Libri. “Da un’altra Italia” di Bosio e Nacci: diari di una nazione con la schiena dritta

Introdotto da pagine chiare ed eleganti sulla fama “usurpata” di un popolo di ladri, vigliacchi, lavativi e corrotti, il libro si articola in “voci” titolate, da: Andrea Barbato, Caro Pinocchio a Giorgio Ambrosoli, Qui noi giacciamo in ossequio alle loro leggi, che intendono mostrare come gli italiani non siano solo quelli della satira e autodenigrazione nazionale. Non che l’albertosordismo, come viene chiamato, rappresenti in modo inadeguato un certo tipo di italianità (che certamente esiste), ma il libro tacitamente s’interroga sul perché non vengano ricordati anche gli altri italiani, quelli onesti, quelli con la schiena diritta, che lavorano e vivono in ossequio alla massima latina secondo cui la vita è una res severa.

La scelta antologica (ogni passo è preceduto da un gustoso ritratto della vita dell’autore) spazia dall’Unità d’Italia ai giorni nostri e comprende padri della patria come Giuseppe Mazzini, grandi figure di sacerdoti come Giovanni Battista Montini, scrittori famosi da Alberto Moravia a italo Calvino, musicisti come Arturo Toscanini, imprenditori come Alberto e Giovanni Pirelli, poeti e intellettuali come Biagio Marin e Giorgio Voghera ecc. I brani proposti non intendono esaltare virtù eroiche o comportamenti eccezionali, che pure ci sono, quanto mettere in rilievo la quotidianità delle virtù civili, nell’ambito famigliare, in quello del lavoro e in quello politico e sociale. Nella splendida lettera, ad esempio, di Carlo Michelstaedter alla madre, il tema riguarda i rapporti privati tra madre e figlio, e la delicata rivendicazione di autonomia da parte di quest’ultimo. Nelle lettere spesso ironiche, tratte dal carteggio tra Cesare Zavattini e Valentino Bompiani, emerge un forte sentimento dell’amicizia, fondata sul rispetto e sul comune sentimento del lavoro intellettuale. Molte sono le figure femminili, da Maria Montessori a Lina Merlin, odiata anche all’interno del suo partito, dove qualcuno si chiedeva: ma quando muore? Da Cristina Trivulzio di Belgiojoso, ferma nel rivendicare i diritti delle donne in pieno Ottocento, a Maria Sticco, umile studiosa e scrittrice di talento, cresciuta all’ombra del suo direttore padre Agostino Gemelli.

Ma non sono solo gli intellettuali a figurare in questa ideale rassegna di italiani “diversi”, compaiono infatti sconosciuti o addirittura anonimi operai e contadini, che, in guerra o come emigranti, hanno saputo dare prova di dignità e coraggio al limite dell’abnegazione. Una riflessione a parte meriterebbero i ritratti di giovani impegnati politicamente, nazionalisti, liberali, e anche oppositori del fascismo come Giaime Pintor o Vittorio Foa, colti nella prospettiva di una orgogliosa e serena affermazione d’italianità e coerenza, come per altro, riconoscono gli autori, anche molti di coloro che militavano dalla parte opposta: «In tutti, da Slataper a Serra, da Prezzolini a Papini, spicca il sentimento del dovere, di una vocazione prima di tutto spirituale, e solo in seguito intellettuale e pratica, e li anima la stessa ribellione antiborghese a tutto ciò che sa di mediocrità e accomodamento, come in queste righe di Dino Garrone, promessa della letteratura italiana, morto giovanissimo, amico di quel Berto Ricci che fu esponente di spicco del fascismo più critico e severo: “Odiamo le strade, gli angoli puntellati dai cretini, i dilettanti, gli studenti, le feste da ballo, l’abito da sera, l’inchino, i don Giovanni da sartine, le sartine, le ragazze in genere della borghesia, il poncino, la banda domenicale, il passaggio per il corso dalle sette alle otto, i vestiti attillati, il tennis, la politica spicciola, il pettegolezzo, l’amorazzo da vicolo e lampione a gasse, le pagliette, le discussioni sull’ultimo romanzo uscito, le grandi firme, e altri erbaggi di terra bassa”.

Militavano su fronti opposti, ma la tempra morale di un Gobetti e di un Garrone non erano diverse, e soprattutto ciò che chiedevano agli altri era frutto di una intransigenza assoluta nei confronti di se stessi, dopo, come è scritto amaramente nel Gattopardo, sarebbe venuto il tempo degli sciacalli e delle iene». Chiude il libro una rassegna degli autori citati con brevi biografie e bibliografie.

Laura Bosio – Bruno Nacci, Da un’altra Italia. 65 lettere, diari, testimonianze sul “carattere” degli Italiani, Utet 2014.

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Luca Gallesi

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