La lettera. L’accanimento del Pd contro l’onorificenza al capitano Rsi Mori

Mori nella caserma di Tolmino
Mori nella caserma di Tolmino

Prosegue l’accanimento nei confronti dell’onorificenza ricevuta il dieci febbraio scorso dai famigliari del capitano della Rsi Paride Mori. Ieri un deputato del Pd di Parma, Giuseppe Romanini, è tornato a chiedere che sia revocato il riconoscimento con tesi viziate da ideologismo, oltre che contraddette dalla tragica ricostruzione della morte del bersagliere Mori: fu infatti ucciso disarmato mentre percorreva la strada che lo portava alla sua caserma nel goriziano insieme al suo attendente, assalito in imboscata da un gruppo partigiano. L’onorificenza, per questo, secondo i canoni della Legge del Giorno del Ricordo resta legittima, nonché volta a onorare con grande ritardo gli italiani che difesero il suolo patrio dagli informatori rossi di Tito.

Sull’argomento abbiamo anche ricevuto una lettera di un nostro lettore, che qui riproduciamo.

L’ostinazione contro la memoria del patriota Mori

“La nuova interrogazione del cosiddetto On. Romanini sul caso di Paride Mori (presentata anche in nome di parecchi altri deputati del PD) consente di formulare diverse considerazioni, in aggiunta a quelle già proposte.

1. Il Governo, a distanza di un mese e mezzo, non ha saputo rispondere alla prima interrogazione a risposta scritta, con cui si invocava la revoca della Medaglia Ricordo (in metallo vile) concessa in onore del Cap. Mori E’ un segno dell’imbarazzo istituzionale a fronte di una polemica oggettivamente illegittima e pretestuosa.

2. Non è vero, come ha sostenuto l’interrogante, che Mori fosse stato ucciso dai partigiani nel corso di un combattimento. Al contrario, venne catturato assieme al suo attendente, e massacrato sul posto in deroga, questa sì criminale, alle norme del diritto internazionale bellico, che tutti dovrebbero rispettare anche in assenza di divisa (come i partigiani).

3. Romanini e Soci, invece di prendere ordini dai comunisti di Parma e dintorni, in ossequio ad una logica quanto meno anacronistica, avrebbero fatto meglio a preoccuparsi dei veri problemi del Paese. La Medaglia a Mori fu conferita alla luce di una legge dello Stato che non ha lo scopo di onorare i fascisti, ma più semplicemente, coloro che difesero la Patria dai “liberatori” slavi: brava gente, questi partigiani, che invece della democrazia e della libertà fece dono di una lunga serie di delitti, tramite foibe e quant’altro.

4. A 70 anni dai fatti, questa non è certamente la prassi più idonea a perseguire la tanto conclamata conciliazione nazionale. Peccato che non ci sia più l’ottima penna di Giovannino Guareschi per trattare come si deve gli squallidi eredi dei vecchi “trinariciuti” dall’obbedienza cieca, pronta e assoluta.

5. Queste squallide sceneggiate sono un buon motivo in più per prendere le distanze dai traditori della Patria, e di un beninteso spirito dello stesso 25 aprile. Onore eterno al Cap. Paride Mori ed a tutti coloro che sacrificarono esemplarmente la vita in onore di alti Ideali!”.

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Antonio Sereno

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