Libri. “Fantascienza italiana” della Iannuzzi: un viaggio letterario

fantascienza_ita_531f64e3c7585

Una cosa è certa, vi sono libri e libri: alcuni scritti bene e altri scritti male – come voleva Oscar Wilde – , e tanto per essere prosaici, libri superflui ed altri necessari. Ecco, quello scritto da Giulia Iannunzzi è un libro indispensabile, perfino utile, per tutti gli amanti della fantascienza e per i suoi operatori (che spesso va detto, si identificano). Ma è soprattutto un libro importante per tutti coloro che poco conoscono di SF e intendono approcciare col genere.
Se poi s’aggiunge che il volume edito dalla milanese Mimesis risulta anche interessante e godibile c’è di che stupirsi. Ma come, un saggio sulla fantascienza italiana del ventennio cinquanta/settanta che non è una noia mortale destinata unicamente a vecchi cultori del genere o a qualche lettore dai gusti vintage? E già, perché la fantascienza in generale è considerata (qui da noi) una cosa di nicchia, un passatempo da cervellotici sognatori tecnologici. Insomma non è di gran moda come altri tipi di narrativa. Figuriamoci poi quella italiana, vera cenerentola storica d’un’editoria malata d’esterofilia.
Ma vi fu un’epoca eroica, in cui schiere di coraggiosi argonauti del fantastico vollero cimentarsi nel genere senza curarsi troppo delle mode e del mercato. Fu quella un’epopea entusiasmante, fatta di raggi laser, e razzi supposta: il ventennio d’oro della SF italiana.
E allora, come raccontare alle nuove generazioni questo passato luminoso, ancorché remoto, senza che il tutto apparisse un’operazione nostalgica? Qui entra in scena la Iannuzzi studiosa di fantascienza e intelligente saggista, che utilizzando il metodo della ricerca scientifica, e senza scadere nel didascalico, accompagna il lettore attraverso due decadi cruciali della fantascienza nazionale.
La cosmologia del suo libro è quella delle riviste di settore, degli autori e dei dibattiti (spesso accesi) che caratterizzarono questo importante lasso temporale.
Da Urania a Oltre il Cielo, da Galassia a Futuro, fino a Robot; la Iannuzzi tratteggia, con abilità, tratto documentaristico e puntualità accademica, il quadro generale del mondo delle pubblicazioni specialistiche di quegli anni. Sono storie di editori coraggiosi, d’esperimenti arditi, talora fallimentari, di autori italianissimi che per pubblicare si celavano dietro nomi anglosassoni; un po’ come, nei secoli passati, usavano fare le scrittrici adottando pseudonimi maschili.
Erano gli anni della corsa allo spazio, quelli della guerra fredda, della lotta per la supremazia tecnologica tra USA e URSS che culminerà collo sbarco sulla luna. Era tempo di fermenti intellettuali, di rivoluzioni culturali (e non solo). L’astronautica era il mestiere che tutti sognavano di fare, la missilistica la nuova scienza che prometteva di portarci fin sulle stelle. E gli italiani popolo di poeti, di navigatori e trasmigratori sognavano l’avventura spaziale.
Sorsero allora tante realtà editoriali, alcune fortunate altre meno: sfolgorii meteorici d’una notte d’estate.
E poi i protagonisti di quel sogno, gli autori. Furono in tanti, famosi e misconosciuti, ancora attivi e altri scomparsi inghiottiti dal tempo e dall’indifferenza. Ma poco importa, il libro della Iannuzzi, straordinariamente documentato e dal taglio critico impeccabile, fa giustizia di tutto e di tutti, senza trascurare niente, senza indugiare troppo su nessuno.
Il suo è un volume che racconta la nostra fantascienza, una storia tutta italiana che nulla ha da invidiare a quella d’oltreoceano. La nostra SF fu tante cose: profetica, visionaria, originale e forse anche un po’ ingenua. Si ingenua come ogni creatura dai recenti natali. Ma fu soprattutto ardita, perché osò guardare alle stelle quando la luna era ancora lontana e i computer dei marchingegni misteriosi.
Giulia Iannuzzi ci racconta quest’avventura fantastica, parlandoci d’un domani che poi è l’oggi, d’un mondo che fu immaginato e che in parte è divenuto realtà. E lo fa bene, perché la sua scrittura è lucida e onesta come dovrebbe essere quella d’un vero saggio: ma è anche appassionata, e vitalissima come può esserlo solo un sentito omaggio a un tempo glorioso e mai dimenticato.

*”Fantascienza italiana. Riviste, autori, dibattiti dagli anni Cinquanta agli anni Settanta” di Giulia Iannuzzi (pp.359, Mimesis)

@barbadilloit

Max Gobbo

Max Gobbo su Barbadillo.it

Exit mobile version