Mondiale. L’attacco tra piedi buoni e fiuto del gol. Prandelli ci prova col bilancino

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Per vincere le partite di calcio bisogna fare gol. A volte ne servono tanti e per questo è proprio sulla scelta degli attaccanti che l’Italia pre-mondiale ogni quattro anni si divide. Cesare Prandelli non è sfuggito a questa ferrea regola: le polemiche maggiori all’indomani delle convocazioni sono tutte per l’esclusione di Giuseppe Rossi e Mattia Destro. Il commissario tecnico ha cercato di bilanciare piedi buoni e forza: ha chiamato quelli che, secondo lui, sono i migliori e si spera che il Mondiale possa dargli ragione. Andiamo con ordine, i convocati sono cinque e dovranno lottare per due (al massimo tre) posti da titolare.

Numero 9 – Sul finire di una delle sue peggiori stagioni in carriera, Mario Balotelli ha l’occasione della vita: far vedere al mondo che lui non bluffa, che è forte davvero e che sa farci col pallone. È l’attaccante più famoso che Prandelli si porta in Brasile e nonostante i pochi gol segnati con la maglia del Milan, nessuno ha mai messo in dubbio la sua convocazione. È uno di quei giocatori che può risolvere un match in pochi secondi e il cittì ci spera un po’: “Vai, Mario, fagli vedere chi sei” gli avrà detto, sperando – non poco – che possa far del male (sportivo) agli inglesi che lo fischiavano e sfottevano durante le partite di Premier League. Anche lì giocava con la maglia (azzurra), quella dei Citizens di Manchester.

Numero 10 – La responsabilità è niente male: negli ultimi vent’anni quella maglia è stata indossata da calciatori come Roberto Baggio, Alessandro Del Piero e Francesco Totti. Antonio Cassano, nato a Bari poche ore dopo la finale di Madrid che proclamò l’Italia campione nel 1982, avrà un bel da fare per dire di meritarsi cotanta responsabilità. È l’uomo assist dell’ultimo campionato di Serie A e Prandelli per questo l’ha chiamato: qualcuno dovrà pur mettere bei palloni sui piedi di Balotelli&co. Ben venga Cassano: calciatore fenomenale, frenato in carriera da un carattere molto forte, ma spinto da un amore per il calcio senza confini. Intanto, da Torino a Palermo, aspettano le sue finte in area di rigore.

Numero 11 –  L’eterno incompreso: Alessio Cerci calca i campi della Serie A da anni, ma ha dovuto indossare la maglia nobile del Torino per poter dimostrare che è forte, forte davvero. Romano, romanista, ha dovuto abbandonare la sua squadra a inizio carriera per incominciare un inquieto peregrinare. Fino a Torino: ha trascinato Giampiero Ventura in Europa, conquistando il suo biglietto per il Brasile giornata dopo giornata, a suon di gol. Farà l’esterno e, insieme a Cassano, è l’uomo che dovrà mettere le belle palle dentro. Ma attenzione: per il rigore decisivo non scegliete lui, le emozioni rischiano di farlo scivolare sul più bello.

Numero 17 – Ma chi è? Alto, biondo, napoletano: ha centrato l’Europa con il Torino grazie, proprio, agli assist di Cerci, si chiama Ciro Immobile e di mestiere la butta dentro. Nel mondo lo conoscono in pochi perché è giovane, ma è il capocannoniere in carica del campionato di Serie A. Poche ore prima della partenza, il Borussia Dortmund gli ha fatto firmare un contratto lunghissimo e infatti in Germania, ormai, qualcuno lo conosce. In Italia da settembre mancherà, ma i tifosi azzurri sperano davvero che il gigante d’area di rigore possa mostrare tutta la sua gratitudine verso il suo Paese: poeticamente, è la punta più bella che abbiamo.

Numero 22Alberto Insigne, il funambolo. Calcisticamente è nato al fianco proprio di Immobile: loro due (con Verratti, vedi centrocampo) erano i fenomeni del Pescara di Zdenek Zeman che tre anni fa, a suon di gol, conquistò la Serie A. È stato portato da Prandelli per fare il jolly: nessuno può dire quanti minuti possa giocare, ma tanti sono convinti che possa far molto bene. L’anno scorso, in Israele durante gli Europei Under-21, Insigne ammaliò il mondo: sembrava un piccolo-pazzo-fenomeno con i capelli tinti d’oro. Sembrava Sick Boy, l’eroe maledetto che fa sempre quello che vuole.

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Archie Gemmill

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