L’intervento. Il Beato Rivi ammazzato dai partigiani e l’importanza del revisionismo

7 riviLa storia di Rolando Rivi e’ una delle tante storie di violenza, di sangue, di morte che per troppo tempo si sono cercate di offuscare per non scalfire il mito della resistenza e quegli “eroi” chiamati partigiani ma che si sono ripetute in quantità ancora oggi difficili da quantificare in quello che viene definito dagli storiografi piu’ attenti “Il triangolo della morte”.

Chi era Rivi? Un ragazzino ucciso esclusivamente perché non si vergognava di professare la propria fede, ucciso perché rifiutava di togliersi gli abiti da seminarista, ucciso per la propria fede, ucciso dall’odio che a distanzia di settant’anni qualcuno prova ancora a celare ,a sminuire o peggio a contestualizzare.

Modena,provincia rossa, città rossa, tanto che solo un paio di anni fa nei cartelli d’ingresso alla città invece di aggiungere un cartello con le città gemellate o l’inflazionatissimo “comune denuclearizzato”, su proposta di un consigliere comunale di maggioranza ha apposto alla scritta “MODENA “ all’entrata nella città la scritta di ciò che non si può né discutere né approfondire “città medaglia d’oro per la Resistenza”. Quasi a voler mettere una pietra tombale sulla verità e sui quei fatti che anche dopo la guerra sono perpetuati e solo grazie al coraggio e all’onestà intellettuale di scrittori come Gianpaolo Pansa (e prima di Giorgio Pisanò) sta emergendo da una voce che non si poteva silenziare con la locuzione della “propaganda fascista”. Pansa, del resto, non viene da destra, ma dal Gruppo L’Espresso.

Sabato 5 ottobre non è bastata Piazza Grande, perché settemila persone sedute in piazza Grande non ci stanno, la beatificazione di Rolando Rivi si è dovuta svolgere al Palazzetto dello sport e non per motivi atmosferici ma per motivi di spazio.

Rolando Rivi sarà il patrono dei “chierichetti “ o come vuole la liturgia dei “ministranti” perché Rolando non era un sacerdote , era un adolescente che aveva Fede e la Fede quella vera non e’ soggetta a compromessi e sopratutto non si può chiedere di nasconderla.

Per questo Rolando ha perso la sua giovane vita al grido di “da domani un prete in meno”, grido che nella città emiliana non si e’ spento col finire della guerra.

Un’altra Modena ha risposto sabato scorso con la presenza ,con la preghiera ,col giusto e doveroso tributo ad un ragazzino che non aveva paura di essere stesso, e di credere, non in ciò che conveniva credere in quelle terre, ma in quello che riteneva giusto. Mai come in questo caso la parola verità si salda con la necessità di continuare a sostenere un prezioso revisionismo storico, per rendere onore a Rivi e ai tanti italiani morti, durante la guerra civile e negli anni successivi, per la barbarie dei partigiani comunisti.

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Michele Barcaiuolo

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