Champions. Pep è già out, il Bernabeu deciderà il futuro di Ancellotti

RealJuveLa leyenda blanca dice che novanta minuti al Bernabeu sono molto lunghi, specie se il Real deve fare la remuntada. Non è più il miedo escenico (la paura del palcoscenico) come ai tempi di Butragueño d’accordo, ma il Real è per sempre il Real, ed è sempre capace di trasformare i suoi in brujos, in streghe.

La Juve lo sa bene. Massimiliano Allegri scalpita alla vigilia della partita più importante della stagione, spera di mantenere il risicato vantaggio ottenuto con il 2-1 dell’andata allo Stadium.

L’allenatore toscano non ha usato mezze parole per commentare: “Di gare importanti ne ho vissute, ma al momento questa è la più importante di tutte, una semifinale di Champions non capita tutti gli anni. Dobbiamo credere di arrivare a Berlino” .

“Il Real non è in crisi, in casa crea molto più che in trasferta, dobbiamo fare una grande gara impostata sulla tecnica, sul piano offensivo, dobbiamo interpretarla nel migliore dei modi ma con tranquillità. Siamo qui vista la gara dell’andata per giocarci questi 95′ per arrivare a Berlino – ha aggiunto -. È una partita di grande intensità e di grande tecnica. Dovremo essere bravi a creare pericoli e a non correrli”. Con o senza Pogba (ma certamente meglio con Pogba) la Vecchia Signora è a caccia dell’ottava finale della propria storia. Sarà anche l’ottavo confronto al Bernabeu tra le due compagini. I precedenti sorridono ai Blancos, vincenti in cinque occasioni (due le vittorie bianconere, nessun pareggio). Il Real Madrid segna consecutivamente, in gare europee, in casa dal 27 aprile 2011.

Lo strano destino comune di Ancelotti e Guardiola

Carletto e Pep si sono inaspettatamente trovati davanti ad un destino identico, al fallimento. Ancelotti aspetta la Juve dopo averla allenata (senza non poche polemiche da parte dei tifosi) e dopo aver consegnato la Liga all’ odiato Barcellona. Guardiola, dopo averli allenati, oggi sulla panchina del Bayern, ha dovuto alzare bandiera bianca proprio davanti ai blaugrana. Dopo il 3-0 rimediato al Nou Camp, praticamente tutti sapevamo che sarebbe stato impossibile ribaltare il destino, e il successo per 3-2 di Monaco al massimo serve a salvare in parte la faccia.

Atmosfera pesantissima, in Baviera, con il tecnico spagnolo che è diventato una specie di death man walking; andrà al City, lo sceicco Mansour lo ha contattato e ci sarebbero già le firme, lo confermano gli arabi di Bein Sport, ma lui ancora una volta si è dimostrato contrariato: “Ho già detto 200 milioni di volte che ho un contratto e rimango”. Che sia Jürgen Klopp a sostituirlo?

Carletto da Reggiolo, quello dello striscione juventino “Un maiale non può allenare“. Ha pareggiato con il Valencia nell’ultima di campionato, Ramos e Bale sono sotto accusa, Ronaldo gli ha sbagliato un rigore e grazie a tutto questo pare che si sia convinto che meglio di così non poteva andargli: “Ripetiamo questa prestazione contro la Juventus e andiamo a Berlino”. Se uscirà dalla Champions sarà spacciato. Il vulcanico Florentino Perez, che ebbe il coraggio addirittura di far fuori Vicente del Bosque dopo la conquista di ben due Champions e due campionati, lo sdogana anche se non ha un’alternativa, gira la voce Benitez ma è debole. Anche Ancelotti è dato in quota City, difficile che due come loro restino senza lavoro. L’unica cosa non a rischio è la posizione nella speciale classifica degli allenatori più pagati, Ancelotti è secondo con 15,5 mln, Guardiola terzo con 15,2. Davanti c’è Josè Mourinho ma questa volta lui non c’entra proprio.

Il caso Casillas

A complicare le cose in casa Real c’è poi infine la vicenda che riguarda il portiere Iker Casillas. I fischi del Bernabeu, questa volta, gli hanno fatto perdere la pazienza. Dopo il gol dell’1-0 del Valencia, il portiere è stato sonoramente fischiato da alcuni settori dello stadio e le telecamere lo hanno ripreso mentre esplodeva la sua rabbia. “Basta, andatevene a fanculo”, si legge nel labiale. Non un bel modo per avvicinarsi alla Juve.

Si sa, è sempre stato così. Impietoso ma vero. Il Bernabeu crea i miti, ma poi fa anche presto a distruggerli, senza troppa riconoscenza. A meno però che i miti non siano divinità immortali, che non si chiamino Di Stefano, Puskas, Gento, Santillana, Juanito e Butragueño. Tanto per citare alcuni dei veri protagonisti della leggenda bianca.

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Mario Bocchio

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