L’intervista. Gallesi: “Pound, Oro e Lavoro per resistere alla dittatura della finanza”

Pound e Dante (1)“Oro e Lavoro” è il titolo di un opuscolo che Ezra Pound pubblicò nel 1944. In esso sono contenute le più significative teorie economiche e monetarie del poeta americano che, di fronte alle catastrofi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, decise di investigare il problema della creazione e della circolazione della moneta. E’ a tale opuscolo a cui si è ispirato Luca Gallesi facendo nascere l’omonima collana editoriale, battezzata appunto “Oro e Lavoro”, della casa editrice Mimesis. Nata nel 2014, questa collana si propone di pubblicare e rendere noto il pensiero di autori che abbiano preceduto e influenzato le teorie di Pound. I primi tre libri andati in stampa, infatti, sono testi del teorico del credito sociale Clifford Hugh Douglas (Come le banche soffocano l’economia, pagg. 142, euro 14), dell’economista tedesco Silvio Gesell (Il valore del denaro, pagg. 189, euro 18) e del sindacalista Alfred Richard Orage (Il tempo non è denaro, pagg. 145, euro 14), tutti autori non troppo conosciuti al grande pubblico, le cui teorie costituiscono però l’humus nel quale si è formato il pensiero economico di Pound. Per questo motivo Luca Gallesi ha deciso di andarli a riscoprire e di renderli maggiormente noti. Giornalista e insegnante di lingua e letteratura inglese, Gallesi è uno dei principali studiosi e conoscitori del pensiero economico del poeta americano, al quale ha già dedicato diversi libri, tra cui Le radici del Fascismo di Ezra Pound (Milano 2005). Con “Oro e Lavoro” egli non sembra volersi limitare all’ approfondimento dei singoli autori, ma di voler indicare la linea di continuità che esiste tra i diversi studiosi ed economisti che hanno teorizzato (e in alcuni casi messo in pratica) teorie economiche anti-speculative.

Dottor Gallesi, con “Oro e Lavoro“ possiamo dire che Lei vada oltre Pound, nel senso che non si limita a studiarne il pensiero in quanto tale, semmai lo inquadra in una tradizione anti-speculativa molto più antica.

Sì, studiare questa tradizione è fondamentale per capire cosa abbia portato Pound ad assumere determinate posizioni. Spesso si commette l’errore di considerarlo  come il primo ideatore di teorie economiche anti-speculative, cosa che non è assolutamente così. Pound è il punto di arrivo di un percorso molto più lungo e meno noto la cui mancata conoscenza preclude la comprensione reale del suo pensiero. In Italia, nonostante siano in molti a riempirsi la bocca col suo nome, solo in pochissimi lo hanno veramente studiato e capito, tant’è vero che i libri che analizzino le teorie poundiane in modo approfondito e corretto sono pochissime.  Tra questi pochi vanno ricordati i libri di Giano Accame e Adriano Scianca, hanno rimarcato l’attualità del suo pensiero. Con “Oro e Lavoro” voglio invece spiegare quali siano le origini di tali attualità andando a presentare gli autori di cui l’economista Pound è figlio. Pound è il punto di arrivo di una tradizione anti-speculativa che risale a ben prima del ‘900 e che offre soluzioni all’attuale crisi globale che stiamo vivendo.

E’ possibile indicare una data di inizio di questa tradizione?

Non possiamo indicare una data di inizio precisa, ma una persona specifica che ha dato il via a questa tradizione. Mi riferisco a Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America a cui dedicherò la prossima pubblicazione di “Oro e Lavoro”. Il fatto che sia un americano ad iniziare tale percorso la dice lunga sull’ignoranza diffusa che c’è in materia. Quasi nessuno sa infatti che con la fondazione degli Stati Uniti  venne inaugurata anche una forte corrente anti-speculativa che venne fatta propria da alcuni padri fondatori, tra i quali il principale fu appunto Jefferson. Ad essa si ispirano addirittura alcuni passaggi della costituzione americana. Questa corrente è stata però abbandonata dalla classe politica statunitense,le cui decisioni più incisive sono state prese  sotto l’influenza o le pressioni di speculatori, oligarchi e mercanti che spingevano affinché gli Stati Uniti soddisfassero i loro interessi particolari. In questo modo la costituzione è stata tradita più volte. I casi più eclatanti sono l’ingresso nelle guerre mondiali. Troppo raramente la politica estera americana  è stata espressione delle sue origini anti-speculative, ma non possiamo dimenticare che una tale corrente sia esistita e che abbia avuto espressione tramite personaggi del calibro di John F. Kennedy e di Walt Disney e che oggi ha ancora una rappresentanza politica nel movimento di Ron Paul e di suo figli Rand.

In che cosa consiste questa dottrina?

Consiste nell’inizio della tradizione anti-speculativa che porta fino a Pound, che, non dimentichiamolo, era americano e si considerava  tale. Essa indica la contrapposizione mentale tra lo sfruttatore e lo sfruttato, che nella politica estera americana si manifesta nella contrapposizione tra interventisti e non. Consiste anche nel “ritorno al reale” e nel considerare il denaro come un mezzo di scambio e non come una merce da commerciare. Ne parlerò dettagliatamente nel prossimo libro dedicato a Jefferson, in cui sottolineerò come alcuni concetti da lui espressi siano oggi di estrema attualità. Dobbiamo ricordare che viviamo in una terra dalle capacità produttive incredibili e che non siamo figli del nulla, ma che siamo nati in una famiglia e che ci hanno preceduti uomini e autori, magari poco conosciuti, ma non poco importanti.

Tra i quali si annoverano Gesell, Douglas e Orage, oltre che Pound.

Sì. Queste persone ci testimoniano che esiste un pensiero che critica l’idea che la vita di un paese sia schiacciata da un’elite transnazionale che promuove interessi stranieri  danneggiando il popolo. Essi testimoniano che esistono delle alternative valide ad un sistema economico basato sulla rappresentazione della ricchezza e non sul suo valore effettivo. Oggi viviamo in una società in cui si scambia la ricchezza con la sua rappresentazione. Si ostenta in maniera maniacale ciò che ha valore utilizzando il denaro come mezzo per rappresentare la ricchezza.

Secondo Lei quale può essere l’alternativa a tutto ciò?

Il “ritorno al reale”. Non dobbiamo mai dimenticare che prima di essere dei consumatori siamo degli uomini, le cui priorità sono i rapporti che si hanno con gli altri uomini. Rapporti dunque non di tipo produttivo, ma genuini e privi di interessi economici. Mettere al mondo un figlio, per esempio, non è vantaggioso dal punto di vista economico, ma è una necessità che gli uomini sentono per natura. Per questo dobbiamo sempre ricordare che ciò che conta veramente non sono degli impulsi elettronici come la finanza invece ci dice, ma i rapporti di unione e di coesione con gli altri uomini: la famiglia, la comunità, la patria.

Valori che secondo Lei vengono sintetizzati nel pensiero di Pound?

Certamente. Pound è un gigante. Mi occupo di lui da 35 anni e più passa il tempo più le sue analisi vengono confermate dai fatti. Fare conoscere le radici del suo pensiero può essere la base per contrastare il volere del politicamente corretto e del pensiero unico liberal-capitalista, oltre che della visione astratta della realtà che in troppi oggi hanno. Questo è il vero e ultimo obiettivo di “Oro e Lavoro”.

 

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Luca Steinmann

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