L’abbecedario. La settimana politica tra un “appello”, il “caudillo” e Matteo Renzi

Matteo RenziAppello. Se c’è una mossa che svela lo stato di frustrazione della rive gauche è quella di ricorrere come extrema ratio all’appello degli intellettuali. Remo Bodei, Roberta de Monticelli, Salvatore Settis e Barbara Spinelli: cotante menti hanno dovuto inginocchiarsi alla canea “cripto fascista” dei grillini nel tentativo disperato di convertirli al governo con il Pd. Grillo, da par suo, ha commentato con una risposta che cita Gaber («gli intellettuali fanno riflessioni considerazioni piene di allusioni allitterazioni, psicoconnessioni elucubrazioni, autodecisioni») ma che, più o meno, ricalca una delle risposte geniali di Carmelo Bene: una pernacchia.

Chavez Hugo. Il caudillo non c’è più. Il Venezuela è chiamato a farcela adesso senza il comandante che ha risollevato l’orgoglio nazionale e ridato il gusto della sovranità a una porzione importante di America Latina. Una scia di ammirazione, verso l’ex parà dalle umili origini e dalla vitalità dirompente, che ha contagiato l’immaginario di Hollywood, i media occidentali. E in Italia? Nei grandi giornali nostrani si dibatte invece se tecnicamente il più volte eletto Chavez possa essere considerato un “dittatore”. A destra ancora peggio: si discute se, proprio per i motivi di cui sopra, debba essere considerato un “comunista”.

Fli. Il partito che “fu” (sempre i soliti maligni, ndr) ha celebrato il proprio processo politico interno dopo il flop alle Politiche. In molti si aspettavano lo scioglimento seduta stante, ma Gianfranco Fini, invece, ha invocato addirittura l’ennesima mutazione del partito in previsione di una nuova stagione. Dalla biblica “traversata nel deserto” passando alla mitologica “odissea (nel montismo)”, l’ex leader di An ha chiesto un altro sforzo titanico alle truppe futuriste: «Faremo un’assemblea – ha spiegato – per rilanciare il partito contro il berlusconismo, in direzione di una destra repubblicana, garbata, legalitaria, europea, dei diritti. Siamo intesi? Ehm…ragazzi…? Ragazzi..? Dove siete finiti…?».

Intercettazione. Alla fine quella frase di Piero Fassino («abbiamo una banca?») captata in una conversazione con il banchiere del’Unipol Giovanni Consorte è risultata illecitamente pubblicata su il Giornale. Trattasi, insomma, di reato punibile con dura sentenza pubblicare un’intercettazione coperta da segreto istruttorio su un qualsiasi quotidiano. È così, non è una barzelletta. Smettetela di ridere!

Renzi Matteo. Il rottamatore, il più odiato dall’establishment del Pd, sembra l’unico in grado di risollevare le sorti del centrosinistra italiano dalla sindrome della non-vittoria. Matteo, adesso, non è più il corpo estraneo alla sinistra ma addirittura la carta con la quale poter mettere in scacco, rispettivamente, Grillo e Berlusconi. Avvistati alla corte del fiorentino sindaco addirittura schiere di “giovani turchi” – l’ormai ex corpo scelto di Bersani – pronti a rivedere le posizioni su partito leggero, socialdemocrazia e identità forte. Pronti oltretutto, come solo Barbadillo è in grado di svelare, a riabilitare La Ruota della fortuna, il nazionalpopolare telequiz di Mike Bongiorno dove il giovane Renzi gareggiava. Pronta anche la versione revisionista targata Pd: “Già ai tempi Matteo prendeva i soldi da quel cattivone del Cav per darli ai poveri…”.

Antonio Rapisarda

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