Biennale di Venezia. Buttafuoco: “La nostra rinata rivista? Un feticcio di carta da custodire”

Presentato il primo numero della risorta pubblicazione alla presenza del ministro della Cultura Giuli. Il primo numero avrà come focus l’acqua

Sì la gloria dell’ombra/ della tua Bellezza ha camminato/ sull’ombra delle acque/ in questa tua Venezia”. Nella biblioteca dell’Archivio della Biennale di Venezia i versi di Ezra Pound sembravano un’eco lunga 53 anni, quanti quelli trascorsi dalla pubblicazione dell’ultimo numero della rivista storica. La rivista ritorna grazie al Presidente Pietrangelo Buttafuoco e alla sua innata proiezione verso il futuro come confermano le parole di Debora Rossi, vicedirettore generale della Biennale e responsabile dell’archivio storico e direttore editoriale della rivista “Sin dal suo arrivo il presidente Pietrangelo Buttafuoco ci ha invitato a ragionare sull’opportunità e sulla necessità di riattivare la rivista”.

La storia della pubblicazione

La rivista nasce nel 1950, sull’onda del successo dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di due anni prima. L’idea, dell’allora presidente Giovanni Ponti, è di farne un organo ufficiale di promozione, all’insegna della ricercatezza della parte grafica e fotografica, prima in bianco e nero e poi a colori. La rivista vive due fasi caratterizzate dalla personalità dei presidenti dell’Ente e dei direttori della stessa, fino a quando nel 1958 Umbro Apollonio, forte dei suoi studi sull’arte cinetica, detta una linea meno patinata ma aperta alle nuove generazioni artistiche. Un’esperienza straordinaria nelle parole di Debora Rossi che ricorda i contributi di giovani Umberto Eco e Bernardo Bertolucci. Dal 1971 la direzione passa allo storico Vladimiro Dorigo che sostituisce le pubblicazioni trimestrali con Annuari.

Diluvi prossimi venturi

Fino a oggi con una redazione formata dai funzionari dell’Ufficio Attività Editoriali, dagli Uffici stampa e da una squadra di figure professionali proveniente dai diversi Settori della Biennale. e con la veste grafica dello studio Tom tom di Davide Di Gennaro e Luca Pitoni. Esce così il 24 ottobre il primo numero della rivista, cartacea e trimestrale, intitolata Diluvi prossimi venturi / The Coming Floods. Il futuro già nel titolo (e nella scelta dell’edizione multilingue) e il tema quanto mai urgente per disegnare o ridisegnare il futuro: l’acqua. L’impianto monografico diventa spazio per la ricerca “termine che ricorre– afferma Rossi- nella stessa legge istitutiva della Biennale” e del dialogo tra arti visive, architettura, danza (dal 1998), musica, teatro e cinema, moda “La moda– sottolinea Rossi- è progettazione artistica ed è ricerca. Tutto il patrimonio di sperimentazione e di studio della Biennale trova un ulteriore veste creativa”.

La prima veste è la carta, una scelta coraggiosa e paradossalmente innovativa “scelta in virtù di una ragione precisa: custodire l’opera d’arte, il manufatto e avere qualcosa che resta, che è solida” dice Pietrangelo Buttafuoco, facendo parlare il vecchio libraio che gli rugge dentro e il presidente di un’istituzione che ha “il compito politico di essere responsabile della bellezza”.

La diffusione

Arriverà per posta, per chi la volesse acquistare online, o sarà in vendita direttamente nei luoghi della città e nelle librerie, facendo accadere di nuovo il miracolo di sentire la carta tra le mani e le narici. “Quando qualcuno prende in mano una rivista, la prima cosa che si deve fare è coglierne la bellezza estetica, tattile, annusarla e ricordarsi che c’è dell’acqua dietro questa rivista, il corpo umano e tutto ciò che è creatività nasce in un liquido amniotico e questo è il liquido amniotico di una grande storia che ricomincia dopo tanto tempo”. Così il ministro Alessandro Giuli a chiusura della presentazione, dopo aver commentato la lectio magistralis dell’architetto dell’Università di Toronto Aziza Chaouni studiosa di tecnologie sostenibili per climi aridi, che sul numero 1 della rivista è presente con un contributo dal titolo Designing for an Arid Future. La rivista, che ha in copertina un’immagine fotografica di Yuri Ancarani realizzata durante le riprese del film Atlantide, e che sarà diretta da Luigi Mascheroni, si compone delle riflessioni, esperienze e contributi  dei direttori artistici, degli artisti della Biennale  e delle personalità italiane e internazionali del mondo della cultura e della società civile. Nel numero appena pubblicato spiccano tra gli altri i nomi dell’artista visiva saudita Manal AlDowayan, del cardinale portoghese José Tolentino de Mendonça, del designer cinese Kongjian Yu, dei critici Stenio Solinas che intervista Orhan Pamuk e Davide Brullo che discute con lo scrittore John Kinsella, di Mariagrazia Pontorno esperta di progettazione multimediale  in dialogo con Giovanni Lindo Ferretti e ancora il giornalista Francesco Palmieri, Giulia Foscari l’architetto del progetto Antartic Resolution, la coreografa statunitense Carolyn Carlson e l’attore turco Engin Akyurek, il, professore dei ghiacci Carlo Barbante, Gilda Palusci che fa scoprire la lingua sabir (lingua franca del Mediterraneo fino al XIX secolo), il “Nobel dell’acqua” Andrea Rinaldo,  un intervento del presidente Luciano Violante sull’antico verbo adacquare, il leone d’Oro Peter Weir.

Il valore del lavoro culturale per Buttafuoco

Una rivista ambiziosa e preziosa che nelle parole di Pietrangelo Buttafuoco diventa parte di senso di ogni politica culturale ossia il valore economico della macchina culturale. Con la serietà del suo sorriso Buttafuoco invita a “non strappare alla tasca delle Muse quel che doverosamente può diventare anzi è un preciso dovere civico: sostenere il lavoro culturale e artistico, del tempo impiegato nella riflessione e nello studio, nella capacità di dare progetto e futuro”. Cosa sarà questa rivista sta in una suggestione suggerita dalle parole con cui Buttafuoco chiude il suo intervento presentando Aziza Chaouni “Aziza ha una radice particolare aziz che identifica il bello, lo splendente. L’edificio della mia terra è la Zisa, che i miei antenati vollero edificare perché ognuno arrivando si sentisse partecipe di quella magnificenza” Prima Buttafuoco aveva augurato alla rivista un futuro di feticcio. Che ben venga allora l’auspicio di Pietrangelo Buttafuoco: qui si sente già il fruscio della carta.

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Daniela Sessa

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