L’intervista. Filippo Cristiano da Torino all’Europa inseguendo una palla ovale

Cristiano Zebre Rugby (4)Classe 1987, originario della Crocetta di Torino, alto un metro e 88 per 100 chili tondi di peso. Ha mosso i suoi primi passi ovali nel Cus Torino, per poi approdare a una carriera che, nella franchigia parmigiana delle Zebre, lo sta portando a esperienze internazionali.

Si chiama Filippo Cristiano, detto Pippo, ruolo terza linea, cioè uno dei quelli che nel rugby sono definiti avanti. Si diceva che Cristiano, figlio d’arte con il papà protagonista nella mitica Ambrosetti, ha mosso i suoi primi passi al Cus Torino, società cui è rimasto legato. Poi la sua carriera ha preso il volo, portandolo a solcare i campi delle vere e proprie terre di rugby in Italia: Calvisano, Prato e, oggi Parma.

L’esperienza parmense è molto importante per Cristiano, perchè gioca – ed è stato anche capitano – in una delle due franchigie nazionali impegnate nella Pro 12, le Zebre.

Che cos’è la Pro 12?

Si tratta di una competizione tra squadre delle federazioni di Galles, Irlanda, Italia e Scozia. Fondata nel 2001 dalle tre federazioni britanniche come Celtic League per dare vita a un campionato di livello comparabile alla Premiership inglese, dal 2010 è aperto anche a due franchigie italiane e dal 2011 ha la denominazione di Pro12

Cristiano gioca, nella compagine bianconera di Parma, fianco a fianco con campioni che gli appassionati di rugby italiani hanno imparato a conoscere molto bene grazie a Sei Nazioni e test match invernali, come Bergamasco o Orquera.

“Dai pareri che ho ricevuto personalmente da amici e colleghi le Zebre piacciono. La nostra squadra rappresenta la testimonianza che nel nostro paese si può crescere come giocatore e diventare professionista in queste categorie di assoluto livello. Siamo da esempio per tanti giovani giocatori che sognano questa carriera con sacrificio e voglia. C’è grande positività all’esterno verso questo progetto” è convinto Cristiano.

Di certo c’è che la partecipazione di compagni italiane a un torneo che raggruppa il gotha del rugby mondiale non può fare che bene al movimento e alla crescita dei nostri giocatori, che acquistano quell’impagabile esperienza internazionale, che poi non a caso porta i suoi risultati a livello di Nazionale.

Anche Cristiano va quindi incontro a un processo di crescita continuo: non resta che attenderlo in azzurro.

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Mario Bocchio

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