Calcio. Giovinco la formica atomica non spicca il volo, schiacciata dal peso del predecessore

giovincoIl destino di Sebastian Giovinco: un talento prigioniero del passato e dei fischi che nemmeno un bel gol può silenziare. Pure il suo soprannome ‘Formica Atomica’ è preso in prestito dal retaggio della Juventus: appartenne, prima che a lui, al portoghese Rui Barros, l’inesauribile mediano lusitano che giocò in Italia alla fine degli anni ‘80.

Il grande spettro che impedisce all’eterno ragazzino di sbocciare è quello del mitico Alex Del Piero, spedito dal nuovo corso della dirigenza bianconera dall’altro capo del mondo, in Australia, senza tanti complimenti. Da anni viene proclamato come l’erede di Pinturicchio. E lui, Giovinco, riesce a pareggiare Del Piero – agli occhi dei tifosi della Vecchia Signora – solo nella celeberrima considerazione dell’avvocato Gianni Agnelli, quella sull’attesa spasmodica per Godot. E forse per questo che il funambolino – che ha segnato un gol fenomenale su schema da calcio da fermo contro il Siena – non riesce ad esprimersi al meglio; oppure si tratta di un’eredità troppo grossa per lui, passerotto del centroattacco tutto finte e dribbling che finiscono per indispettire compagni e spettatori, specialmente quando non hanno l’esito sperato. Un destino pesante anche per chi ha cercato di esorcizzare i paragoni evitando di indossare il ‘10’ preferendo il ‘12’, la maglia del secondo portiere, del comprimario per eccellenza.

I fischi a Giovinco hanno indotto l’allenatore Antonio Conte a prendere pubblicamente le sue difese. E lui, Conte, sa bene cosa vuol dire lavorare nell’ombra – da calciatore – al fianco del talento puro e cristallino. E sa che un’eredità del genere può costituire una rendita a vita ma pure un’ingombrante fardello da eterno secondo, irrealizzato. E sarebbe questo il vero peccato.

Giovanni Vasso

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