Il caso. “Sottomissione” di Houellebecq ritratto fantapolitico della decadenza europea

SottomissioneCopertinaAll’inizio, l’ampiezza dei riferimenti culturali e l’attorcinarsi di ironie e nostalgie nell’io narrante può trarre in inganno. Fra Huysmans e Péguy, Guénon e Nietzsche, Léon Bloy e Marine Le Pen, sembra che Houellebeck si diverta a coinvolgere il lettore in un labirinto di allusioni e illusioni politiche e intellettuali. Bisogna superare la metà delle trecento pagine dell’edizione originale di Sottomissione (più o meno all’altezza della seconda o terza fellatio di questo romanzo in cui il sesso, ma un sesso compulsivo e triste, ha uno spazio non secondario rispetto all’ideologia) per capire che la realtà è molto diversa.

Sottomissione è sì un testo di fantapolitica, divenuto meno fantastico e più politico dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, è sì un raffinato divertissement intellettuale incuneato nella grande tradizione francese del romanzo filosofico, da Voltaire in poi, è sì un apologo spietato sull’opportunismo del mondo accademico e un grido d’allarme sul rischio che l’arco costituzionale transalpino, in nome dell’antifascismo, porti all’Eliseo un presidente musulmano. Ma è molto più di tutto questo, pur non essendo forse, almeno secondo i canoni tradizionali, un capolavoro.

Più che un romanzo islamofobo, è un romanzo miso-occidentale (e anche un po’ misogino). È un acidulo apologo sulla decadenza morale di un continente, incarnata dal protagonista, un professore universitario ossessionato dal sesso ma incapace di amare, ateo nostalgico della fede ma disposto a convertirsi all’Islam per opportunismo. Il suo significato ultimo è racchiuso nella citazione di Toynbee: “Le civiltà muoiono per suicidio, non per assassinio”.

Ci si può suicidare anche per avere diritto a un aumento di stipendio, a tre mogli e magari al diritto di vivere nell’hôtel particulier dove visse Paulhan e dove Dominique Aury scrisse Histoire d’O? Secondo Michel Houellebecq sì. Se l’Europa del ’39 morì per Danzica, la Francia del 2022 muore per Corinne Cléry. Ognuno ha l’apocalisse che si merita.

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Enrico Nistri

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