Calcio. L’Italia precipita nel ranking Fifa: abbasso la classifica che piace ai secchioni

Antonio Conte, ct della Nazionale
Antonio Conte, ct della Nazionale

La feral notizia s’è diffusa in un lampo. È uscito il ranking delle nazionali Fifa. Ranking e non classifica, come italicamente sarebbe bello dire, perchè è più affine a rating, che a sua volta non è pagella, come in altri campi sarebbe più corretto dire. Comunque, tornando al pallone azzurro che scivola giù (e se fosse una piazza d’affari sarebbe contraddistinto dalla doppia B) sappiate che persino il Galles ha superato l’Italia e nientemeno si piazza al decimo posto. Giusto un posto più in su ci sono Austria e Slovacchia, all’ottavo posto (in mezzo al Portogallo e all’Inghilterra) c’è la sorprendente Romania. Sorprendete perchè occorre chiedersi quali piazzamenti e risultati eccezionali abbiano mai potuto convincere gli scienziati della Fifa a collocare Bucarest lassù. E, poi, capire se avere in squadra Cristiano Ronaldo sia un merito che travalichi le figuracce del campo lusitano. Il primo posto dell’Argentina è roba da dichiarar guerra: fossi di Buenos Aires, dopo due finali perdute così, mi sentirei preso proprio per i fondelli.

Le classifiche, o meglio, queste classifiche sono roba per secchioni con una certa sindrome ossessivo-compulsiva. Che li spinge a tradurre il pallone in un filotto di numeri, parametri e livelli. Scovare (e applicare) astrusi algoritmi per trovare il migliore tra i migliori. Come la Scarpa d’Oro, premio che oggi non smuove i cuori nemmeno nella serie B maltese.

Con ciò non bisogna assolvere nè giustificare il comatoso calcio italiano, povero ma brutto, che si abbevera alla grinta del condottiero Conte, al canto del cigno degli ultimi superstiti di Germania 2006, alle balbettanti incertezze di promesse un po’ timide e un po’ intimidite da uno sport che si gioca più sulle scrivanie che sui campetti di periferia.

La notizia è venuta fuori proprio quando la cultura del trigesimo sportivo celebrava i nove anni dalla vittoria del Mondiale tedesco. Consoliamoci con qualche immagine d’antan e lasciamo che siano i secchioni a intristirsi per noi.

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Lev Jascin

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