offese del tempo? L’uomo che scrive è fragile, ha ferite nell’anima, e noi siamo fragili con l’anima a brandelli. L’uomo che scrive soffre di instabilità psichica,  noi affogati nel nichilismo, nel vacuo narcisismo.  La Terra Desolata ci avvince. L’incubo, se aggiornato, non presenterebbe più rovine: le case sono integre ma rese  vuote dai virus killer.

Nietzsche con la sua morte di Dio ha fatto tabula rasa mettendo nei pasticci i suoi successori. Pound, Eliot e Montale sono spiazzati. Nel contempo risentono la crisi dell’avanguardia e le conseguenze del primo terribile conflitto mondiale. Il loro cammino inizierà da una situazione di decadenza, una rappresentazione negativa della realtà: l’usura per Pound, l’aridità per Eliot, la crepa e lesione dell’universo per Montale. (Questa l’analisi inguinale, persino accorata di Roberto Sanesi.) E i tre poeti lo faranno con insistenza e in maniera anche feroce.  Forse, aggirandosi tra le rovine un tentativo  contro la liturgia del caos. Anche questa una creazione ma creazione negativa.

“Aprile è crudele… mescola memoria e desiderio,” inizia il canto. E c’è la lotta della primavera contro l’inverno, del nuovo contro il vecchio, della rinascita contro la morte.  La terra ibernata dal gelo è la civiltà esaurita di Spengler? Eliot è un architetto strambo, pretende di costruire il suo edificio usando i frammenti del vecchio: Dante, Re Artù, Shakespeare, il Santo Graal…

La Terra Desolata è un flusso magmatico di personaggi che Eliot evoca e avoca per uscire dalla città infernale, diabolica. Una serie di immagini, di flashback, di fotogrammi staccati e diversi atti a sviluppare emozioni. Piccoli enigmi. C’è Tiresia che è uomo e donna insieme. I prodromi del malsano Gender?

La sua ansia per la nuova costruzione vagheggia un uomo forse il superuomo di Friedrich? Il mito del superuomo infastidisce, destabilizza. Desta echi che si propagano negli anni e viene comprato volentieri. Ma il Re Pescatore di Eliot è ferito, ha perduto la virilità e non può fertilizzare la terra. È un re nudo: il dio impiccato dal sacrificio vano, la terra resterà arida, desertica. Ci sarà l’ordine naturale agognato ma demasculinized, un avvenire asessuato, con una proliferazione di efebi?  Sotto a questo manto mitologico c’è lo scontro tra l’immaginazione e la scienza. Si parteggia per la prima ma poi si è schiavi degli agi donati dalla tecnica pur sapendo che questa è cannibale. È un novello conte Ugolino che divora i suoi figli.

Ci sono la lancia e la coppa dai tarocchi nei tavoli delle osterie quali premesse delle analisi di Freud e Jung. Eliot era un don Chisciotte che combatteva il modernismo e per assurdo faceva del modernismo.  Ha raccolto anche accuse: “è come un coltello, solo che non ci si può tagliare niente.” Questa la delusione di alcuni.

Eliot tenta di conciliare la religione con la scienza: in astratto sono due spettri, afferma. L’Osservatore Romano si affanna a  cercare in lui un raggio di luce.  Trova i bambini che dondolano sul melo. Ecco, è l’albero dell’Eden, il giardino dell’Amore!

Eliot oggi che farebbe? Il suo rifugio il metaverso, lo spazio virtuale tridimensionale ideato in Snow Crash? Il suo oracolo e profeta un Avatar? Il suo poema un gioco interattivo? Chissà. Essendo l’opera composta da frammenti, le perle sparse di una collana,  si ipotizza ottima  per i certami con l’IA,  l’intelligenza artificiale.

Ai più distratti il ricordo del suo Assassinio nella Cattedrale, un dramma rappresentato a Roma nel 1940. Ed è originale che lui fosse un appassionato critico dei romanzi gialli arrivando a scrivere un saggio sulle storie poliziesche.

La visione escatologica e agraria di Eliot ha avuto conferme soltanto nella tragicità, la sua terra desolata ha germogliato pandemie, guerre, altre catastrofi. Il cemento del progresso insaziabile ha sovrastato, infoibato la sua costruzione. E data la mia matura età posso concimare quella terra, riva del vuoto, con le mie delusioni, i miei sogni perduti. Perché no, con il regime dissolto della mia infanzia con i suoi riti, i suoi costumi. E’ stato come strapparmi precocemente la balia.

Per la componente grottesca delle sue opere qualcuno ha nominato suoi eredi Fellini e Beckett. Il regista romagnolo con i suoi funamboli, pagliacci, giocolieri che truffano la realtà. Il drammaturgo irlandese con  Godot che non arriva, giunge invece l’alienazione.  E gli spettatori spazientiti vogliono il prezzo del biglietto indietro.

Nella vita è così: attendi, attendi… sino a che il tempo finisce, il salotto buono non riceve visite.  I tuoi inviti non vengono accolti, resti sorpreso e solo, maledettamente solo, malgrado le campane. Suffragato in questo dal Cuore di Tenebra di Conrad: “viviamo come sogniamo, soli.” Ah la vita non prevede rimborsi.

Nel 1965 un enfisema polmonare si porta via Eliot con la sua Terra Desolata addolcita dai miti del passato. Con il suo viatico: “Shantih shantih…”

Gianfranco Andorno

Gianfranco Andorno su Barbadillo.it

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