Destre/6. I partiti perdono il pelo (elettorale) ma non i vizi: frizioni in Fdi Ncd e Forza Italia

20100929193456!I_due_colonnelliHanno voglia a sgolarsi, le Europee per il centrodestra (da Ncd fino a Fratelli d’Italia passando per Forza Italia) si sono risolte in un flop senza precedenti (almeno recenti). Trovare una metafora adatta a raccontare quello che accade adesso, quando c’è da rimanere in piedi in mezzo alle rovine di quella che fu la galassia Pdl, e non scadere nel trito e ritrito riferimento banale è impresa ardua. Perché, in fondo, la situazione originalissima non è. Anzi. 

Un po’ come la regina Maria Antonietta che, a fronte delle insistenze popolari della Francia pre-rivoluzionaria per il pane, consigliò al popolo di saziarsi di brioches, continuando a volteggiare nelle sue rutilanti quadriglie a Versailles. Così, adesso, sembra che il centro e la destra stiano cercando di tamponare le copiose emorragie di consensi proseguendo le loro ‘consuete’ attività litigiose e correntizie consigliando al popolo di saziarsi ai proclami dei “barbari” della Lega Nord e della transalpina figlia d’arte Marine Le Pen.

In Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni ha ostentato ottimismo facendolo ricadere a cascata sulla base, prima illusa da sondaggi super-segreti che davano il partito in crescita inarrestabile e poi inconfessabilmente delusa dal mancato raggiungimento del 4%. Alle amministrative, se possibile, è andata anche peggio. Possibile che in un capoluogo di regione, come Bari, dove la storia della destra non è certo secondaria, la lista di Fdi non abbia raggiunto il 3%?

Ci sarebbe da interrogarsi e invece, proprio in questi giorni, già cominciano le guerre di corrente. Ci si scontra con i vecchi metodi, quelli che risalgono ai tempi delle vacche grasse di An e di quelle obese del Pdl, ma lo scenario è cambiato. In Campania è in programma lo scontro tra titani. Le premesse sono affascinanti e non sfigurerebbero in un film di Quentin Tarantino. Due amici fanno tutto insieme per vent’anni, condividendo gioie, dolori, ambizioni e affanni. Poi litigano di brutto, tutto ciò che è stato si dissolve in una nube densa del fumo delle recriminazioni reciproche. Poi finiscono per ritrovarsi – insieme – a condividere la stessa angusta stanzetta di Fratelli d’Italia. Tra Edmondo Cirielli e Gianni Alemanno, sarà (o meglio, è già) sfida vera. Altro che chiacchiere. E sarà pure un duello che finirà, per forza di cose, per investire direttamente il comitato centrale di Fdi. Panta rei, disse Eraclito da Efeso. Tutto scorre, tutto passa. Tranne la litigiosità della destra italiana.

Forza Italia ha altri problemi, potenzialmente ancora più gravi. Con Berlusconi azzoppato dalle ultime sentenze giudiziarie e, forse, fuori forma, Fi ha visto fagocitare letteralmente il suo elettorato dalle fameliche fauci de-comunistizzate del Pd guidato dal liberal-democristiano Matteo Renzi. Questo, di per sé, sarebbe già il primo problema. Vuoi vedere che i moderati hanno già risolto il nodo gordiano che attanaglia la rediviva compagine azzurra? Vuoi vedere che la successione naturale a Berlusconi non sia affare per le sue figlie né per il ‘cerchio magico’ ma, invece, competa direttamente in capo al Matteo il Magnifico?

Prove di dibattito, in Fi, ci sono. Ma, quando si tocca il tema dei temi, partono gli anatemi. Forza Italia c’est moi, parola di Silvio, il Re Sole del centrodestra italiano che non si rassegna al fisiologico tramonto. L’ultima ‘fronda’ (così la chiamano) è l’ennesimo indizio che compone la prova regina. Stavolta Raffaele Fitto ha trovato un’alleata solida in Mara Carfagna nel chiedere a gran voce le primarie in Fi. Lo hanno spiegato anche a ‘Repubblica’. La controffensiva è partita subito, ‘Libero’ ha scritto della presunta irritazione di Berlusconi all’intervista rilasciata al quotidiano di Ezio Mauro riportando l’ennesima scomunica: “La Carfagna è una traditrice”. Anche lei? Va bene Fini, va bene Alfano, ma adesso la musica sembra diventare monotona. Pochi giorni fa, intanto, la Carfagna – commentando il discreto dato elettorale in Campania, dove Fi ha mantenuto le posizioni piazzandosi davanti al Movimento 5 Stelle – scritto sul suo blog: ”Bisognerà ragionare sulla strada del rinnovamento della classe dirigente, ma questo risultato ottenuto da Forza Italia in Campania è il frutto di un modello di partito che va valorizzato, perché ascolta le istanze del territorio e si fa portavoce delle esigenze dei cittadini, un partito ed un esempio di politica che va tra la gente. Il modello Campania ha funzionato”. Più chiaro di così, non si può. Ma il dibattito sulla leadership sembra bloccato, tabù. Ecco, manco in Forza Italia cambia qualcosa.

Il Nuovo Centrodestra, invece, appare il partito adatto al tenente Giovanni Drogo, il protagonista de “Il deserto dei tartari” capolavoro di Dino Buzzati. In perenne attesa dell’estinzione (politica) di Berlusconi, alla ricerca di spazi nuovi da riempire. Una classe dirigente intera legata ad Alfano e Formigoni, che ha rotto (almeno apparentemente) con il Cavaliere. Nell’attesa di un nuovo scomunicato da accogliere, c’è da dire che – almeno – si sta iniziando a lavorare sui territori e si parte dagli amministratori locali. Ma di nomi veramente nuovi, pochini. Attendono tutti, prima di imbarcarsi nella piattaforma che attende – invano? – la dipartita (politica, ovviamente) di Silvio Berlusconi.

@barbadilloit

Giovanni Vasso

Giovanni Vasso su Barbadillo.it

Exit mobile version