Lo psicodramma di Fiorito e compagni, mezze tacche senza alcuna visione del mondo

Lo stereotipo è questo: i fascisti sono lombrosianamente ladri. O meglio volgari e senza morale. Lo afferma sul Secolo XIX Antonio Gibelli, di professione storico all’Università di Genova. Tesi: i fascisti del tempo che fu erano fissati con l’arroganza barbarica di Roma antica, erano maschilisti, arroganti, gradassi e, non ultimo, virilmente corpulenti. A tanti anni di distanza, sdoganati da Berlusconi, questi non sarebbero cambiati. Tornati tali e quali. Lo proverebbe, addio sbracato garantismo, la simpatica obesità di Fiorito, non a caso detto il Federale, e i festini tardo imperiali della giunta Polverini. Follia? No. Facciamo attenzione, perché questa non è una tesi esclusivamente sinistra. Su Il Foglio, infatti, Alessandro Giuli la replica specularmente, in salsa tradizionalista, vedendo nelle maschere porcelle del libidinoso magna magna postfascista una decadenza ctonia, tellurica del prisco conservatore. Amen.
La verità è molto più semplice. Chi pensa che le idee, le identità, le appartenenze, i voti, non servano a creare potere, gerarchie e differenze, persino insopportabili in tempi di crisi o è un bugiardo oppure è un ipocrita. Nella realtà lo squallore dei festini della destra romana ha un che di fascinoso. Di umano. C’è una laida nefandezza dionisiaca, un bieco sì alla vita, che il nuovo italiano tecnocratico, in via di costruzione controllata, perderà nel suo povero, sobrio, vestito puritano. Poveri, sottomessi, colonizzati, ma onesti.
La verità è che Fiorito e compagni non andrebbero radiati dal consesso pubblico per la loro gestione da vergogna dei soldi regionali, ma perché vera caricatura di una comunità politica che evocava, attraverso i richiami al fascismo, ben altre ed elevate visioni del mondo: alla fine si sono dimostrati  puttanieri, scialacquatori dalle mani bucate di risorse di tutti, privi di morale, maschilisti, arroganti in toga e beceroni, ma soprattutto uomini senza battaglia, senza volontà politica, senza palle, da vent’anni al servizio di chi vorrebbe far credere pulita, e facciamocela una bella risata, la liberaldemocrazia.
La verità? Ogni Tangentopoli serve solo a cambiare le diverse gerarchie, le atroci differenze, fra potenti e sottomessi. Ed ogni volta, nella storia italiana, tutto decade. Tonfa un Fiorito a costo della politica intera, fino a quando non saremo costretti a scegliere fra Goldman Sachs e Casaleggio. Quel giorno, con buona pace di Gibelli e Giuli, governerà davvero un matriarcato bancario. Fioccheranno oneste madri di famiglia candidate premier: tanto, a loro, il bancomat obbligatorio sopra i 50 euro servirà solo per fare la spesa.

Giacomo Petrella

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