Sicilia. Pizzini su Facebook: l’ultima trovata propagandistica dell’appannato Crocetta

crocettaÉ un Rosario Crocetta sull’orlo di una crisi di nervi quello che ha deciso di riallacciare i rapporti con i propri elettori attraverso “pizzini” su Facebook. Una scelta mediatica che ricalca una delle mosse più fortunate della campagna elettore che lo ha visto vincitore poco meno di un anno fa. Un mezzo snello servito per fare arrivare ad un pubblico più vasto possibile i contenuti dei propri comizi, soprattutto se dal tenore autobiografico. Oggi però il clima in Regione è mutato. E molti dei nodi dell’attuale maggioranza di centrosinistra-che-guarda-al-centro sono venuti al pettine. Uno su tutti è quello relativo al primo rimpasto in giunta. Una manovra risultata meno agevole del previsto. A cui fa da condimento l’aut-aut precongressuale lanciato dal Pd nazionale. Crocetta infatti è chiamato a risolvere entro breve tempo una scelta amletica: rimettere nelle mani di Epifani le sorti del Megafono, il movimento da lui stesso fondato, oppure puntare ad una scisma coi democratici dagli esiti incerti.

Scrivere pizzini dunque per uscire dall’angolo degli ultimi mesi. Uno strumento per divincolarsi dalle logiche del potere e per tornare a spaziare con la “fantasia”. Un modo per ricalcare lo sforzo epistolare di Maria, la protagonista della Storia di una Capinera del sicilianissimo Giovanni Verga. Qui però la clausura c’entra ben poco.  “Ho solo un solo padrone, il popolo siciliano” si legge l’incipit del messaggio affidato da Crocetta a Facebook. Un attacco che a suo modo serve a tenere a bada i partiti della sua maggioranza non maggioritaria all’Ars, il parlamento autonomo siciliano. E le polemiche, infatti, non sono tardate ad arrivare.

Ma il continuo di quella che si annuncia soltanto come la prima di una lunga serie di comunicazioni web, in un atto di auto-storicizzazione previa, ha ben altra narrazione ed è tutto legato alla militanza giovanile di Crocetta nel vecchio Pci:“Io antisistema: avevo 18 anni – ricorda il Governatore – e vendevo l’Unità davanti ai cancelli della fabbrica il venerdì e la domenica sul corso principale, poi ero segretario della Fgci dei giovani comunisti. Avevo 22 ed ero segretario di fabbrica della sezione del Pci e facevo parte della segreteria del Pci. Allora Occhetto mi proponeva di fare il deputato nazionale, io non ero d’accordo perché mi consideravo troppo giovane e temevo di essere schiacciato dal sistema. Negli anni ho sempre lavorato e non mi sono mai candidato a nulla, solo a sindaco in età matura. Mi ero sempre occupato di politica e non avevo mai preteso nessuna poltrona”.

Una storia che continua a sinistra di Botteghe Oscure anche dopo la caduta del Muro: “Nell’89 – continua Crocetta nel pizzino- mi sono opposto allo scioglimento del PCI, allora in tanti mi condannavano perché comunista, perché cattolico, non sono mai piaciuto a nessuna del due aeree che poi hanno formato il Pd. A quella cattolica perché non mi ha mai perdonato la mia diversità, a quella comunista perché essendo io di cultura leninista, non mi ha mai riconosciuto come sua espressione. Un bell’affare per un uomo come me, eretico per i cattolici ed eretico per i comunisti. Non sono stato mai tra coloro che per dire quale era la propria linea, aspettavano che uscisse l’Unita’, malgrado mi piacesse molto come giornale – ci ho pure scritto – ma ho sempre ragionato liberamente con la mia testa, aperto al confronto con gli altri”.

Se sono diventato sindaco per 6 anni, eurodeputato e oggi presidente, qualche dialogo – spiega ancora- devo averlo aperto. L’unica cosa che non mi è mai piaciuta sono i soprusi, sono come un gatto, rizzo il pelo e reagisco. Il popolo siciliano mi ha eletto per rompere con il vecchio sistema e fare la rivoluzione, e io l’ho cominciata, con uno zainetto, un paio di scarpe da tennis e un megafono sotto il braccio”.

“Qualcuno pensa che essendo diventato presidente – prosegue Crocetta– dovrei abbandonare questo stile, cambiare la mia storia personale e cominciare mediazioni non mediabili, pensando che alla fine pur di tenere un posto di potere sono disposto a ogni mediazione. Io sono stato eletto per fare la rivoluzione, rappresento non solo la mia coalizione ma i siciliani, che si aspettano fatti concreti. Abbiamo avviato una rottura e lo racconterò con i nostri pizzini. Adesso io dovrei consegnarmi. Non chiedono un armistizio, ma una resa. Una resa – sottolinea il Presidente- nella quale non c’e’ un dibattito democratico, un programma, si parla solo di imposizioni nei confronti del presidente. Ma un presidente che si fa imporre le cose che presidente è? Io non lo stimerei, e siccome non mi stimerei neppure io, mi dissocio personalmente da questo presidente. Il presidente rimane sempre Rosario Crocetta, eletto dai siciliani, con le sue scarpe da tennis, col suo zainetto e con il megafono sotto al braccio. Dirigente del Pd ma non servo di qualcuno. Sono disponibile ad avere – conclude il titolare di Palazzo d’Orlean- solo un padrone, il popolo sovrano, che giudicherà se ho fatto bene o male. Se avrò fatto bene mi premierà, se avrò fatto male mi punirà. Questa è la democrazia e questo è Rosario Crocetta”. 

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Fernando Massimo Adonia

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