La polemica. La rimozione della targa di Almirante nelle Marche e l’odio fermo al 1945

Quel che ha raccontato Marcello Veneziani il 19 gennaio sulla prima pagina de il Giornale va oltre la politica e l’ideologia e tocca il vivere civile, la convivenza quotidiana di una nazione i cui odi viscerali e irrazionali sembrano fermi non dirò al 1945 ma di certo al demitiano “arco costituzionale” e agli efferati “anni di piombo” con i centinaia di morti,le migliaia di feriti e la caccia al “fascista”.

A Civitanova Marche una giunta di centrosinistra è succeduta ad una giunta di centrodestra (e bisognerebbe analizzare a fondo il perché). Tutto cambia anche i noni delle vie, e un assessore, tale Francesco Peroni, si è fatto fotografare mentre getta nella spazzatura la targa di una strada intitolata a Giorgio Almirante. Cose di questo genere sono già avvenute: ricordo che a Locorotondo è stata eliminata una decina di anni fa l’intitolazione a Julius Evola. Ma una azione di così disgustoso livello non mi risulta mai avvenuta sino ad ora, un odio e un disprezzo di questo tipo – immortalato da una foto tanto deve essere sembrato significativo al suo autore – mai manifestato.

Ci si sarebbe attesa una levata di scudi da parte di tanti giornalisti e politici “moderati”, “liberali”, “democratici” in nome del rispetto, della pacificazione nazionale, o almeno del buon gusto. Nulla di tutto ciò, da quel che mi risulta. Nessuno ha scritto o fiatato, nemmeno il pupillo e delfino di Almirante, quell’onorevole (speriamo ancora per poco) Fini, che occupa la terza forse quarta carica dello Stato. Silenzio di tomba. O no?

Per capire la deriva in cui si sta precipitando occorre rivoltare il problema, come spesso ho fatto notare. Che sarebbe successo se un assessore di una giunta di centrodestra avesse divelto una targa stradale intitolata, chessò, a Togliatti o Stalin o Lenin o Marx (ce ne sono sparse in tutta Italia e nessuno s’indigna) e l’avesse gettata in una discarica o nel cesso? Io credo che, oltre alla stampa di sinistra, avrebbero scritto articoli di violenta condanna tutti,ma proprio tutti i giornali nazionali, progressisti o cosiddetti moderati che essi siano. Magari anche articoli di fondo denunciando i “pericoli per la democrazia” e la “eversione fascista”. E non sarebbero mancate trasmissioni televisive a tema. E, dopo tanto chiasso, l’assessore in questione magari si sarebbe pure dovuto dimettere su pressioni del suo stesso partito di centrodestra. Sbaglio? Non credo.

Ecco il punto. Il nostro non è ancora quel “paese normale” che invocava D’Alema in un suo libro per le elezioni 1996, né una “Italia giusta” che invoca Bersani per le elezioni 2013. La nostra è una nazione anormale e ingiusta in cui non soltanto i demagoghi politici, i trinariciuti ideologizzati, ma anche i tranquilli e pacifici liberaldemocratici tanto attenti a certe cose adottano il famigerato sistema del “doppiopesismo” una cosa fatta da sinistra passa quasi inosservata a o blandamente criticata,mentre l’identica cosa fatta a destra solleva le più fiere indignazioni, campagne mediatiche, condanne furibonde.

Si pensi, da ultimo, al caso di Stefano Mensurati, uno dei vicedirettori del Giornale Radio Rai, che aveva querelato un tale che lo aveva definito “ex picchiatore fascista”. Giunta la faccenda in Cassazione la Suprema Corte ha respinto la richiesta con questo delirante sillogismo: poiché da ragazzo Mensurati aveva fatto parte del Fronte della Gioventù dargli dell’ “ex picchiatore fascista” non è una diffamazione. Vale a dire: tutti coloro che appartenevano al  FdG erano in fondo antidemocratici e quindi “picchiatori” e così anche Stefano pur se illo tempore non picchiò nessuno! Ma si può? La sinistra si è fregata le mani, mentre nessuno ha commentato indignato questa sentenza, nemmeno l’Ordine dei Giornalisti mi pare, ma spero di sbagliarmi. Ora tutti saranno legittimati a definire così i vecchi aderenti al Fronte. Compreso Paolo Borsellino, ha chiosato qualcuno, visto che da universitario aderiva al Fuan… Queste le conseguenze dei ragionamenti “giuridici” della massima istanza giurisdizionale del Belpaese.

Se ne deve dedurre che essere “di destra” continua ad essere una “colpa”: questo dopo venti anni giusti di cosiddetta Seconda Repubblica e cosiddetto “sdoganamento della destra”. Stiamo freschi,allora! Se non si uscirà da una simile situazione che è anche mentale, questa nazione non avrà di fronte a se un gran bel futuro, che non è soltanto quello economico.

Gianfranco de Turris

Gianfranco de Turris su Barbadillo.it

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