Lavoro. Ugl allo sbando per crisi d’identità e scarsa autonomia dalle precedenti guide

uglIndubbiamente, l’Ugl non sta passando un bel momento della sua storia: che è breve, se rapportata al suo anno di formale fondazione (1996) ma è lunga se si considera anche la sua matrice che era la Cisnal, il sindacato ispirato ai valori nazionali e “rivoluzionari” degli assetti socio-economici indicati da Filippo Corridoni, fondata nel 1950.

Cos’è successo, allora? E’ successo che l’assenza voluta di un dibattito ed anche di un possibile eventuale scontro dialettico interno ha portato nel 2010 all’elezione – “per acclamazione” su indicazione del precedente segretario generale – di un sindacalista che, pur avendo avuto una certa capacità ed esperienza nella categoria alla quale apparteneva (metalmeccanici) ed alla fabbrica in cui lavorava (collegata della Fiat), non era certamente la persona più idonea, per scarsa conoscenza della macchina confederale, per carenza di preparazione tecnica sulle più importanti tematiche giuridico-economiche inerenti ai rapporti di lavoro, per assenza e mancata condivisione della storia della Confederazione, a divenire segretario generale.

Inoltre, l’amplissima libertà e la totale discrezionalità affidata da uno statuto (totalmente da rivedere) al segretario generale l’ha indotto, mal consigliato o d’intesa con altri e comunque senza alcuna informazione preventiva o successiva agli altri dirigenti, ad utilizzare in modo personale risorse finanziarie della Confederazione, ossia molto più prosaicamente i contributi che i lavoratori iscritti versano ogni mese con trattenuta sulla busta paga.

Dinanzi a questo scandalo, che i media hanno giustamente riportato ed evidenziato per la sua gravità, ed a seguito delle inevitabili dimissioni, il 25 e 26 luglio (date infauste nella storia italiana…) il Consiglio Nazionale dell’Ugl ha eletto, a larghissima maggioranza per effetto della confluenza in segno di responsabilità di gruppi di delegati che avevano altri candidati, un nuovo segretario generale nella persona di Geremia Mancini, una persona rispettabile per la precedente attività svolta nel sindacato.

Purtroppo però quest’elezione non ha dato i frutti sperati per diversi motivi: la persistenza, all’interno della segreteria confederale, delle divisioni emerse nel consiglio nazionale; le difficoltà di diversa natura – non solo tecniche! – nell’accertamento della situazione finanziaria della confederazione e soprattutto del bilancio della gestione precedente; una certa mancanza di autorità, peraltro indispensabile in questa situazione difficile, del nuovo segretario generale, hanno portato alle sue dimissioni ed alla convocazione di un nuovo consiglio nazionale per questo mese di ottobre.

Logico sbocco di tutta questa complessa vicenda, iniziata il 15 aprile con la perquisizione della Guardia di Finanza e l’incriminazione di Giovanni Centrella, è l’indizione del congresso nazionale anticipato prevista per i primi mesi del prossimo anno, con tutti gli adempimenti conseguenti (segreteria e regolamento del congresso, modifiche statutarie, documento programmatico, presentazione candidature). Al momento è difficile dire quale sarà la conclusione del prossimo consiglio nazionale, ma le possibilità sono solo due: o la permanenza in carica di Geremia Mancini come segretario fino al congresso, oppure l’elezione di un nuovo segretario il più possibile “super partes” con l’unico compito di fare trasparenza sulla situazione finanziaria ed indire il congresso.

E’ questa certamente una fase difficile, come spesso le organizzazioni attraversano. Certamente nell’Ugl pesa anche il fatto – anomalo rispetto a tutte le altre confederazioni sindacali – della persistente influenza dei precedenti segretari generali su una parte dei dirigenti, condizionando quindi un franco dibattito interno per determinare il futuro del sindacato. D’altra parte, bisogna pur dire che, al di là di questa vicenda molto negativa sotto tutti i punti di vista, nel territorio nazionale e nelle categorie i rappresentanti aziendali dell’Ugl ed i dirigenti delle varie categorie svolgono un’intensa, attiva e spesso determinante azione sindacale a tutela dei loro iscritti e dell’occupazione nelle aziende interessate.

Ma, a parere dello scrivente, il vero problema dell’Ugl, come forse anche delle altre forze sindacali, è la progressiva perdita d’identità. Avevamo detto in apertura la discendenza dell’organizzazione dalla Cisnal, addirittura dal “sindacalismo rivoluzionario” corridoniano, il che comporta innanzitutto una certa cultura storico-sindacale basata su una concezione ideale della vita personale, nazionale e del lavoro, ma anche una profonda conoscenza delle linee guida fondamentali del diritto del lavoro e della tutela dei singoli lavoratori sotto tutti gli aspetti. E poi, la concezione della “partecipazione” a livello aziendale, non tanto per “gli utili” che spesso non ci sono ma piuttosto affinché lo sviluppo aziendale non avvenga ai danni dell’occupazione e soprattutto per il mantenimento in Italia della stessa azienda a vantaggio non solo degli occupati ma dell’intera economia nazionale.

Questo significa anche approfondire la conoscenza dei meccanismi perversi della globalizzazione dell’economia e della finanza, per combatterli: argomento, questo, oggetto dei documenti programmatici dell’Ugl approvati in tutti i suoi congressi.

Ebbene, ci sembra che questo fondamentale substrato storico e culturale, economico e politico, stia venendo meno tra i quadri dirigenti della Confederazione, quadri spesso emersi per vicende ed azioni sindacali da loro effettuate con capacità, ma abbandonati a loro stessi e non formati per quanto riguarda le finalità anche etiche del sindacato al quale appartengono. Insomma, spesso non si capisce quale sia l’identità specifica e la motivazione per cui si appartiene all’Ugl e non ad un’altra sigla sindacale.

Ecco quindi i veri problemi attuali dell’Ugl: da un lato, certamente, dare un assetto stabile al vertice riformando lo statuto ed assicurando la continua trasparenza sulla gestione finanziaria; dall’altro, riscoprire e riattivare le finalità originarie del sindacato, in modo che tutti i suoi dirigenti a qualsiasi livello possano esserne testimoni e protagonisti consapevoli.

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Nazzareno Mollicone

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