La scelta antologica (ogni passo è preceduto da un gustoso ritratto della vita dell’autore) spazia dall’Unità d’Italia ai giorni nostri e comprende padri della patria come Giuseppe Mazzini, grandi figure di sacerdoti come Giovanni Battista Montini, scrittori famosi da Alberto Moravia a italo Calvino, musicisti come Arturo Toscanini, imprenditori come Alberto e Giovanni Pirelli, poeti e intellettuali come Biagio Marin e Giorgio Voghera ecc. I brani proposti non intendono esaltare virtù eroiche o comportamenti eccezionali, che pure ci sono, quanto mettere in rilievo la quotidianità delle virtù civili, nell’ambito famigliare, in quello del lavoro e in quello politico e sociale. Nella splendida lettera, ad esempio, di Carlo Michelstaedter alla madre, il tema riguarda i rapporti privati tra madre e figlio, e la delicata rivendicazione di autonomia da parte di quest’ultimo. Nelle lettere spesso ironiche, tratte dal carteggio tra Cesare Zavattini e Valentino Bompiani, emerge un forte sentimento dell’amicizia, fondata sul rispetto e sul comune sentimento del lavoro intellettuale. Molte sono le figure femminili, da Maria Montessori a Lina Merlin, odiata anche all’interno del suo partito, dove qualcuno si chiedeva: ma quando muore? Da Cristina Trivulzio di Belgiojoso, ferma nel rivendicare i diritti delle donne in pieno Ottocento, a Maria Sticco, umile studiosa e scrittrice di talento, cresciuta all’ombra del suo direttore padre Agostino Gemelli.
Ma non sono solo gli intellettuali a figurare in questa ideale rassegna di italiani “diversi”, compaiono infatti sconosciuti o addirittura anonimi operai e contadini, che, in guerra o come emigranti, hanno saputo dare prova di dignità e coraggio al limite dell’abnegazione. Una riflessione a parte meriterebbero i ritratti di giovani impegnati politicamente, nazionalisti, liberali, e anche oppositori del fascismo come Giaime Pintor o Vittorio Foa, colti nella prospettiva di una orgogliosa e serena affermazione d’italianità e coerenza, come per altro, riconoscono gli autori, anche molti di coloro che militavano dalla parte opposta: «In tutti, da Slataper a Serra, da Prezzolini a Papini, spicca il sentimento del dovere, di una vocazione prima di tutto spirituale, e solo in seguito intellettuale e pratica, e li anima la stessa ribellione antiborghese a tutto ciò che sa di mediocrità e accomodamento, come in queste righe di Dino Garrone, promessa della letteratura italiana, morto giovanissimo, amico di quel Berto Ricci che fu esponente di spicco del fascismo più critico e severo: “Odiamo le strade, gli angoli puntellati dai cretini, i dilettanti, gli studenti, le feste da ballo, l’abito da sera, l’inchino, i don Giovanni da sartine, le sartine, le ragazze in genere della borghesia, il poncino, la banda domenicale, il passaggio per il corso dalle sette alle otto, i vestiti attillati, il tennis, la politica spicciola, il pettegolezzo, l’amorazzo da vicolo e lampione a gasse, le pagliette, le discussioni sull’ultimo romanzo uscito, le grandi firme, e altri erbaggi di terra bassa”.
Militavano su fronti opposti, ma la tempra morale di un Gobetti e di un Garrone non erano diverse, e soprattutto ciò che chiedevano agli altri era frutto di una intransigenza assoluta nei confronti di se stessi, dopo, come è scritto amaramente nel Gattopardo, sarebbe venuto il tempo degli sciacalli e delle iene». Chiude il libro una rassegna degli autori citati con brevi biografie e bibliografie.
Laura Bosio – Bruno Nacci, Da un’altra Italia. 65 lettere, diari, testimonianze sul “carattere” degli Italiani, Utet 2014.