An. La proposta di Alemanno: “Scongeliamo il simbolo e torniamo insieme”. Chi ci starà?

anManca poco più di una settimana alla prima assemblea della Fondazione Alleanza Nazionale, un appuntamento dovuto per Statuto che potrebbe trasformarsi invece in un atto politico decisivo per le sorti politiche della destra divisa in mille sigle.

Al centro del dibattito infatti non ci saranno tanto le formalità assembleari né il tema delle sedi e dei progetti presentati alla Fondazione dopo il bando pubblicato in estate. Il punto su cui si focalizzerà la discussione è la mozione di cui tanti in questi giorni parlano: quella avanzata da Gianni Alemanno che intenderebbe scongelare il simbolo di An per ridare agibilità sotto una casa comune a tutti i figliocci della Fiamma.

Un’ipotesi, questa, che ha preso corpo dopo gli eventi che hanno accompagnato un novembre denso di incontri paralleli tra i due soggetti – Fratelli d’Italia e Movimento per Alleanza Nazionale – che più di tutti si sono mossi con l’intento di dare continuità all’esperienza della destra di governo. Percorsi paralleli e non coincidenti proprio in ragione della differente visione sul “simbolo” di An: se Fratelli d’Italia si candida a rappresentare l’evoluzione naturale di quel progetto (con la “generazione Atreju”, la macchina dei trentenni messa in moto da Giorgia Meloni), il Movimento per An intende ripartire proprio dalla riproposizione del partito confluito («mai sciolto», ci tengono a precisare) nel 2009 all’interno del Pdl.

Tutto questo ha creato una “guerra di posizione” tra due visioni diverse dell’immediato futuro nonostante gli appelli reciproci di dialogo (nel simbolo di An potrebbe anche essere proposta la dizione ‘Fratelli d’Italia’). Il colpo di scena, allora, è arrivato dall’azione dell’ex sindaco di Roma che, indossati i panni dello “riunificatore”, seppur abbia aderito all’Officina per l’Italia nata in seno a Fdi, punta a raccogliere una ampia convergenza sulla tesi che parte dal rimettere in gioco il simbolo di Alleanza nazionale (di fatto alle prossime europee).

I giochi sono aperti e si attende, dopo la lettera aperta di Alemanno, la definizione di una mozione specifica sulla quale chiedere il voto all’Assemblea, della quale fanno parte quasi milleduecento aderenti.  Come si divideranno i soci partecipanti? Chi ha sfogliato gli elenchi non si azzarda a fare previsioni. Quali logiche, del resto, governeranno il possibile voto, quelle correntizie della vecchia An?

Intanto si ingrossa il fronte degli scettici e dei contrari. Il leader de La Destra, Francesco Storace – che non fa parte della Fondazione – si è interrogato sulla legittimità della riunione: «A detta assemblea viene attribuito un potere divino, per cui dovrebbe da lì rinascere il partito che fu. Un ente di natura patrimoniale si trasforma in arma finanziaria per tentare di fare eleggere qualcuno? Ma siete sicuri di poter disporre di quel patrimonio per fare tutto e il contrario di tutto?». Bocche cucite ufficialmente all’interno di Fratelli d’Italia, anche se Ignazio La Russa ha confermato che «si parlerà del simbolo» il 14 dicembre. Resta da capire, allora, se la posizione del presidente di Fdi sia quella maggioritaria all’interno del suo stesso partito, dove molti giovani spingono per una sorta di cesura con il passato.

Di contro gli aderenti ex An a Forza Italia e al Nuovo Centrodestra saranno certamente contrari alla immissione nell’agone politico della Fiamma, intesa come un evitabile competitor. Lo spezzone finale della storia della destra divisa in mille rivoli, in conclusione, sembra sempre più avere i caratteri del thriller, per non dire del legal-thriller, dal momento che c’è anche chi vorrebbe che la contesa fosse risolta nelle aule di tribunale…

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Paul Gascoigne

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