Premio Strega. Abbate: “La vittoria di Piccolo? Segno della cultura che vive in ginocchio”

fulvio abbate«Adesso che Francesco Piccolo vince il Premio Strega hai capito che la P2 di sinistra può far senatrice perfino una patella?». Per Fulvio Abbate, scrittore anticonformista e patron di “Situazionismo e libertà”, ciò che è avvenuto ieri al ninfeo di Villa Giulia a Roma con la vittoria “annunciata” dell’autore di Il desiderio di essere come tutti è la conferma di una società italiana della cultura immobile, prevedibile, incrostata nelle sue liturgie senza altare. Non potevamo che parlarne con lui.

Abbate, un commento sulla vittoria di Francesco Piccolo al “Premio Strega”.

Una vittoria piccola piccola, vorrete dire…

Da parte sua aveva minacciato un’invasione situazionista al Ninfeo. Come è andata?

Avrei voluto, semmai, irrompere con gli sbandieratori di Situazionismo e libertà con tanto di bandiere con il simbolo disegnato da Wolinski, il più grande autore a fumetti del maggio 68 parigino, ma i ragazzi sono rimasti bloccati al Palio di Siena.

Sei stato impegnato in un confronto aspro sulla questione di quella che ha chiamato “la P2 della sinistra”. Che cosa è riuscito ad ottenere?

Ho fallito in tutto men che in una cosa, la più importante, ossia, come diceva la Pasionaria, che “non si vive in ginocchio”. Sapete che invece molti scrittori addirittura richiedono d’avere perfino i ceci?

Che cosa rappresenta Francesco Piccolo secondo lei?

Il mondo di Piccolo è un film parrocchiale di Nanni Moretti, dove però è concesso pronunciare le parole “pompino”. Non ancora “ingoio”.

Veniamo alla “questione morale per la sinistra nella cultura”. Lei è uno dei pochi a denunciarla da sinistra. Quanto le costa?

Costa a loro, io sono già nella leggenda degli uomini in rivolta cari a Camus, quegli altri, nel migliore dei casi, all’Hotel “Le dune” di Sabaudia a parlare di Cuccureddu con Veltroni.

Ma ha senso, oggi, una manifestazione così autoreferenziale e scollegata dal dibattito sul Paese come il “Premio Strega”?

Lo Strega non è riformabile, è un’abitudine conformista del ceto intellettuale italiano, anzi, romano.

Sarà una piccola consolazione, ma noi tifavamo per lei in questa edizione…

Grazie, siete tutti soci onorari “platinum plus” di Situazionismo e libertà, oppure, come già disse Carlo V: “Todos caballeros”. E sopratutto che leggiate il mio romanzo “Intanto anche dicembre è passato” , uno scrittore esiste soprattutto per le sue parole. Quelle scritte.

@rapisardant

@barbadilloit

Antonio Rapisarda

Antonio Rapisarda su Barbadillo.it

Exit mobile version