Calcio. Magie, sogni e barrios: il genio nazionalproletario Tevez torna nella Seleccion

Tevez in NazionaleCarlos Tevez torna tra i convocati della Nazionale argentina. L’ultima volta fu il 17 luglio 2011: in quell’occasione la Selección uscì di scena ai rigori dalla Coppa America per mano dell’Uruguay e l’Apache sbagliò proprio il penalty decisivo. A oltre tre anni di distanza, l’attaccante della Juve sembra un altro giocatore, rigenerato dalla fin qui esaltante avventura in bianconero. Il cittì Gerardo Martino ha deciso di chiamarlo per l’amichevole con la Croazia in programma domani a Londra, dopo che il suo predecessore Alejandro Sabella aveva fatto orecchie da mercante nonostante autentiche sollevazioni popolari.

Un’opportunità che Tevez non ha alcuna intenzione di prendere sotto gamba. L’Apache, dopo la vittoria della Juve contro il Parma appariva emozionato: “Non sono certo uno stupido. Sapevo bene che prima non era ancora il momento per un mio ritorno in Nazionale, non c’erano le condizioni giuste. Adesso, invece, è il momento opportuno e a questo punto della mia carriera ritorno questa convocazione un premio”.

Con la maglia dell’Argentina, Tevez potrà giocare al fianco di uno dei più grandi campioni della storia del calcio, Lionel Messi.

“Lui è il numero uno al mondo – rivela l’Apache -. E questo lo penso e lo dico da parecchio tempo. Giocare con lui è il massimo piacere che possa capitare ad un calciatore”.


COME DIEGO. Domenica 9 novembre 2014 Carlos Tevez, attaccante della Juventus, ha segnato un bellissimo gol nella vittoria per 7 a 0 della sua squadra contro il Parma. Tevez, sul punteggio di 3 a 0 per la Juve, ha preso palla a centrocampo, ha superato due uomini del Parma, ha dribblato un terzo difensore e ha spiazzato il portiere Mirante. Una rete che evoca le magie del Pibe de Oro, Diego Armando Maradona, a Messico ’86. “Sapevo che dovevo liberarmi dell’uomo alle spalle. Poi ho vinto l’uno contro uno, mi sono allargato alla mia destra e sapevo che il portiere non poteva aspettare a buttarsi perché correvo molto veloce. Ma lasciamo stare Maradona, per favore. Lui è stato Maradona”, ha spiegato Tevez.

IL BARRIO NEL CUORE. Non dimentica mai le sue origini, tiene a ricordare da dove viene, dalla periferia di Buenos Aires, dal quartiere Fort Apache, di cui è orgoglioso. Non si nasconde dietro ad un dito, quando dichiara che il calcio è stata la sua fortuna, che l’ha salvato da un futuro pieno di violenza e dalla morte, sebbene uscito da quella realtà,  non ha dimenticato e si è coinvolto in azioni benefiche a favore dei bambini e dei poveri del suo quartiere, una volta in Italia,  non ha esitato a voler incontrare Papa Francesco, il Papa argentino di origine italiane, proprio per parlare del loro paese, delle contraddizioni e su come riuscire ad aiutarlo. Gol e spogliarello con dedica ai senzatetto: l’Apache ci ha così abituati alle dediche ai “barrios” di Buenos Aires. L’uomo del popolo è tornato ed ormai sembra l’eroe dei due mondi: venerato in Argentina per il suo impegno a favore dei più poveri e acclamato in Italia per le sue giocate.

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Mario Bocchio

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