Cultura/libri. I “Conservatori europei” di Malgieri al tempo della decandenza

viandante“Il conservatorismo, oltre che una dottrina politica, è un sentimento spirituale e una tendenza culturale. La consapevolezza di vivere per lasciarsi qualche cosa dietro, formare un’eredità riconoscendo, al tempo stesso, di essere eredi, è un modo di guardare alla vita in una forma che trascende e contemporaneamente la rinnova”: Gennaro Malgieri, già direttore del Secolo d’Italia e dell’Indipendente, indica una strada rivoluzionario-conservatrice alla politica del nuovo millennio e per questo ha raccolto per le edizioni del Borghese una raffinata antologia di autori di respiro conservatore, da Ernst Junger a Oswald Spengler, passando per Arthur Moeller van den Bruck fino a Edmund Burke e Roger Scruton.

Il saggio introduttivo dell’intellettuale campano, diviso tra Roma,Parigi e le antiche radici, è un viaggio nel conservatorismo come “sentimento spirituale”, passando per le innovatrici e dinamiche formule creative, differenti dal “tradizionalismo inerte”, rilevando anche l’anima sociale di questo filone di pensiero (Benjamin Disraeli). Riprendendo le considerazioni di Robert Nisbet, Malgieri punta a tenere separata l’identità composita dei conservatori da quella dei liberali e neoliberali.

L’opera focalizza anche la rilevanza del conservatorismo in Italia (Enrico Corradini, Alfredo Rocco, oltre ad un’area più vasta nella quale racchiudere Giuseppe Prezzolini, Panfilo Gentile, Leo Longanesi e Giovanni Ansaldo tra gli altri): al di là dell’assenza di un partito conservatore vero e proprio, questo fronte ha avuto scarso appeal sul piano elettorale, mentre è stato di ispirazione per intere generazioni di scrittori e intellettuali.

Ernst Junger

L’approdo del volume è la riflessione sulla decadenza dell’Europa, che – scrive Malgieri – unisce pensatori antitetici come Alain de Benoist, André Glucksmann e Regis Debray: di sicuro, seguendo l’itinerario di Junger, rimaniamo “al tornante tra due epoche, un tornante il cui significato è paragonabile a quello del passaggio dall’età della pietra all’età dei metalli”. E la riscrittura degli scenari esistenziali (una volta si chiamavano Weltanschauung) non spetta solo alla megamacchina della globalizzazione economico-finanziaria, ma soprattutto agli intellettuali, ormai relegati a comparse nei talk show mentre il loro ruolo di prefiguratori di destini e innovatori, mai come adesso, risulterebbe davvero prezioso.

*Conservatori europei del novecento, di Gennaro Malgieri (pp.265 euro 18, edizioni Il Borghese)

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Michele De Feudis

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