L’anniversario. Milano ricorda Sergio Ramelli. Ma c’è chi alimenta vecchie contrapposizioni

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Il murales commemorativo di Sergio Ramelli che è stato danneggiato da ignoti pochi giorni fa

Da 39 anni il 29 Aprile a Milano è un giorno particolare. La destra milanese – da quella istituzionale a quella non conforme – ricorda con una cerimonia Sergio Ramelli, studente e militante del Fronte della Gioventù, ucciso a sprangate da un commando di studenti di Medicina di Avanguardia Operaia. E con lui altre due vittime della violenza politica antifascista: il consigliere provinciale del Msi Enrico Pedenovi ucciso nel 1976 e il giornalista e medaglia d’oro che aderì alla Rsi Carlo Borsani, colpito alla nuca dai partigiani. Tutti e tre – per una strana e triste coincidenza – uccisi proprio il 29 aprile.

Quest’anno, però, le tensioni fisiologiche che attraversano Milano tra il 25, il 28 aprile (data dell’uccisione di Benito Mussolini e di Claretta Petacci) e la data del 29 si sono amplificate. Il motivo? L’anno scorso – di fronte a una manifestazione per Ramelli molto partecipata – e dopo le proteste dell’estrema sinistra milanese, il sindaco Giuliano Pisapia ha intimato un incauto: «L’anno prossimo occorre vegliare», alludendo a simboli e liturgia del ricordo di Ramelli.

Quest’anno in tanti l’hanno preso in parola. Non a caso da tempo i centri sociali e altre associazioni hanno indetto una contromanifestazione proprio nelle vicinanze del luogo dell’assassinio di Ramelli e di quello di Pedenovi. La Questura ha negato i presidi nelle vicinanze scatenando la protesta dell’estrema sinistra ma, allo stesso tempo, sono arrivate anche le limitazioni anche per le manifestazioni della destra: niente bandiere con la croci celtiche (bandiera storica del Fdg), niente tamburi, niente saluti romani. Come se non bastasse è giusta poi anche l’opera degli sciacalli che hanno pensato di danneggiare la targa commemorativa di Sergio Ramelli posta sotto la casa natale (e ricordiamo che di recente è scomparsa anche Anita, la madre di Sergio che ha custodito con stile e discrezione in tutti questi anni il ricordo del figlio).

Anche l’informazione – con un meccanismo tipico di riproposizione in chiave scandalistica dei soliti cliché – continua a metterci del suo. Sui giornali, da settimane, continuano ad apparire i soliti allarmismi sulla «parata neonazi», in realtà una manifestazione a cui partecipano da sempre migliaia di persone e di rappresentanti delle istituzioni che ricordano una pagina tragica di storia del Paese. Pagina che qualcuno, purtroppo, si ostina ancora a voler colpevolmente rimuovere.

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«Abbiamo condiviso che bisogna arrivare a una pacificazione». Il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, ha partecipato (senza fascia tricolore) alle celebrazioni per il ricordo della morte di Sergio Ramelli, accolto dallo storico esponente del Msi-An milanese, Riccardo De Corato, e accompagnato da una folta pattuglia del Pd. Pisapia ha osservato il minuto di silenzio in ricordo del giovane davanti alla corona di fiori del Comune nei giardini dedicati a Ramelli in via Pinturicchio, a due passi da casa sua e dal luogo dell’omicidio.

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