Il caso. Se Il Venerdì di Repubblica tesse le lodi delle Sentinelle in Piedi

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Le Sentinelle in Piedi “sfondano” a sinistra, si sarebbe detto una volta. Oggi su Il Venerdì di Repubblica, Filippo Ceccarelli – firma del politico e notista illustre – ha elogiato lo stile delle manifestazioni del movimento che ha portato in Italia le istanze dei francesi di Manif pour tous. “Peccato per il nome: Sentinelle in Piedi. “Sentinelle” – scrive Ceccarelli -, in effetti tradisce un retropensiero militaresco, oltretutto gravato da una impostazione obiettivamente conservatrice”. Dopo questa premessa, il commentatore, nella rubrica “Indizi neurovisivi”, evidenzia la forza della narrazione civile delle Sentinelle. “Si coglie l’occasione per dire che le forme di protesta messe in atto dalle Sentinelle in piedi sono molto civili, molto ragionevoli, molto “diverse”, molto belle e forse anche efficaci”.

Veglianti a Bergamo

L’estetica della politica

La riflessione di Ceccarelli si sofferma sull’estetica della politica: “Le forme, appunto, perché sulle motivazioni e dunque sulla sostanza (contro la legge sull’omofobia e le sue pretese conseguenze liberticide) ci si riserva un giudizio differente se non opposto. Ma certo l’immagine fa riflettere sulla maturità di una manifestazione che prevede la distanza di uomini e donne immobili, distanziati, in silenzio, che leggono un libro”. “La coreografia – continua il giornalista – esprime essenzialità tanto intensa e preziosa quanto più normalmente chi manifesta lo fa ammucchiandosi in movimento, serrando le fila, facendo massa pure con carriaggi, bandiere, cartelli, striscioni, e strepiti, fischietti, trombe, altoparlanti e comunque una giostra di colori. Adesso poi vanno di moda i fumogeni, le vernici, il lancio di uova e anche qualche improvvida manganellata di poliziotti bardati come robot”.

La forza gentile di una milizia dello spirito

Infine coglie la scelta di militanza spirituale che sottende all’impegno delle Sentinelle: “La potenza della foto sta proprio nel ribaltamento dei modelli vigenti. Al posto di una esibizione di forza ci sono individui motivati ma inermi. Non ribellione, né lamentela, né beffa. La dignità piuttosto della testimonianza. E leggere come pregare, forse”.

 A volte le verità fioriscono, perdonateci la citazione di un leader politico della Prima Repubblica, proprio nei posti più impensati e allora viene voglia di gioire. In questo caso “la verità” si materializza sulle colonne di un giornale che ha fatto di un certo laicismo la sua bandiera. La libertà intellettuale e l’onestà di Ceccarelli diventa così una lezione per il dibattito culturale italiano: è possibile – anche da sinistra – rispettare chi dissente, chi non si intruppa, diffida delle nuove ideologia (compreso l’onnipresente gender) e sceglie di incarnare una differente Weltanschauung.

Ps Alla prossima manifestazione delle Sentinelle (magari in Puglia) vorrei partecipare leggendo un saggio senza tempo, mai come adesso attuale: Il trattato del ribelle di Ernst Junger.

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Michele De Feudis

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