Libri. “Attenti a quei due noir”: l’intervista agli scrittori Cappi e Di Marino

cappi-e-di-marino-presentano-le-grandi-spie-di-cappiUn successo editoriale nasconde sempre un mistero; così può essere un vero giallo scoprire i segreti che si celano dietro la genesi d’un romanzo di genere.  Per capirne di più  abbiamo chiesto aiuto ad una coppia di investigatori speciali, a due veri professionisti del  giallo e del noir. Ma prima d’andare avanti, e tanto per non smentire il senso del pezzo, due brevi identikit dei nostri uomini.

Stefano Di Marino a prima vista può far pensare ad una sorta d’avventuriero, non so ad un esploratore, o ad un agente della CIA  reduce da una missione segreta nel sud America. Insomma sembra quasi uno dei suoi personaggi impegnato a districare chissà quali intrighi internazionali, o a prevenire complotti e attentati. Aria concentrata, due occhietti ficcanti, determinati, barba impertinente,  ma anche un sorriso pronto, ed una grande carica di simpatia. Segni particolari: autore brillante, attivissimo, versatile, amante della letteratura thriller, horror e noir metropolitano. Ha scritto un’infinità di racconti, saggi e romanzi, molti di grande successo per diversi editori (Mondadori, Piemme, Longanesi ecc.), la pagina a lui dedicata da Wikipedia, presenta uno sterminato elenco di titoli e riconoscimenti.

Andrea Carlo Cappi ha un aspetto curioso, a metà strada tra un corsaro ed un moschettiere, con baffi e pizzetto alla D’Artagnan: in alcune istantanee armato di sigaro può ricordare un noto rivoluzionario centroamericano. Sguardo penetrante,  aria sicura e sorriso tendente al sardonico. Dotato di battuta al fulmicotone, ha un senso dell’umorismo originale e una favella da ridicolizzare una Mauser. Autore dotato d’una personalità magnetica, vero acrobata della parola e grande intrattenitore, per certi versi enigmatico ma assolutamente affascinante. È estremamente prolifico e dotato di grandissimo talento, ha scritto numerosissimi romanzi pubblicati da svariati editori (Mondadori, Vallardi, Sperling & Kupfer ecc.). Trai suoi interessi principali i generi: thriller, noir, il giallo e l’avventura.

Raccontatevi con un aggettivo

Stefano: avventuroso

Carlo: sconfinato

Secondo voi perché il pubblico ama così tanto il genere giallo, il noir o il mistery?

Stefano: perché lo aiuta a evadere dalla realtà quotidiana in cui i misteri non si risolvono, mentre in questi romanzi si risolvono felicemente, quindi non una fuga dalla realtà ma una piacevole evasione.

Carlo: perché quando sono scritti da gente come noi si trasformano in meravigliosi viaggi in altri mondi in cui si scoprono cose anche del nostro mondo.

Qual è a vostro avviso l’ingrediente più importante in un giallo o in noir: il mistero, la tensione, la paura?

Stefano: l’atmosfera unita al ritmo della narrazione che deve essere sempre emozionante per chi legge.

Carlo: l’identificazione tra il lettore e i personaggi. Se al lettore non importa dei personaggi non si interesserà neppure alla storia, se invece il lettore si identifica coi personaggi anche se sono completamente diversi, allora si immedesimerà con quello che sta succedendo e vivrà anch’egli l’avventura.

Quand’è che vi nasce una storia interessante nella mente?

Stefano: quando ho un flash in un luogo, per esempio come oggi davanti a queste macchine d’epoca, in questa cornice mi viene la scintilla e magari da cui nel corso dei mesi verrà fuori una storia più lunga, ma che nasce sempre da un embrione che scaturisce da un’emozione per un posto particolare.

Carlo: a me vengono di continuo perché più o meno tutto ciò che ci circonda può essere trasformato e trasfigurato in una scintilla di storia che poi evolve a mò di valanga, e in mille suggestioni  e diventa un racconto o un romanzo.

Una domanda particolare: tra questi qual è il vostro autore preferito? Conan Doyle, Agata Christie, Rex Stout

Stefano: Conan Doyle

Carlo: forse Agatha Christie

Ti sentiresti più a tuo agio nei panni di Nero Wolfe, Hercule Poirot, Del tenente Colombo?

Stefano: del tenente Colombo

Carlo: direi il tenente colombo, anche perché sono sempre sgarrupato anch’ io.

Qual è il segreto per scrivere una storia capace di incollare i lettori alle pagine d’un libro?

Stefano: saper tagliare le parti noiose, che magari ti piacciono quando le hai scritte, però poi danneggiano il ritmo della narrazione.

Carlo: il segreto è divertirsi scrivendo una storia come si ci divertirebbe leggendola.

Il vostro giallo o noir preferito?

Stefano: Il grande nulla di James Ellroy

Carlo: Piombo e sangue di Hammet

Ma il maggiordomo è sempre il colpevole?

Stefano: il maggiordomo è sempre il colpevole anche se delle volte si traveste da altri personaggi.

Carlo: il maggiordomo non è mai il colpevole è stato incastrato.

Quando è importante sapersi calare nei panni dell’assassino per un autore di gialli?

Stefano: è la cosa più importante, anche più che calarsi nei panni dell’investigatore, poiché l’assassino e il crimine rappresentano il succo della storia, e la gente alla fine fa il tifo pure per i cattivi anche se vengono sconfitti.

Carlo: è fondamentale perché se l’assassino non è credibile non è credibile neppure la storia.

Parliamo di Hard Boiller: meglio Callaghan o Dick Tracy?

Stefano: Callaghan

Carlo: Callaghan, Dick Tracy è divertente ma Callaghan è più serio. Fa paura quasi.

Quale delle seguenti armi usereste scrivendo un giallo?

Stefano: la Katana di Kill Bill

Carlo: la magnum di Callaghan ci sono meno probabilità di sbagliare

Uno dei padri del genere giallo è stato Poe: qual è secondo te il filo che lega il mondo dell’immaginario col  giallo?

Stefano: secondo me sono molto vicini, perché soprattutto oggi il giallo si tinge sempre più di sfumature horror quindi il mistero e la paura nascono insieme al meccanismo della scoperta dell’assassino.

Carlo: sono i due lati della stessa medaglia perché la razionalità di Poe quando  parla di Dupin è il contraltare di Poe quando racconta le paure più profonde.

Un poliziesco può anche essere di genere comico e quindi commedia; che ne pensate di personaggi come: Jack Clouseau della Pantera Rosa, o il commissario Juve in Fantomas?

Stefano: fantastici, soprattutto il commissario Juve di Fantomas. Louis de Funes, quando c’è la scena della terza mano finta, è indimenticabile: non la userò mai nei miei romanzi, ma me la ricorderò sempre.

Carlo: è catartico, anche se in un certo senso i due personaggi sono così idioti ma così idioti, che nella realtà  non solo arresterebbero gli assassini ma farebbero una grandissima carriera.

Un messaggio a Carlo Cappi

Scrivi ancora e scrivi di più

Un messaggio a Stefano di Marino

Continua così

Vorreste dire qualcosa ai lettori di Barbadillo?

Stefano: leggete, leggete, leggete.

Carlo: leggete le nostre storie perché viaggiano su territori sempre diversi, che vanno dal thriller al giallo, allo spionaggio, al fantastico all’orrore; quindi ogni volta è una destinazione diversa.

@barbadilloit

Max Gobbo

Max Gobbo su Barbadillo.it

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