Azzurro Mondiale. Prandelli con l’Uruguay gioca in extremis lo schema patriottico

Alla fine Cesare Prandelli ha giocato la carta patriottica. Per cancellare la confusione tattica che ha bloccato la squadra con la Costa Rica non gli è rimasto che indossare l’abito alla Vittorio Pozzo per dare la carica agli azzurri e al popolo tricolore: “Parliamo troppo di tattica, è controproducente: questa volta contano le motivazioni e l’Uruguay ha un senso patriottico che noi non abbiamo. Ricordiamoci che giochiamo per l’Italia”. L’undici allenato da Tabarez, infatti, incarna un modo carnale di vestire la maglia della nazionale celeste e la provocazione è l’arma segreta di Prandelli per scuotere dal torpore Balotelli e compagni, colpendoli sull’orgoglio di rappresentare una nazione che dal calcio aspetta una leva di riscatto in anni di stringente crisi economica e sociale.

Il girone ostico come alibi?

“Quando fummo sorteggiati, avremmo pagato per essere in questa situazione all’ultima partita. Ora la situazione è questa: siamo ancora in gara, dobbiamo avere solo pensieri positivi. Buffon parla di fallimento in caso di eliminazione? Ho detto alla squadra di non pensare al dopo, siamo troppo concentrati sul domani”.

Gli avversari hanno due cecchini in attacco

Se in rampa di lancio c’è bomber Immobile, l’Uruguay in attacco ha veri fuoriclasse. Una difesa ridisegnata, con l’innesto di Bonucci (in grado anche di offrire una alternativa in fase di impostazione della manovra) dovrà affrontare lo scoglio di una coppia d’attacco tra le meglio assortite del torneo: “Cavani-Suarez – ha aggiunto – sono una delle coppie d’attacco migliori di questo mondiale: noi dovremo essere bravi a non metterli mai in condizione di fare male”. “È un Mondiale aperto, pieno di gol: noi non siamo capaci di giocare per uno 0-0. Se anche subiremo, voglio vedere una squadra capace di reagire e contrattaccare”.

L’appello finale

“Domani – ha concluso – servirà carattere, determinazione, testa. Una vittoria non dipende dalla tattica, ma dalla voglia con la quale vai sul pallone: noi dobbiamo ricordarci che giochiamo per la maglia azzurra”. Il richiamo ad un senso di appartenenza vale più di uno schema o di un innesto azzeccato. Il turno si passa con l’organizzazione unita alla grande concentrazione. L’ultima parola spetta al campo.

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