Toti, intervistato su La Stampa da Amedeo La Mattina ha subito spiegato la sua strategia, negando dissidi con il gerarca Denis Verdini: “Ma no – spiega Toti – io e Denis siamo toscani, insieme ci facciamo grandi risate. Lui è un vero uomo macchina, si troverà un accordo. Ma è logico che chi prima remava in prima fila, dovrà remare in seconda, terza o quarta fila. Se tutti rimangono aggrappati alla zattera e vogliono mettersi a timone, alla fine si va tutti a fondo. Berlusconi troverà il mix giusto”.
Il quotidiano di Torino lo definisce “rottamatore gentile”, ma l’impresa sembra piuttosto per combattenti determinati: “Bisognerà lavorare di fioretto non di sciabola. È ovvio, ognuno tende a preservare la propria catena di comando – aggiunge Toti – ma Forza Italia deve profumare di nuovo, deve tornare a essere competitiva.
Pietrangelo Buttafuoco nella rubrica “Il riempitivo” sul Foglio ne ha tratteggiato questo ritratto: “Giovanni Toti – direttore del Tg4 e di Studio Aperto, ormai schierato in politica – ha una faccia simpatica. E’ il volto più affabile del berlusconismo, ed è anche – per garbo e per tatto – agli antipodi del suo stesso mondo perché non tradisce nessuno sbotto caimano, anzi, ha un modo tutto soave che disinnesca ogni istinto padronale. Parla per convincimento e non per stipendio. A differenza di un Emilio Fede, per dire, non eccede in confidenze zuzzurellone col capo e Toti, insomma, sa il fatto suo. E’ perfino più pop di tante vecchie glorie dell’immaginario forzista – da Gianni Letta a Marcello Pera – perché si capisce che Toti sa cambiare una ruota, sa far montare il bianco d’uovo, sa come far ridere una donna e come aiutare un bimbo a costruire un aeroplanino col foglio A4″.