Libri. “La Francia di Vichy” di Maurizio Serra e la stagione culturale di Parigi

vichy(1)Nel giugno del 1940 la Francia fu presto invasa dalla Germania nazionalsocialista che la occupò fino al 1945, con l’esodo di milioni di civili da una parte all’altra dell’”Esagono”. In quegli anni di occupazione accaddero due fenomeni particolarmente strani e inediti al tempo stesso: una progressiva e sempre maggiore adesione di Francesi alle ideologie antidemocratiche in parallelo alla crescita di simpatia verso l’occupante e il continuo fermento culturale nella Ville Lumière.

Le due cose unite dettero vita al Collaborazionsimo degli intellettuali (oltre che di militari e militanti) che aderirono alla politica dei Tedeschi schierandosi contro la democrazia e i Paesi che della democrazia erano i campioni, come Gran Bretagna e Stati Uniti.

Maurizio Serra, diplomatico, storico ed esperto di storia e cultura francese, ha pubblicato un volume che ricostruisce sia la genealogia dei sentimenti antidemocratici sia le direttrici politiche e culturali di alcuni fra i maggiori scrittori e intellettuali che aderirono alla causa nazista. Con la nascita dello Stato di Vichy, il maresciallo Pétain, che si incaricò di portare a termine una “Rivoluzione nazionale” sembrò agli occhi dei Francesi come l’uomo forte che intendeva preservare una buona parte della Sovranità nazionale salvando la Francia, nonostante l’occupazione, per la seconda volta (dopo il 1916 a Verdun). Basandosi su “Patria, Lavoro, Famiglia” il vecchio generale voleva veicolare il progetto di Rivoluzione nazionale rifondando la Francia ricollegando alla modernità un sentimento nazionale e antidemocratico nemico dei valori della Rivoluzione francese. Pétain riscosse un grandissimo consenso anche se il proprio progetto non andò in porto per gli esiti della seconda guerra mondiale ma anche perché i tedeschi controllavano comunque ogni mossa. Maurizio Serra ricostruisce la storia di Vichy ma soprattutto, e questo è il pregio maggiore dell’interessante libro prefato da Francesco Perfetti, la dinamica che permise il coagularsi di una nuova destra distante da quella tradizionale e monarchica che vedeva nella propria genealogia l’Action Française. In questa nuova destra con non pochi richiami anche a un socialismo lontano dal materialismo e dalla lotta di classe e quindi con molte assonanze con il fascismo, vari autori si ritrovarono naturalmente nel progetto nazionalsocialista.

Maurizio Serra

Parigi viveva una straordinaria vita culturale nonostante la guerra, nonostante l’occupazione, tanto che solo nel 1942 furno girati nella capitale francese ben 72 film, le case editrici sfornavano libri a ritmo serrato, fu l’anno de Lo straniero di Camus, dell’Antigone di Anouilh, della versione integrale di Gilles di Drieu La Rochelle, di Le macerie di Lucien Rebatet.

Molti intellettuali, quindi, sposarono la causa del nazionalsocialismo, alcuni direttamente e collaborando fattivamente, altri, come a esempio Louis-Ferdinand Céline, convintamente nazionalista e antisemita, non collaborarono ma vedevano con più favore certamente la vittoria della Germania piuttosto che degli Alleati. Per loro era anche una sfida alle società democratiche e alla visione borghese della vita, con una critica serrata all’Occidente materialistico e alla “corrosiva” “contaminazione ebraica”. Bisogna anche tener conto che la tradizione antiebraica era molto viva in Francia più che in Germania sin dall’inizio dell’Ottocento e si diffuse particolarmente nel periodo dell’Affare Dreyfus. Un sentire che trasportava il nazionalismo francese, molto vivo negli anni Trenta, in una dimensione europea, come in particolare nei casi di Rebatet e Drieu la Rochelle, superando le concezioni di destra e sinistra come la geografia politica sino ad allora le aveva intese.

*La Francia di Vichy. Una cultura dell’autorità, di Maurizio Serra Edizione Le Lettere 2012, pagg. 294, euro 28,00

 

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Manlio Triggiani

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