Cinema&Musica. “Indebito” Capossela e le note della rivolta

1069386_10151630362224272_1442486899_n“Quale ribellione mi accese subito nel cuore questa musica, il Rebetiko. Rebet, dal turco, che vuol dire ‘ribelle’. Se l’uomo capisse che si vive solo una volta, e mai più, non sarebbe disposto a passare la sua vita come la passa. E questa musica è rivoltosa perché accende in noi la consapevolezza che ogni attimo è eterno perché è l’ultimo. E questo è quello che ci invidiano gli dei”. Le parole sono di Vinicio Capossela, poeta della musica, che con il regista Andrea Segre, ha dato voce alla Grecia della crisi attraverso un viaggio-documentario, dal titolo “Indebito”.

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Indebito che – definizione da manuale – è qualcosa di non dovuto, che non si deve fare, perché illecito, fuori dalle regole. Ed è tutto qui il senso di questo film-documentario, che racconta la storia di un popolo, quello greco, “che non si arrende ad essere l’agnello sacrificale dell’Europa, e alla rassegnazione preferisce la rabbia, per ripartire dall’uomo”. Una rabbia che trova la sua più alta forma d’espressione in questo canto anticonvenzionale e rivoluzionario, il Rebetiko, che, come dice Capossela, “si ascolta quando hai la bile nera, e cioè l’anima nera”. È il blues ellenico. È una musica contro il potere, il Rebetiko, nata nella Grecia dei bassifondi, quando i rebets, rifugiati dalle guerre e con una vita da disadattati, hanno iniziato a cantare il loro disagio, diventando portavoce di una vera e propria identità. È la musica della disperazione. Una musica non autorizzata, indebita, appunto. Che si canta nelle taverne, di sera. Una musica compagna dell’uomo, nel suo viaggio della crisi. Una crisi che ha affondato la Patria dell’Occidente, cancellando la dignità dell’uomo. Una crisi che non è solo economica, ma prima di tutto identitaria.

“Questa crisi – afferma il regista Andrea Segre – è separazione, disorientamento. Le culture europee sono state svendute all’omologazione del consumo e alla corsa alla ricchezza. Ci hanno fatto credere che la liberazione dalla povertà materiale dovesse coincidere con la fuga da se stessi. Vivere oggi di nuovo la povertà senza se stessi è una vertigine insostenibile. Il nostro documentario è un tempo dedicato ad ascoltare l’assenza di noi stessi. È la consapevolezza di vivere in-debito di aria, di senso, di prospettiva”. “Il debito economico forse parla dei conti delle banche centrali – chiosa Capossela – ma la musica parla dei conti delle persone, e questa musica soprattutto. Mi sembra importante che siano le persone a parlare più che i loro rappresentanti”.

Per realizzare questo film-documentario, presentato al Festival del Cinema di Locarno, e riproposto nelle sale per un solo giorno lo scorso 3 dicembre, Vinicio Capossela e Andrea Segre hanno vestito i panni dei viandanti, che prestano cuore e orecchie a ciò che osservano con i loro occhi.

“Così la Grecia diventa l’Europa – conclude Andrea Segre – la sua crisi è la nostra, e il Rebetiko il canto vivo di un’indebita e disperata speranza”.

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Martina Bernardini

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