Cinema. “Anarchia La Notte del giudizio” bolgia horror in New York

UnknownNegli USA dell’anno 2022 il governo, per limitare la criminalità ed esorcizzare la violenza, ha istituito una sorta di giorno dell’assassinio, un periodo di dodici ore in cui ogni crimine (incluso l’omicidio) è consentito. Al grido “si salvi chi può”, si scatena una lotta feroce in cui la città di New York si trasforma in un autentico campo di battaglia. In questo inferno di fuoco e fiamme, un gruppo di persone, guidate da un uomo in cerca di vendetta, sospinte da varie motivazioni e dall’istinto di sopravvivenza, cercheranno di sfuggire alla morte.

L’idea su cui è basata questa pellicola americana, Anarchia, La Notte del giudizio,  appare abbastanza originale, anche se aberrante. L’immagine d’una società ordinata e senza crimini, è tanto auspicabile quanto utopistica. Uno sfogo regolamentato, ancorché selvaggio e criminogeno, della violenza a scopo catartico, sembrerebbe, di primo acchito, il prodotto balzano e un po’ folle della mente di qualche sceneggiatore dal gusto macabro. Eppure, la funzione da valvola di sfogo delle tensioni sociali e dell’aggressività, compresse dalle regole e dalle convenzioni, è piuttosto antica. Il poeta latino Giovenale usò la famosa formula “panem et circenses”, per alludere ai cruenti spettacoli gladiatori che andavano in scena nelle arene romane, e in cui il popolo dava sfogo alla propria brutalità.

Un concetto antico, quindi, quello riproposto in modo spettacolare, usando un meccanismo narrativo allucinato e frenetico, da James De Monaco. Il film ricorda, nei suoi movimenti di macchina e nella dinamicità delle scene, i video amatoriali girati da testimoni terrorizzati in occasione di disordini e violenze che con gusto degenerato impazzano sul web.

Tra richiami alla nuova generazione dei lungometraggi horror, e vaghe e profane reminiscenze de I Guerrieri della Notte e Arancia Meccanica, il film del regista americano, anche a causa d’una sceneggiatura incerta e piena di iperbole inutili e grottesche, tenta senza riuscirci appieno, di ricreare una società distopica di alienati in cerca d’una redenzione truculenta.

Ci chiediamo allora se sia valsa la pena di girare una pellicola del genere, quando nel 1993 Joel Schumacher scioccò gli spettatori col suo geniale Un Giorno d’ordinaria follia. Ma, più di tutti gli altri illustri predecessori del genere, c’è caro ricordare lo splendido La decima vittima del 1965, girato con maestria da Elio Petri e tratto dal romanzo (The Seventh Victim) di Robert Sheckley. Quello si un film distopico, condotto con sapiente ironia e spirito critico, capace di generare la visione d’un mondo altro e futuribile.

Ecco perché ci pare distante anni luce il modesto Anarchia la Notte del giudizio, dal lungometraggio interpretato da uno straordinario Marcello Mastroianni nelle vesti del biondo giocatore impegnato in un torneo mortale dato in mondovisione. Quello si un film da vedere e rivedere in totale anarchia!

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Max Gobbo

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