Latest YouGov #IndyRef poll for the Sunday Times: YES 51% (+4), NO 49% (-4) – http://t.co/Byl40sBuiS pic.twitter.com/6wR4h0nD9X
— YouGov (@YouGov) September 6, 2014
Fino a qualche settimana fa veniva raccontata una storia diversa. I ‘Better together’ erano ampiamente in vantaggio (14 punti percentuali un mese fa) ed avevano tutte le carte in regola per far sì che tutto restasse così com’è. Ed invece è bastato che l’estate riscaldasse un po’ l’aria scozzese per ingarbugliare una storia che sembrava scritta. Un ruolo decisivo lo hanno avuto i dibattiti televisivi tra Salmond e Alistair Darling, leader degli unionisti, che a fine agosto si sono scontrati due volte sui canali della BBC: prima un sostanziale pareggio, poi un trionfo di Salmond che da quel momento ha rosicchiato percentuali ora dopo ora.
Secondo il sondaggio pubblicato oggi dal Sunday Times, il fronte del sì è cresciuto di quattro punti percentuali negli ultimi giorni, sorte uguale e contraria per i ‘Better Together’ che hanno mestamente dovuto subire lo storico sorpasso. «Dobbiamo svegliarci», ha detto Darling che ha messo in guardia tutti coloro che pensavano che il risultato del referendum fosse scontato. Il terrore della sconfitta è palpabile: Darling, laburista e Cancelliere dello Scacchiere all’epoca di Gordon Brown, ha ricordato ai suoi che la battaglia non è finita. «L’indipendenza sarebbe per sempre», ha detto, ricordando a tutti l’ovvio: «L’unica possibilità che abbiamo per far restare la Scozia nel Regno Unito è votare no il 18 settembre».
Quel sogno, adesso, è ad un passo. Le percentuali cambieranno, potrebbero allungarsi o essere ribaltate in pochi giorni, ma da oggi gli indipendenti sanno di non essere dei visionari. Hanno scelto di lottare per l’indipendenza con le armi della politica; hanno votato più volte nel ‘900, hanno perso e vinto. Ora vedono il traguardo, il finale sarà palpitante, ma in palio c’è il futuro: se si arriva primi cambia tutto. In Scozia, nel Regno Unito e in Europa.