Libri. “Il dolore pazzo dell’amore” di Buttafuoco e la letteratura tra memoria e mito

il dolore pazzo dell'amoreQual è il futuro della letteratura? Agitato da una produzione letteraria enorme, il lettore non perviene alla comprensione del destino della letteratura. Ci sono libri che indicano una direzione per uscire dal labirinto della letteratura di plastica contemporanea. Come Il dolore pazzo dell’amore di Pietrangelo Buttafuoco (Bompiani) un’opera che racconta un mondo fantasticato ad occhi aperti, un  mondo mai finito.

E la narrazione fatata di questo romanzo trasforma il narratore in un ricercatore di leggende, di simboli e valori. Così, nelle sue pagine di sogni e ricordi, lo scrittore siciliano insegue la pazienza dei santi, la dignità dei re, la dolcezza delle regine, e l’eternità della campagna (“Alla campagna bisogna credere sempre. La campagna è il luogo dove si torna sempre. La campagna come il piatto dove affogo il cuore…”)

Attraverso storie siciliane, il romanzo narra l’invisibile; per cercare nuovi spazi in cui far rinascere il racconto letterario. Ormai una contemporaneità fluida ci ha raccontato tutto. Lo sanno benissimo i Siti e i Saviano, i signori del presente storico. Ma le necessità della letteratura, più che mai, sono legate al non-visto e al non-presente, per auspicare nuovi destini o nuove realtà da dire.

Tutto è stato scritto. Tutto è stato corrotto. Ma Buttafuoco, con il suo cunto, narra il tempo giusto e antico dei padri, quel tempo non corrotto e mai finito dei padri, “Tutto ciò che è scomparso mi dilaga dentro. L’antico non sbaglia. Mai sul modo di accostarsi agli anziani. L’antico educa i figli nel momento in cui li alleva.”

La forza del passato. La voce viva della tradizione. La voce del popolo. E la voce dei barbieri, “E bisogna credere ai barbieri, sempre, quando raccontano. Sempre.” Vi è così una ripetizione battente e poetica del  “bisogna credere” e questo  felice imperativo riporta la memoria alle mamme che ripetevano di credere a Gesù, alla santa domenica e al lavoro onesto di papà.

Il presente è svuotato. Troppi romanzi combinano vicende terminanti in un grande vuoto di valori.  Invece, Buttafuoco ha un merito artistico: egli guarda altrove, cioè verso le parole da dedicare all’amore, ma quello non narrato da tempo; e, con giusta prova, all’amore per i soldati. I soldati morti con il cuore dei bambini. Quelli a cui dedicare l’alzabandiera. Quelli a cui rispondere: Presente!, perché così i soldati ritornanno e perché “La morte non riesce a strappare i soldati dal loro dovere.”

In più, ne Il dolore pazzo dell’amore, i percorsi tematici sono veicolati da una coscienza dell’oralità. E attraverso la freschezza del racconto orale è possibile il recupero delle eredità lontane e della spiritualità del popolo. In questo senso i cantastorie e le esperienze della tradizione barocca di Bruno e Basile sono il punto di riferimento dell’estetica letteraria di questo romanzo.

Purtroppo, vi è in giro una letteratura lafiglia infelice’ di Nuovi Argomenti – che non sa confrontarsi con l’idea del mito e con il fuoco della tradizione.

Ma, per fortuna, restano i libri in cui continuano a formarsi le immagini e i pensieri di una realtà che non sarà mai nichilista; libri come Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso o come I fuochi del Basento di Raffaele Nigro; e in questi famosi testi il passato si trasforma in un vivo presente, grazie alla forza della narrazione.

E la stessa felice trasformazione avviene ne Il dolore pazzo dell’amore in cui le storie perdute rinascono e divengono “un abbeveratoio dove possiamo scendere coi nostri cuori che aleggiano intorno.

*Il dolore pazzo dell’amore di Pietrangelo Buttafuoco (Bompiani, p.187, 15 euro)

Renato de Robertis

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