Fotografia. Beatrice Perticaroli: “La tecnica non conta, io mi occupo di emozioni”

unnamed “Buone foto? Occorrono l’idea, buon occhio e cuore per riuscire a trasmettere la propria anima attraverso un apparecchio”. Basterebbe questa riga e mezza per descrivere Beatrice Perticaroli, fotografa marchigiana di ventitré anni, già vincitrice di numerosi premi e tra i pochi foto reporter a poter vantare un’uscita sul National Geographic Italia.

Una recente mostra a Senigallia, sua città natale, ci offre la possibilità di parlare con lei e di conoscere cosa la affascini di obiettivi e corpi macchina.

Beatrice, vuol parlarci della sua mostra al Foro Annonario?

“Con piacere! Domenica 28 Settembre è avvenuto l’ex-pose your self, una mostra di poche ore per la giornata della fotografia, in collaborazione con l’associazione Sena Nova e il Gruppo Fotografico “Primo Piano” di Senigallia. E’ stata una bella occasione per mostrare a tutti i miei progetti più importanti, mettendo sul tavolo me stessa e la mia arte, la mia passione e la mia creatività. L’intento che ho sempre avuto, attraverso la fotografia, è quello di far conoscere i miei pensieri ed emozioni ed emozionare al tempo stesso chi le osserva. Un progetto, realizzato nel 2012, si chiama “Il Souvenir della Vita”: si tratta di un percorso non finito che individua la vita come un viaggio, in cui ogni soggetto fotografato porta con sé un oggetto rappresentativo dei propri sogni, ricordi, traguardi (passati, presenti e futuri). Il secondo progetto, che ho esposto, realizzato alla fine del 2012, è “Il diario di Pandora”: le immagini, una decina, ripercorrono alcuni passi del libro omonimo di Giulia Zampa, rappresentandone i passaggi chiave del racconto che narra di un periodo difficile della vita della protagonista”.

Ha riscosso un buon interesse di pubblico?

“Assolutamente si! Non ho avuto un attimo di noia, poiché vi era sempre molta gente, interessata e pronta a farmi domande o ad esporre commenti”.

Al di là della mostra, quali sono i soggetti che ama di più fotografare?

“Amo le persone, perché sono quelle che hanno da raccontare molto più di tutto il resto, hanno dei veri mondi nei loro occhi; però sono anche una appassionata di paesaggi, colorati e sempre diversi”.

Studia a Firenze per diventare architetto, ma c’è anche la fotografia nella sua vita. Cosa le piace di corpi macchina e obiettivi?

“Negli ultimi anni non mi sono mai separata dalla mia reflex Canon e dai miei due obiettivi, grandangolare e teleobiettivo. Io ho sempre cercato di mettere la fotografia un po’ ovunque nella mia vita, negli studi, nel lavoro, nel mio tempo libero. Ho iniziato con una compatta kodak vecchia di mio papà, e credo che per fare delle foto belle, e per belle intendo che regalino emozioni ed emanino messaggi, non servono moltissimi elementi. Bisogna prima di tutto, e me lo hanno insegnato molti e bravi fotografi, anche di Senigallia, avere l’idea, buon occhio e cuore per riuscire a trasmettere la propria anima attraverso un apparecchio. E’ solo se ti guardi dentro che vedi il mondo”.

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Marco Petrelli

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