Uffa. Il patron del Genoa Enrico Preziosi, mago del calciomercato o dei balocchi pedatori

preziosi correEnrico Preziosi se ne intende, a bizzeffe, di balocchi pedatori. Ma anche del profumo, non più e non tanto irresistibile, della sarabanda del mercato di “riparazione”. Sogni a scartamento basso, oppure, promesse di prontissima resurrezione da classifica anemica e problematica. Olivera, Cassani, Portanova, Floro Flores, Manfredini, Nadarevic, Matuzalem, Pisano, Rigoni non sono un burocratico elenco della campagna invernale del Genoa, ma la prova provata e la conferma della sua natura d’incompreso. Tanto per fare nomi e cognomi Preziosi intuì il futuro in leasing di Kevin “Prince” Boateng dando vita alla “santa alleanza” col Dottor. Adriano Galliani. In ogni scambio, transazione, proposta, abboccamento, avanscoperta e retromarcia Preziosi ha un che che d’esistenzialista in impermeabile, da dosi massiccie di malox, ogni volta che lo si scorge in tribuna e a bordocampo. Persino nell’ammutinamento delle maglie richiesto dagli ultras durante Genoa Siena dello scorso campionato. Mai equidistante dai fatti e dalle opinioni degli allenatori Enrico Preziosi, ha del metodo a gettarsi nel guazzabuglio. Giocando, di nuovo, con la confusione stratosferica del niente e tutto, forse del gioco o dell’ amore, a turno, Indossando la maschere del disagio e dell’imbarazzo di un “fermate il calcio, prima però siglo il contratto di cessione e di acquisto”. In un viavai di stracci che volano e che si trasformano in coriandoli festosi, per cui vale sempre la pena gironzolare attorno all’Ata Hotel di Milano. Portavoce o vittima, complice o suggeritore. Però, con una variante decisiva: non un ricco sciocco, nemmeno il solito mecenate. Gattopardescamente innamorato pazzo della crudeltà e del cinismo calcistico nel cambiare tutto, affinché nulla sia cambiato. Domenica è sempre domenica. Olè.

Ivo Germano

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