IlBorghese. Giubileo, scandali e altre storie: Roma brucia e Marino straparla

Ignazio MarinoIl Giubileo è a dicembre ( si attendono venticinque milioni di pellegrini) e la capitale ha accumulato ritardi imperdonabili. Il primo cantiere è stato aperto soltanto il 7 settembre alla stazione Termini, poi a seguire novanta giorni di lavoro sulle strade, con il centro storico a rischio paralisi.

A parte gli enormi disagi che dovranno subire i cittadini per l’Anno Santo,  chi vive e lavora a Roma, non può che constatare il degrado inarrestabile della città: le strade cosparse di buche che, quasi ogni giorno provocano incidenti mortali, l’immondizia che sembra soffocarti anche nelle zone più pregiate, i marciapiedi invasi dalle erbacce, il traffico caotico e inquinante, i trasporti ancora scadenti con mezzi insufficienti e lunghe attese per viaggiare in autobus strapieni in qualsiasi orario, paralizzati spesso da scioperi pretestuosi e selvaggi, le metro (con la linea B da terzo mondo) che si arrestano per guasti causati dalla pessima manutenzione, il verde trascurato, i monumenti lasciati in balia dei teppisti perché i vigili sono assenti o distratti, gli allagamenti delle stazioni della metro dopo ogni scroscio di pioggia, dato che nelle strade e nelle piazze vicine, le caditoie sono ostruite da fogliame e rifiuti d’ogni genere, che i netturbini rimuovono raramente; una “dimenticanza” che causa il mancato deflusso delle acque piovane, la progressiva chiusura delle botteghe storiche mentre aumentano a dismisura i negozi stranieri come a  Torpignattara  o all’Esquilino. In quest’ultimo quartiere, a due passi dalla Stazione Termini e quindi nel cuore della capitale, su 30 mila residenti, gli italiani sono 22 mila, gli stranieri 9 mila di cui cinquemila cinesi che, tra l’altro, si sono impossessati di oltre 400 attività commerciali.

Ed ancora: lo scarso controllo dei campi nomadi e dei centri di accoglienza che determina allarme, ansia, inquietudine tra chi abita nelle loro vicinanze, la percezione di una scarsa sicurezza, specialmente nei quartieri dove si spaccia droga anche alla luce del sole, come a Tor Bella Monaca, San Basilio, Pigneto. In questo caso il discorso andrebbe allargato soprattutto alle zone periferiche dove mancano perfino i servizi essenziali.

Chi afferma che Roma è una città sicura mente sapendo di mentire. La micro criminalità è in aumento e detiene il primato dei furti negli appartamenti, dei borseggi e degli scippi. Camorra e ‘ndrangheta hanno acquistato ristoranti, pizzerie, supermercati per  il riciclaggio del denaro sporco.

Può considerarsi sicura una città che il 20 agosto scorso, mentre si celebravano i funerali di Vittorio Casamonica nella parrocchia Don Bosco a Cinecittà, è stata sorvolata da un elicottero da cui sono stati fatti precipitare petali di rosa?

E se, al posto di petali, fossero stati lanciati ordigni esplosivi sulla gente, cosa sarebbe accaduto? L’ineffabile ministro dell’Interno, Angelino Alfano, avrebbe avuto la faccia tosta di affermare che il pericolo terrorismo in Italia, non esiste?

Due anni persi. Sono trascorsi oltre due anni dalla sua elezione a sindaco, ma Marino non è stato capace di risolvere una sola delle questioni che abbiamo enumerato.

Si dirà che alcune competenze non sono di sua spettanza ma del governo, del Viminale o della Prefettura. Ma, a quanto risulta, considerata la sua spocchia, non ha mai chiesto una fattiva collaborazione alle altre istituzioni. Dopo l’affaire Casamonica, che ha scoperchiato uno dei mali endemici della capitale (ossia l’esistenza di gruppi malavitosi che controllano vitali settori della città, sin dai tempi della Banda della Magliana)  è stato fatto scendere da cavallo, e obtorto collo , pena il commissariamento, deve eseguire le disposizioni impartite dal governo…

Marino, genovese di nascita, di mamma svizzera, formatosi professionalmente in Gran Bretagna e soprattutto negli Stati Uniti, politico da qualche anno e per caso, è un corpo estraneo alla città che, del resto non ama, dato che ad ogni grana preferisce andarsene piuttosto che affrontare i problemi.

Da tempo, il presidente del consiglio Matteo Renzi, forte della sua esperienza di sindaco in un capoluogo importante come Firenze, aveva compreso che Marino era una iattura. Ed ha tentato ripetutamente di farlo dimettere.

L’occasione per sbarazzarsi del chirurgo prestato alla politica, gli era stata fornita dal’inchiesta Mafia Capitale. Il 17 novembre 2014, pochi giorni prima che il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e i suoi pm emettessero i primi ordini di arresto, il capo delle cooperative di sinistra,  Salvatore Buzzi in una telefonata all’ex NAR, Massimo Carminati, affermava ridacchiando: “ Se Marino resta sindaco altri tre anni e mezzo, con il mio amico capogruppo ci mangiamo mezza Roma”.  La prova provata dell’inefficienza e della disattenzione di Marino che, pur non essendo implicato nel sistema corruttivo, non si era minimamente accorto dei ladri che gli circolavano attorno, danneggiando gravemente l’amministrazione capitolina.

Ma Renzi , per timore di elezioni amministrative anticipate, ha impedito lo scioglimento del comune di Roma, gruviera di comprovate infiltrazioni mafiose ad ogni livello, politico e burocratico.

Se il Campidoglio fosse stato commissariato con decreto del presidente della Repubblica ma su proposta del ministro dell’Interno, entro un periodo da 12 a 18 mesi si sarebbe andati alle urne, con una prevedibile batosta del Pd, e probabile vittoria dei Cinquestelle che avevano denunciato con forza il sistema corruttivo e clientelare all’interno del comune; sistema che, come una metastasi, si era esteso  in ogni settore dall’amministrazione, particolarmente durante la disastrosa gestione di Gianni Alemanno.

Il governo, a guida Pd non dimentichiamolo, ha quindi costituito un  “incumbent” che sostituisce, di fatto, il consiglio comunale ritenuto marcio e inadeguato. Quella adottata dall’esecutivo renziano é una procedura che non ha precedenti, dato che è stato sottratto al sindaco, eletto direttamente dai cittadini, quasi ogni potere. E la Destra? E le cosiddette opposizioni? Proteste blande, dichiarazioni molto sfumate. Forse hanno pesato le inchieste su Gianni Alemanno e su altri esponenti del centrodestra. Forse il timore che nuove elezioni avrebbero spazzato via ciò che è rimasto della destra.

Marino senza mutande, ma con la fascia tricolore… E’ necessario rendersi conto dell’umiliazione subita da Ignazio Marino che, pur di fregiarsi della fascia tricolore quale sindaco della capitale, non si è dimesso ed ha calato le braghe davanti a Renzi. Al sindaco vacanziero, sono stati affiancati il prefetto Franco Gabrielli, l’autorità anticorruzione Raffaele Cantone e l’ex assessore Silvia Scozzese.  Tra le azioni affidate al prefetto l’integrazione dei controlli interni e innanzitutto, il monitoraggio sulla centrale unica degli acquisti del comune. Strumenti, insomma, a garanzia sia dell’effettiva condivisione degli approvvigionamenti, sia del conseguimento di risparmi. In sintesi: fissare regole certe su contratti e affidamenti.

E, dato che i settori più compromessi dalle infiltrazioni di Mafia Capitale sono ambiente, verde pubblico, campi nomadi, immigrazione, emergenza casa, spetterà sempre a Gabrielli vigilare affinché siano effettuati controlli sulla attività pregresse. Si tratta di intervenire con la revoca in autotutela delle commesse affidate senza gara. E’ previsto anche l’annullamento delle decisioni dirigenziali contestate. Tra le procedure, già in corso, l’avvio di procedimenti di verifica e revisione dei contratti, compresi quelli dell’AMA.

Sugli appalti vigilerà l’autorità anticorruzione di Raffaele Cantone, secondo il meccanismo sperimentato per l’Expo di Milano. Le procedure saranno semplificate: gara a evidenza pubblica, ma con tempi più ristretti per fare in tempo entro dicembre.

Da parte sua, Silvia Scozzese è divenuta commissario del debito della capitale. L’incarico affidato alla Scozzese è un autentico schiaffo a Marino a cui un mese fa aveva sbattuto la porta dimettendosi da assessore al bilancio. Il sindaco, eletto democraticamente dai cittadini, è stato relegato in soffitta mentre i poteri della giunta sono estremamente limitati.

Ma pure i consiglieri comunali, votati e scelti dal popolo con tanto di preferenze, contano ormai come il due di coppe.

Ci siamo soffermati sulla questione Campidoglio, per constatare che, in questa vicenda, la vera sconfitta è la politica con la P maiuscola.

Ed i partiti tradizionali, fulcro della politica, almeno a Roma, falcidiati dall’inchiesta di Mafia Capitale, sono allo sbando.

Quando, nei giorni scorsi, il campione politico dei minus habent, tornato dalle lunghe vacanze negli Stati uniti, si è recato alla manifestazione indetta dal Pd a Cinecittà, rivolto ai giornalisti ha blaterato frasi sconnesse contro il “nazismo, il fascismo, la mafia”. Slogan, come quelli pronunciati qualche mese prima alla Festa dell’Unità contro “i topi della destra che debbono tornare nelle fogne”. A Don Bosco, nemmeno i militanti del Pd, convocati dal partito, lo hanno seguito sulla strada della demagogia, a cui spesso si aggrappa il pover’uomo quando si trova in difficoltà. Appena possibile, il sindaco dimezzato, ha lasciato la piazza protetto da un folto schieramento di agenti e  carabinieri, tra le urla, le invettive, gli insulti degli abitanti del quartiere.

E’ prevedibile che il Pd stacchi la spina al primo cittadino appena sarà superato lo scoglio giubilare. Ma il danno è fatto.

Le esequie show di uno dei padrini della famiglia Casamonica, sono stati anche i funerali di una classe politica che non è degna, a qualsiasi schieramento appartenga, di guidare una città come Roma.

(*da Il Borghese, sul prossimo numero di ottobre 2015)

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Adalberto Baldoni*

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