StoriediMare. San Ciriaco, la Kriegsmarine e l’Argonauta: Ancona nella Grande Guerra

Passetto
Foto del Passetto di Marco Petrelli

Ci presentammo all’appuntamento con la Storia… all’italiana. Non era ancora l’alba del 24 maggio 1915 quando il nostro Paese, a poche ore dalla dichiarazione di guerra a Vienna, fu svegliato di soprassalto dalle bordate della kuk Kriegsmarine. Una flotta di decine di navi da battaglia, incrociatori, fregate e siluranti aveva abbandonato i porti dell’Istria.

Rotta verso le coste della Romagna, delle Marche, degli Abruzzi e della Puglia per colpire e mettere k.o. le difese costiere e le linee di collegamento del Regno d’Italia. La Prima guerra mondiale, almeno per noi, cominciò così, sul Mare Adriatico.

San Ciriaco centrato Dalla posizione sopraelevata del duomo di San Ciriaco è ancora possibile godersi la vista mozzafiato di Ancona e del suo golfo. L’edificio, completato nel tardo XI Secolo, è un connubio di stili romanico e bizantino che sorge su un antico sito d’Età Repubblicana (III Secolo a.C.), laddove un tempo sorgeva un tempio dedicato ad Afrodite. Ma all’alba del 24 maggio, l’edificio è solo un dei bersagli delle potenti batterie austriache, che lo centrano più volte. Probabilmente, l’obiettivo principale della flotta nemica sono i cantieri navali e le darsene ai piedi del colle sul quale si erge il duomo; fatto sta che che alcuni proiettili vanno a segno sulla cupola, creando danni ingenti.

Schnell! Schnell! Come immaginabile, la reazione della popolazione è di sgomento e di terrore. Le difese, invece, malgrado la sorpresa, impegnano il nemico con un fuoco di sbarramento che mette a repentaglio l’incolumità degli equipaggi nemici. Come se non bastasse, l’avvistamento di un sommergibile e di un dirigibile da guerra mette in allarme gli assalitori. “Schnell!”  “Presto!”: gli austriaci, credendosi accerchiati, rompono la formazione e tornano alla base.

L’Argonauta Il sommergibile che mette in allerta la Kriegsmarine è l’ Argonauta, battello costiero, tra i primi in dotazione alla Regia Marina e il cui nome rievoca le peripezie di Giasone e e degli eroi dell’ Argo. Peripezie, appunto: perché uscire dal porto di Ancona, coi motori al massimo nella prima azione di guerra non è cosa facile. Nel caos provocato dall’incursione, un cavo si impiglia nello scafo rallentando la corsa del sommergibile, costretto ad assistere impotente al ripiegamento nemico. Poco male: l’effetto psicologico stavolta è stato più potente di un lancio di siluro.

Il Misa sonnecchiava mentre più a nord il Piave iniziava a mormorare. Il canale che attraversa la città di Senigallia dorme ancora all’alba del 24 maggio. Qualcuno forse si è accorto di ciò che sta accadendo più a sud: infatti, malgrado i 28 km che separano Ancona dal borgo marinaro, la linea costiera del golfo è ben visibile a chilometri di distanza e i bagliori delle esplosioni possono essere notati anche a grande distanza. Forse non ci si è ancora resi conto di ciò che sta accadendo ad Ancona, quando la SMS Zrinyi apre il fuoco. Le salve di cannone alzano colonne d’acqua dal canale e centrano anche il porticato di via Bonopera. Negli stessi istanti altre unità della kuk Kriegsmarine bombardano Rimini, Mondolfo, Potenza Picena, Pescara, addirittura Manfredonia. Un’azione che dall’Adriatico settentrionale si articola per centinaia di miglia fino al Tacco dello Stivale, quest’ultimo “croce” della marina austro-ungarica che, per tutto il corso del conflitto, non riuscirà mai a doppiare a causa del blocco navale alleato sul Canale d’Otranto.

Attacco aereo Con teutonica efficienza, Vienna non si accontenta delle stazioni e dei depositi distrutti via mare: squadriglie di aerosiluranti penetrano nell’entroterra marchigiano colpendo un aeroporto a Chiaravalle (AN), una delle prime incursioni aeree della storia. Il Regio Esercito italiano aveva “tagliato il nastro” delle operazioni dal cielo lanciando granate sulla testa dei ribelli libici, nel 1911; la k.u.k. Luftfahrtruppen dal 1915 al 1918 sorvolerà le Marche e la Lombardia, andando a gettare i primi ordigni su Milano. Primi e meno dannosi, rispetto a quelli che trent’anni più tardi avrebbero quasi cambiato il volto alla città ambrosiana.

Colonna iellata. Cosa resta dell’azione del 24 maggio 1915? Il ricordo, tramandato dagli anziani che avevano ascoltato il racconto della prima alba di guerra dai genitori. E la colonna iellata, colpita per ben due volte e dalla stessa flotta nel 1799 e nel 1915. Non ci credete? Visitate Senigallia: via Bonopera, lungo Misa, camminando verso la ferrovia. Ultimo tratto di colonnato che sbuca nel Foro Annonario: la colonna sta lì, con ancora i segni delle bombe navali austriache, ma per nulla debilitata dal tempo trascorso,  alla faccia di Nave Zrinyi, dell’indifferenza di chi passa e dello scarso senso civico di chi l’ha imbrattata.

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