Il caso. Il modello di Renzi è Genny Savastano non Underwood di House of cards

Genny, protagonista di Gomorra, la serie tv
Genny, protagonista di Gomorra, la serie tv

Se volete capire Renzi e parte della politica italiana non è House of cards che dovete guardare (come ha scritto il Fatto Quotidiano nell’articolo “House of Renzi: il premier studia la lezione di Frank Underwood”), ma la serie Gomorra. O almeno integrare le due serie, perché la politica italiana appare molto più simile alle bande della camorra della serie campana, sempre in bilico tra alleanze e guerre tra loro, traditori, fedeltà giurate, famiglie di appartenenza.

C’è troppo formalismo in House of cards e le istituzioni sono ancora un cardine attorno al quale tutti gli attori in gioco si piegano, cose che nella politica scaciata – soprattutto in tempi anticasta – del nostro paese non si vedono da anni. Più verorismili – politicamente – le riunioni dei vari clan, dove è il boss/leader a comandare.

Certo, c’è tanto cinismo in House of cards, un cinismo che è sinonimo di smania di potere per il potere e che ha qualcosa di renziano; c’è la conquista della poltrona più alta, cosa accaduta pure nella storia renziana, e come Underwood la conquista con trame di palazzo. Ma c’è anche e soprattutto una differenza di stili e linguaggi che avvicina la politica renziana di conquista del potere, di gestione del gruppo di potere renziano, di contrapposizione con gli altri gruppi parlamentari a quella di Gomorra più che a quella di House of cards.

Facendo un passo indietro, l’ascesa di Renzi al governo passa da un tweet e quell’enricostaisereno ha più a che fare con il bacio di Ciro di Marzio, con un codice linguistico da camorra che politico: #enricostaisereno è solo la versione twittarola di stai senz’ pinzer’.

Per capire il renzismo e Renzi è uno il personaggio che si deve studiare: Gennaro Savastano. Parte come un bulletto senza coraggio, goffo, quasi ridicolo, che chiede spazio, che ha bisogno dei più grandi, dei più esperti. E viene in mente il Matteo Renzi con giacche improponibili, con capelli ancora più improponibili, grasso, che si fa fotografare con Andreotti, con De Mita, piccolo politico democristiano di provincia.

Poi, il cambiamento: Genny Savastano torna dal Sud America cattivo, leader, e diventa il boss. Somiglia in maniera impressionante all’attuale Renzi, che ha vinto il suo Sud America delle primarie: lucido, convincente, affamato, spietato.

Gennaro approfitta del padre assente, e assente è la politica nel caso di Renzi – quella con la P maiuscola, dei partiti con la P maiscola, dei politici con la P maiuscola. Gennaro diventa leader perché il padre boss è in carcere, e il riferimento ai guai giudiziari di Berlusconi è altra suggestione che può tornare alla mente. E così, Gennaro inizia la sua rottamazione, col sangue. Perché non si fida di nessuno. Guardando Renzi gestire l’aula della Camera, in piena notte mentre l’Italia è distratta da Sanremo, durante il voto per la riforma del Senato, si vedono le movenze di Gennaro Savastano, capoclan che alterna frasi ad effetto a sorrisi spietati.

Sempre che non spunti un Ciro Di Marzio che lo sfidi a duello. E in attesa della prossima stagione. Don Savastano, intanto, nella serie, è tornato “libero”.

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Giovanni Marinetti

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