Libri. “La crisi della Grecia raccontata dai cittadini” spaccato di una nazione in ginocchio

GreciaUn’impresa nata per caso, nel corso di una chiacchierata fra due amici toscani, Pannocchia e Turi, di cui uno già relatore dell’altro nella Tesi di Laurea Specialistica all’Università di Firenze.

Si parla di Grecia, e spunta fuori una coppia amica di uno dei due Andrea (Turi), formata da un’italiana e un greco che vivono a Firenze. Ci tornano spesso, ad Atene e dintorni, anzi a Khalivia, dove vivono i genitori di lui, e sanno che la situazione è grave ma non come la si racconta spesso nei media occidentali.

Da questa consapevolezza nasce una spedizione singolare, condotta con umiltà dagli autori, alla ricerca – anche in mezzo a momenti lieti, turistici e ironici – di una nuova forma di narrazione possibile: le voci, i pensieri, gli sfoghi, le considerazioni colti in presa diretta dai cittadini di quella che fu la culla, nell’antichità, della democrazia, del teatro, della filosofia e di tante cose che fanno parte della cultura occidentale ed oggi è costretta a interrogarsi sul senso di rimanere in Europa e, soprattutto, nell’Euro.

I ventuno giorni di reportage, nel libro divisi fra i blog giornalieri prodotti sul posto e un’originale seconda parte, con il dizionario della crisi nel quale compaiono concetti particolari come “Heil”, “Nemesi”, “Ouzo”, danno voce a tutti.

A chi assiste i bambini abbandonati dalle famiglie nei Villaggi SOS Bambini e a chi si sforza di garantire cure mediche a chi ha perso il lavoro e con esso la gratuità della prestazione sanitaria, in un Paese in cui la disoccupazione è alle soglie del 30%; a chi fino a pochi anni fa era un lavoratore dipendente o un pensionato felice con le sue 14 mensilità e oggi fa i conti per arrivare alla fine del mese e di mensilità ne ha solo 12; a chi è costretto a vendere o ad affittare il proprio fondo, anche perché non ce la fa più a pagare i debiti contratti a suo tempo con le banche per procurarselo; alle ragazze che fanno fatica ad essere corteggiate perché i loro spasimanti non possono permettersi di portarle fuori a cena o a bere; a un clima di sospetto dilagante nei confronti degli stranieri, che spiega anche il diffuso sostegno ad Alba Dorata, di cui sono stati sentiti alcuni militanti; e a tanti altri tipi umani, dai liberi professionisti agli agricoltori, dal partigiano comunista Glezos a un monaco ortodosso, passando per un fiero militare, i lavoratori della Ert in rivolta per la chiusura della tv di Stato e per alcuni piccoli imprenditori che con coraggio hanno aperto la loro attività proprio in piena crisi.

A tutti costoro, Pannocchia e Turi, supportati per la traduzione da Chatzipetros e per il servizio fotografico da Deborah Segantini, hanno chiesto opinioni sulle responsabilità della crisi e sulle soluzioni per uscirne. Viene fuori una divaricazione abbastanza netta di opinioni. Alcuni pensano che le cause risiedano negli eccessi di statalismo, clientelismo e assistenzialismo del passato, con annesse truffe all’Unione Europea o altre più domestiche (esilarante, nella sua amarezza, il racconto di un aneddoto su una pensione di invalidità fatta avere a una signora cieca che ci vedeva benissimo ma che doveva essere “premiata” per il suo sostegno al Pasok).

Altri invece ritengono che il tutto sia frutto di una manovra orchestrata dall’esterno, in particolare dai banchieri europei e dal FMI in combutta con la Signora Merkel, per impossessarsi delle risorse naturali della Grecia o per trasformarla in un mero luogo di vacanze per i popoli del Nord Europa o, ancora, per fare un esperimento, di cui gli ellenici sarebbero le cavie (concetto utilizzato da quasi tutti) per un modello di governo “neoliberista” basato sulla cancellazione del welfare e della presenza pubblica e sull’obbligo di intraprendere profonde “riforme strutturali” per ottenere ancora prestiti per tirare avanti.

E non manca nemmeno chi imputa la crisi alla perdita dei valori profondi della Grecia.

Insomma, Ellada 2013 è un testo vivace e approfondito, con un ampio corredo fotografico che documenta la rabbia e la disperazione, e al contempo la voglia di non arrendersi, di un popolo fiaccato ma ancora profondamente innamorato delle proprie tradizioni e del proprio modo di vivere; un libro che, senza pretese palingenetiche, getta uno sguardo non convenzionale e privo di sovrastrutture ideologiche verso una crisi che potrebbe, mutatis mutandis, coinvolgere anche l’Italia, o comunque il Sud Europa.

Redazione

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