ilRaccattapalle. Federer trionfa a Dubai, artista della racchetta in un mondo di replicanti

Federer_01Federer é ancora una volta Re di Dubai. Batte Djokovic in due set con una partita perfetta. Partita in cui riesce a tenere il pallino del gioco applicando i suoi schemi offensivi che gli consentono di ridurre all’osso gli scambi e impreziosire la nobile arte del tennis con gesti che valgono ancora il tempo e i quattrini del biglietto.

Meriterebbe un premio aggiuntivo dall’ATP, Federer, per il fatto di “fare tennis” dell’attuale tennis. C’é poi un altro particolare che questo sabato di tennis, da un parte e l’altra del mondo, ha svelato. A darmi l’imbeccata, qualche giorno fa, tal Tony Robredo che in un’intervista – al cronista sportivo che gli chiedeva come mai secondo lui questo tennis non é in grado di esprimere campioni under 20 come avveniva in passato -, aveva risposto che i giovani non hanno voglia di soffrire. E aveva proseguito, con tanto di spiegazione antropologica sugli effetti dei smartphone sulla vita dei giovani. Quanto alla necessità di soffrire, da intendersi come la tenacia di appoggiarsi sul rovescio in back fino a fare lo scalpo dell’avversario per interposto pelo della pallina logorata dalla rotazione, possiamo certamente sottoscrivere le parole di Robredo. Ma per essere numero 1, per stare tra i top player e vincere gli Slam quello che serve, e che manca, é la classe. É la tecnica, quella con cui si riesce a cambiare le carte in tavola all’avversario, stupire il pubblico.

E quella capacità, oggi, c’è l’hanno in pochi. E, infatti, ieri Federer nel secondo set si é trovato due volte sotto sul proprio servizio offrendo a Djokovic – tutto robustezza e niente fantasia – ben 4 palle break. Non é stata certo la capacità di stare in campo per soffrire a salvare Roger. Ma la classe. Che passa attraverso servizi vincenti, aces, volée.

Dall’altra parte del mondo, Nadal, che non é proprio nel suo migliore momento di forma, contro Berlocq, che stando alle nozioni antropologiche di Robredo dovrebbe esser numero 1 al mondo, era 1-6 nel tie-break del primo set. Anche a Buenos Aires, come Dubai, a vincere non é stato il principio calvinista applicato alla racchetta a stabilire l’esito dell’incontro, ma la classe. Fatta di variazioni da fondo, accelerazioni improvvise e passanti da e per punti fuori dal dominio euclideo.

Rimaniamo in attesa di tennisti accontentandoci di questi pochi interpreti in un mondo di replicanti.

Exit mobile version