Musica. Il ritorno del Boss. Arriva High Hopes il nuovo album di Springsteen

high hopes

E’ tornato Bruce Springsteen. Sebbene siano passati solo due anni dall’uscita di “Wrecking Ball”, riempiti da un tour in giro per il mondo, il Boss è tornato in studio e ne è uscito con “High Hopes”, il diciottesimo capitolo del suo personalissimo e sterminato romanzo musicale.

Grandi Speranze. Ovvero High Hopes tradotto, sarebbe dovuto essere una raccolta di cover e inediti – o per i più cattivi di “scarti” (e chiamali scarti!) – ma dopo una lunghissima lavorazione, si è trasformata in molto di più. E dal ripescaggio di pezzi inediti o dalla rilettura di alcuni brani storici ne sono uscite delle autentiche perle, dotate di vita propria, anche grazie a dei fattori imprevedibili accorsi durante la registrazione. Uno di questi fattori risponde al nome di Tom Morello, chitarrista dei Rage Against The Machine, che ha incontrato il Boss e la E Street Band lo scorso marzo a Sidney in tour, sostituendo Steve Van Zandt. E a dispetto della critica, ne è uscito invece il disco più rock del suo ultimo decennio, dritto e omogeneo anche non presentando un vero e proprio filo conduttore tematico tra le sue canzoni. E il rock lo si vede fin dalla copertina. L’omaggio al Doppio Elvis, quello che puntava una pistola (anzi due) realizzato da Andy Warhol nel ’63, è evidente. Il Boss però, al posto delle pistole, imbraccia la sua Telecaster (anzi, due).

Il viaggio sonoro. E con la sua Telecaster, spalleggiato da Morello e dall’inseparabile E Street Band, ci fa avventurare in queste montagne russe sonore, cominciando subito dalla title track. Molto più adrenalinica rispetto al brano originale anni’90 degli Havalinas (una rock band californiana), tanto da sembrare una canzone totalmente nuova grazie a Morello e ai fiati, il Boss tratta la speranza, i sogni, il futuro. Temi costanti nella quarantennale discografia di questo ragazzo del New Jersey di soli 65 anni. Seguono Harry’s Place, con un incedere un po’ cupo che si sposa bene con lo stile di Morello e soprattutto alla storia da romanzo noir di cui parla, e la riproposizione di American Skin (41 shot), un brano del ’99 mai ufficialmente pubblicato, ma di quelli che fanno la differenza. La suonò nel 2001 nel Live in New York e fu subito polemica con la polizia locale. La canzone infatti parla degli abusi delle forze dell’ordine, facendo riferimento diretto all’episodio dei 41 proiettili inferti dalla polizia ad un ragazzo afroamericano che tirò fuori dalla tasca un portafoglio, scambiato per una pistola. Poi, senza una trama, si arriva a Just Like Fire Would, uno di quei brani perfetti per cavalcare il cemento di un’autostrada,cui fa seguito la curva a gomito di Down In The Hole che costringe a rallentare. Riprendendo il paragone sulle montagne russe, si riaffaccia il rock prendendo la rincorsa con la biblica Heaven’s Wall, per esplodere con Frankie Fell In Love – con un improbabile discorso tra Einstein e Shakespeare sull’amore – e la bellissima This Is Your Sword, un inno di forza e speranza dai sapori d’Irlanda nelle cornamuse, e rallentare nuovamente con la struggente Hunter of Invisible Game. Dopodiché, lei : The Ghost of Tom Joad. La canzone ispirata al personaggio del romanzo Furore di Steinbeck- che narra di quel fantasma che ancora si aggira in America (e non solo) dopo tanti decenni, quello della gente senza speranza, lavoro o libertà, che vive sotto i ponti vittima della società moderna, ma nonostante tutto ancora viva – non ha niente della versione acustica presente nell’ omonimo album del ’95. Stavolta, insieme alla chitarra di Morello, diventano sette minuti di potente, infuocata bellezza e senza nemmeno incorrere nella sensazione di averla già sentita. Ma non appena si riprende fiato, ecco che arriva il pugno nello stomaco dato dalla bellissima The Wall, delicata ma pesante come un macigno nel testo dedicato a Walter Chicon, leader dei The Motifs e mito dell’adolescenza di Bruce, partito per il Vietnam e mai più tornato a casa. “E’ un tributo a tutti quelli che avevano tanto da dire ma che furono mandati a sparare e farsi sparare” dichiarò il Boss in un’intervista. Infine, conclude il viaggio la già famosa Dream Baby Dream, cover dei Suicide che, da punk-rock, viene sostituita dai fiati e dagli archi per diventare a tutti gli effetti patrimonio del Boss. Una canzone che fa sognare, proprio come recita il titolo.

Le anomalie. “High Hopes”, però, è balzato agli onori della cronaca prima del tempo non per il suo contenuto, ma per un errore di Amazon. Il sito, infatti, aveva inserito il disco come disponibile all’acquisto sulla versione per smartphone e tablet ben due settimane prima della data di pubblicazione ufficiale, facendo un enorme regalo ai fan. Il disco poi è stato tolto un paio d’ore dopo con tante scuse del sito, ma quando qualcosa viene messa online, si sa, è impossibile rimuoverla e infatti ci ha messo pochissimo per arrivare sui siti di file-sharing pirata. “Il modo migliore per descrivere il disco è parlarne come di una piccola anomalia” – affermava Springsteen in un’intervista rilasciata prima di Natale, ancor prima dello scherzetto di Amazon. Si riferiva ovviamente al suo cambio di programma, a quell’imprevisto che ha portato alla collaborazione con Tom Morello e alla direzione inaspettata che ha preso l’album, definendo il chitarrista “fonte di ispirazione che ha portato questo progetto ad un altro livello”. Quel progetto che ha messo insieme due talenti artisticamente molto lontani ma in grado di farne uscire una musica emozionante, e che tra qualche settimana partirà per Australia, Nuova Zelanda e Sudafrica in un anticipo di tour, sempre in compagnia dell’instancabile E Street Band. E a 65 anni, dopo 40 di carriera e 18 album in studio, solo chi ha “grandi speranze” è in grado di tirare fuori certe perle.

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Michele Mannarella

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