Il caso. Fuga dalle primarie a sinistra. A destra invece le invocano come un mantra

Sarà “grande fuga” dalle primarie? Matteo Renzi, lo strafavorito a diventare nuovo segretario del Pd, per non sbagliare ha già messo le mani avanti: «Sarebbe un segnale importante se andassero a votare un milione e mezzo di italiani». Segno, questo, che la paura in casa democrat per lo strumento più amato dagli animatori del Pd stavolta potrebbe incepparsi. Il rischio concreto infatti è che il “popolo” che ha eletto Romano Prodi, Walter Veltroni e Pierluigi Bersani (votarono 3 milioni di cittadini ai tempi) possa risultato molto meno numeroso per l’avvento del rottamatore alla guida del Pd.

Il motivo? A spiegarlo ci ha provato Nando Pagnoncelli, direttore di Ipsos, secondo il quale una parte di responsabilità l’avrà la disaffezione verso la politica che ha contagiato evidentemente anche il Pd. Allo stesso tempo, però, contribuisce anche un certo abuso dello strumento (appena l’anno scorso si è votato per il candidato premier e poi per le “parlamentarie”), il fatto che – questa volta – la battaglia non viene considerata così aperta. A questo si deve aggiungere il fatto che a una parte consistente dell’establishment del Pd (la stessa che non ha mai eletto le primarie a mezzo politico per eccellenza) non dispiacerebbe un’affluenza più bassa, proprio in vista di indebolire la leadership del sindaco di Firenze in partenza. Più in generale, infine, Pagnoncelli si chiede poi se non sia il caso «di interrogarsi sullo strumento stesso delle primarie, perché appare piuttosto logorato».

Se a sinistra le cose stanno così a destra, invece, il tema delle primarie continua a suscitare entusiasmo. Fratelli d’Italia ne ha fatto addirittura materia di identità politica fin dalla separazione dal Pdl. E, in previsione del congresso nazionale, Giorgia Meloni ha già stabilito che con questo metodo saranno scelti dirigenti e candidati. Stesso discorso fatto da Flavio Tosi che si è già “prenotate” alla primarie del centrodestra come esponente della Lega Nord. E se per Forza Italia l’argomento non è di certo in cima all’agenda, lo scissionista Angelino Alfano, leader del Nuovo centrodestra, ha rilanciato la necessità che siano le primarie a stabilire il futuro candidato premier della coalizione.

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