Focus. La bellezza di Ezra Pound salverà il mondo: le novità editoriali sul genio dei Cantos

ezra poundQuando un autore come Ezra Pound diventa oggetto di una domanda all’Eredità, il telequiz per antonomasia condotto da Carlo Conti su RAI 1, possiamo essere sicuri che il Poeta, già maledetto, è stato definitivamente sdoganato. Non importa, poi, se, alla domanda, posta il 12 dicembre scorso e reperibile su YouTube, che riguardava l’anno dell’incontro tra Pound e Mussolini, sono state date risposte surreali come il 1964; ciò che conta è che la damnatio memoriae che avvolgeva l’Autore dei Cantos si è –speriamo definitivamente-dissolta, come conferma Umberto Eco, che, nella sua “Bustina di Minerva” del 16 gennaio dedicata appunto al quiz televisivo, si è stupito della “tempestività con cui il dittatore si teneva al corrente degli sviluppi della poesia anglosassone”, anche se stiamo parlando di poesia angloamericana…

Passando dalla tivù alla carta stampata, l’idea di un maggior interesse verso l’opera poundiana è confermata anche dall’infoltirsi di titoli di o su Pound presenti nelle librerie. Negli ultimi mesi, a rafforzare la tendenza inaugurata circa un anno fa con l’edizione in due volumi dei Cantos nei “Meridiani – Classici della Poesia”, distribuiti in edicola come supplemento ai periodici Mondadori, sono usciti, infatti, alcuni libri decisamente interessanti.
Innanzitutto, va segnalata la nuova edizione di Fine al tormento, ricordo di Ezra Pound firmato H.D. (acronimo nom de plume della poetessa Hilda Doolittle) curato con dotta attenzione da Massimo Bacigalupo e ripubblicato da Archinto. Rispetto alla prima edizione (1994), il formato è più piccolo ma il contenuto più ricco, e comprende anche il Libro di Hilda, ovvero la raccolta di componimenti giovanili dedicati da Pound al suo amore adolescenziale, alcuni dei quali troveranno posto nelle opere poetiche del Pound più maturo. End to Torment, questo il titolo originale della memoria, venne scritto in mezzo a una vera tormenta, quella che nel 1958 aveva scaraventato il caso Pound su tutti i giornali. Grazie all’intervento di poeti e amici di tutto il mondo, il Ministero della Giustizia statunitense, dopo tredici anni di detenzione senza processo, aveva dichiarato Pound infermo di mente, e, affidatolo alla moglie Dorothy, lo aveva scarcerato. E’ quindi il momento giusto per scavare nei propri ricordi e consegnare al pubblico i frammenti di una storia d’amore giovanile filtrata dall’introspezione psicanalitica che, nel frattempo, aveva aiutato la delicata poetessa a sopravvivere in mezzo al disordine esistenziale che ne caratterizzava la vita tanto avventurosa quanto confusa. Un libro inevitabile per chiunque abbia a cuore i sentimenti di Pound.
In ambito universitario-accademico, invece, troviamo un saggio di Roberta Capelli, autrice non appartenente alla setta dei poundiani bensì membro della casta dei filologi romanzi. La differenza è notevole, e benvenuta: solo osservando la ciclopica produzione poundiana da diversi punti di vista è possibile ricostruirne la maestosa complessità, che non si può ridurre al circuito, talvolta troppo ristretto, degli aficionados. Carte provenzali. Ezra Pound e la cultura trobadorica (1905-1915) (Carocci, pp. 217, Є 26,00) è un colto ed esauriente saggio che analizza filologicamente l’opera di un autore che alla filologia fu tremendamente allergico, ma che nelle sue intuizioni coglieva il segno meglio di tanti pedanti e noiosi specialisti. Non è, ovviamente, questo, il caso della Capelli, che, invece di fare le pulci alla cultura romanza di Pound, ne capisce davvero lo spirito, come dimostra il suo esordio: “Ezra Pound non è un autore, è una letteratura”. E’ noto che, sin dalla prima giovinezza, Pound era affascinato dalla cultura dei Trovatori, che aveva studiato prima all’Università e nelle biblioteche, e poi sul campo, incamminandosi letteralmente sui sentieri provenzali che ne custodivano ancora lo spirito. Il suo tentativo di “rinnovare l’arte morta della poesia” prende il via proprio dall’immersione in quel tredicesimo secolo che aveva lastricato la strada a Dante e, quindi, alla rinascita della civiltà europea. Un libro imprescindibile per chi abbia interesse nella cultura di Pound.
Passando ad ambiti meno accademici ma non per questo meno accurati o importanti, abbiamo due saggi pubblicati da piccoli editori come Campanotto, poundiano di lungo corso, e la milanese “zero91”, ragione sociale che allude al prefisso telefonico di Palermo, città d’origine dei due titolari.
Per i tipi di Campanotto editore, è uscito da pochi mesi Il centro del cerchio. Ezra Pound e la ricerca verbo-voco-visiva un denso volume di Enzo Minarelli, arricchito da un prezioso dvd contenente uno dei primi film dedicati a Pound prodotti in Italia, il rarissimo A proposito di Pound, girato nel 1955 dai giovani Martino Oberti e Gabriele Stocchi con l’intenzione di attirare l’attenzione sull’ingiusta detenzione nel manicomio criminale di St Elizabeths’. Film sperimentale, il cortometraggio d’avanguardia fu ispirato dalla lettura dei Canti Pisani, pubblicati da Guanda l’anno prima con l’orrenda e pilatesca fascetta che recitava “Anche con idee sbagliate si può fare grande poesia”, che fece andare letteralmente in bestia Pound. Una lettura doverosa per gli artisti poundiani.
E’ invece interamente dedicato alle idee di Pound Ezra fa surf, il saggio di Adriano Scianca pubblicato dalla “zero91” con una rutilante prefazione di Pietrangelo Buttafuoco. L’ambizioso e autoironico sottotitolo, Come e perché il pensiero di Pound salverà il mondo, non aiuta a comprendere il titolo, che allude al capolavoro di Coppola Apocalypse Now: si tratta di una battuta pronunciata dal colonnello Kilgore quando, con disprezzo, afferma che “Charlie don’t surf”, i Viet-Cong non fanno surf, ovvero non sanno cogliere la bellezza della vita, apprezzandone l’essenza al di là degli schemi precostituititi e dei pregiudizi moralistici. “Ezra fa surf”, ovvero, oltrepassa la linea del politicamente corretto e socialmente accettabile per dire che il Re è nudo, e che l’avidità corrode il mondo, la politica, l’economia e soprattutto l’arte. Scianca, classe 1980, giornalista, e scrittore, ha accuratamente analizzato tutta la produzione critica poundiana disponibile in lingua italiana, e condensandola in alcuni capitoli che attualizzano il pensiero e le idee sociali di Ezra Pound. Come sappiamo, la sensibilità “politica” dell’Autore dei Cantos matura a ridosso della Grande Guerra, nella redazione di “The New Age”, dove conosce il Maggiore C.H.Douglas e ne apprezza le dottrine monetarie. Con intelligenza, Scianca dipana il bandolo delle apparentemente contradittorie e sicuramente intricate teorie poundiane, riconducendole, da un lato, al quadro storico dell’epoca, e, dall’altro, depurandole dalle scorie contingenti per dimostrarne l’estrema e pungente attualità in un momento di nuova ma prevedibilissima crisi che non è nel sistema, ma del sistema. Neutralizzando la superficialità di chi liquida il Pound economista come sbaragliato dilettante, Scianca dimostra la solidità di un Poeta che, in quanto tale, sentiva su di sé la responsabilità di custode della lingua e antenna del popolo, che doveva difendere e allertare sui pericoli di chi vuole corrompere la lingua per derubare il popolo. Da Confucio a Mussolini, da Gesell a Douglas, da Lenin a Jefferson, Scianca cita e collega gli eroi del pantheon poundiano svelandone l’intima coerenza, senza mai dimenticare che Pound è un grande poeta che indica la strada da seguire, e non un politico o un economista, che quella strada devono percorrere. Il sentiero scelto da Pound, conclude Scianca, indica la civiltà mediterranea, quel mare nostrum oggi lacerato e saccheggiato.
A parte qualche insistenza di troppo sui poeti beat, che di Pound conoscevano qualche superficiale luogo comune, si tratta di un libro denso e ricco di spunti, da leggere con molta attenzione. E chissà che, alla fine, il pensiero di Pound non finisca per salvare davvero il mondo, o almeno, quel che resta della vecchia e malandata Europa. (da Studi Cattolici)

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Luca Gallesi

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