Teatro. Rino Gaetano senza dietrologie nella pièce “Avrei voluto un amico come lui”

rino-gaetano-3Un altro volto di Rino Gaetano è stato messo in scena al Teatro delle Muse, a Roma, dalla Compagnia del Teatro artistico d’inchiesta, con la pièce Avrei voluto un amico come lui. Da sempre la morte del giovane cantautore di origini calabresi ha avvolto la sua figura, e la morte stessa, di un alone misterioso. Tale mistero si è ancora più infittito quando, molti anni dopo il suo decesso, è altrettanto misteriosamente comparsa una canzone inedita intitolata La ballata di Renzo che descrive in maniera sorprendente la stessa dinamica dell’incidente in cui Rino Gaetano ha perso la vita e, cosa ancora più inquietante, viene descritto come il Renzo protagonista del brano, sia respinto da una serie di ospedali a seguito dell’incedente. Gli stessi ospedali che, per un motivo o per l’altro, non hanno accolto Rino Gaetano per dopo essere uscito di strada con la sua macchina su via Nomentana a Roma.

Ad avanzare dei dubbi, senza offrire alcuna verità assoluta, nel pieno rispetto di chi non vuole credere a tesi complottiste e dietrologhe, ma soprattutto nel rispetto della famiglia del cantautore, è David Gramiccioli, giornalista e speaker di un’emittente radiofonica romana, che in maniera coinvolgente guida gli spettatori in un’analisi storica, partendo dall’immediato secondo dopoguerra, per arrivare, appunto, agli anni ’80; passando per la tragedia del Vajont e il delitto Montesi, casi di cronaca nera che hanno segnato il nostro paese e che Rino Gaetano ha trattato in alcuni suoi brani, denunciando precise responsabilità di uomini politici e importanti dirigenti.

Canzoni spensierate più o meno note, che conosciamo tutti per la loro orecchiabilità, ma che, lette attentamente, possono contenere messaggi importanti. Ed ecco allora che, durante lo spettacolo, scorrono le immagini o documenti audio di repertorio di chi ha provato a ridicolizzare in televisione o alla radio un cantante che voleva solo fare la rima tra “ufo” e “tartufo”, citando un giovane Gianni Boncompagni, o che «fa canzoncine ironiche, scherzose, scanzonate» per dirla alla Maurizio Costanzo che nella trasmissione Acquario ospitò Rino Gaetano di fronte a Susanna Agnelli, citata nel pezzo Nuntereggaepiù.

Ma l’opera di screditamento nei confronti di Rino Gaetano è andata in onda anche trent’anni dopo, precisamente su Rai Uno: secondo quanto denunciato durante la pièce, la fiction che ha visto come protagonista Claudio Santamaria, ci ha fornito l’immagine di un cantante che poco prima di incontrare la morte era rimasto solo, abbandonato dalla fidanzata, in piena crisi artistica. Eppure, come ha denunciato la sorella di Rino Gaetano, il cantautore si sarebbe dovuto sposare solo qualche giorno dopo la sua morte.

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Perché quest’opera di mistificazione? Forse la risposta, anch’essa profetica, la possiamo cogliere nelle affermazioni di Rino Gaetano in un live del 1979: “C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta”.

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Luca Cirimbilla

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