Scozia libera. Per la prima volta i sì in testa, il Regno Unito rischia lo sfascio

Schermata 2014-09-07 a 19.08.14Gli indipendentisti sono avanti nei sondaggi ed è la prima volta che accade da quando in Scozia è incominciata la campagna referendaria. A 10 giorni (e qualche ora) dal voto, previsto il 18 settembre 2014, un sondaggio di YouGov per il Sunday Times scuote il Regno Unito che adesso rischia lo sfascio: il 51% degli intervistati dice di voler votare a favore dell’addio definitivo a Londra, il 49% è contrario (gli indecisi sono stati esclusi dal conteggio). L’inaspettato giro di boa è arrivato al momento giusto, proprio quando il countdown è entrato nel vivo: gli indipendentisti, guidati dal primo ministro Alex Salmond e dai suoi uomini dello Scottish National Party, sono avanti e faranno di tutto per restarci anche la sera di giovedì prossimo. Porta a porta, volantinaggi, telefonate ad amici e parenti: insomma, per la Scozia libera vale tutto.

 

Fino a qualche settimana fa veniva raccontata una storia diversa. I ‘Better together’ erano ampiamente in vantaggio (14 punti percentuali un mese fa) ed avevano tutte le carte in regola per far sì che tutto restasse così com’è. Ed invece è bastato che l’estate riscaldasse un po’ l’aria scozzese per ingarbugliare una storia che sembrava scritta. Un ruolo decisivo lo hanno avuto i dibattiti televisivi tra Salmond e Alistair Darling, leader degli unionisti, che a fine agosto si sono scontrati due volte sui canali della BBC: prima un sostanziale pareggio, poi un trionfo di Salmond che da quel momento ha rosicchiato percentuali ora dopo ora.

Secondo il sondaggio pubblicato oggi dal Sunday Times, il fronte del sì è cresciuto di quattro punti percentuali negli ultimi giorni, sorte uguale e contraria per i ‘Better Together’ che hanno mestamente dovuto subire lo storico sorpasso. «Dobbiamo svegliarci», ha detto Darling che ha messo in guardia tutti coloro che pensavano che il risultato del referendum fosse scontato. Il terrore della sconfitta è palpabile: Darling, laburista e Cancelliere dello Scacchiere all’epoca di Gordon Brown, ha ricordato ai suoi che la battaglia non è finita. «L’indipendenza sarebbe per sempre», ha detto, ricordando a tutti l’ovvio: «L’unica possibilità che abbiamo per far restare la Scozia nel Regno Unito è votare no il 18 settembre».

Se non dovesse andare come Darling spera, questa sarebbe la più importante crisi politica del Regno Unito degli ultimi 300 anni. A voler vedere che effetto fa staccarsi da Londra sono gli indipendentisti: Nicola Sturgeon, pasionaria scozzese e vice primo ministro, ha detto che i risultati del sondaggio del Sunday Times sono «eccezionalmente positivi» ma ha aggiunto che il lavoro non è affatto completato. Come sanno bene i militanti dello SNP, i sondaggi si muovono velocemente e non si può trascurare nulla negli ultimi giorni se si vuole davvero vincere. Salmond, intervistato dalla BBC, ha detto che i risultati dei sondaggi possono solo «incoraggiare la campagna per il sì» durante gli ultimi giorni di corsa. «Abbiamo avvicinato persone che non si sono mai occupate di politica» ha detto il primo ministro perché la volontà era quella di far capire agli scozzesi «di poter avere il futuro della Scozia nelle loro mani», non di far parte di un progetto politico legato ad un singolo partito.

Quel sogno, adesso, è ad un passo. Le percentuali cambieranno, potrebbero allungarsi o essere ribaltate in pochi giorni, ma da oggi gli indipendenti sanno di non essere dei visionari. Hanno scelto di lottare per l’indipendenza con le armi della politica; hanno votato più volte nel ‘900, hanno perso e vinto. Ora vedono il traguardo, il finale sarà palpitante, ma in palio c’è il futuro: se si arriva primi cambia tutto. In Scozia, nel Regno Unito e in Europa.

Archie Gemmill

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