Libri. “La lettera agli italiani” di Veneziani e un appello alla gioventù che non si arrende

Dinamismo tricolore
Dinamismo tricolore

“Sono immensi i guai d’Italia…” per citare il Berchet. Nuove generazioni rassegnate. Facilonerie politiche renziane. Inaffidabilità delle istituzioni. E chi ne ha più ne metta. Il tutto per raccontare un paese e per analizzare la psicologia che ritiene l’Italia un paese defunto. Marcello Veneziani ha un grande cuore italiano. Nel suo libro, ‘Lettera agli italiani’, il suo romanticismo patriottico ricorda che “nascere italiani… è una fortuna se si considerano i luoghi, le occasioni di vita, l’origine e la condizione benestante, almeno in media e in rapporto al resto del mondo.” Qui c’è sì la consapevolezza di una nazione distrutta, ma, prima di tutto, c’è una passione intellettuale che ha il coraggio di proporre una cura di fiducia.  E con questo emerge l’appello emozionato, “Perciò italiani, vi scongiuro: pensatevi e proiettatevi nel futuro senza barricarvi nel passato.”

Viene alla mente un verso di Paul Valery, “Si è alzato il vento, bisogna tentare di vivere.” E la citazione sarebbe stata bene in questo libro. Il vento del malessere frusta. Spinge verso il baratro. Tuttavia, non bisogna smettere di tentare la vita. Per questo lo scrittore non accetta l’idea della fine di un paese. In quanto, “Quando tutto è perduto non abbiamo più nulla da perdere. La disperata speranza: quando tutto finisce non resta che ricominciare. Rovesciamo la clessidra.” Ma chi rovescerà la clessidra? Le grandi culture si sono esaurite. Gli esempi morali sono perduti. Le élite italiane poi sono inconsistenti.  Gli stessi Renzi, Grillo, Berlusconi, Salvini a “quali idee o perlomeno di quale egemonia, non dico culturale ma anche sottoculturale, sono espressione?” – si domanda lo scrittore.

Marcello Veneziani

Lasciamo stare i politici. Perché Veneziani desidera parlare agli italiani, a quelli bombardati dalla crisi. Per ricordare che i paesi distrutti sono rinati. Nella storia i popoli affogati nella vergogna hanno ritrovato la dignità. Pertanto, il bersaglio diviene l’italiano pessimista, ossia l’italieno, che “si vergogna di essere italiano, disprezza ogni principio, valore o ideale, sta lì sempre a gufare e ironizzare su chi cerca di ripartire, rinascere, rifondare.” Veneziani ha una sua carica pedagogica e da testimone di tante stagioni nazionali sembra che ripeta: Concittadini, per voi crescano le speranze!

In questo lavoro sincero lo scrittore incontra due registri. Il primo foscoliano. Ricordate “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”? Nelle famose epistole l’anima foscoliana grida, “Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto.”  Ma proprio questa disperazione storica diviene orgoglio e mette le basi per il futuro riscatto degli italiani. L’altro registro è gentiliano. Quello del “Discorso agli italiani”, nel quale il filosofo parla a tutti gli italiani, i tesserati fascisti e non. Lo fa perché non accetta la distruzione del suo paese. Da Foscolo a Gentile, sino ai giorni nostri, quindi, è leggibile una tradizione intellettuale che vive la disfatta, però la trasforma, la razionalizza, allontanando l’apocalisse.

Veneziani respinge il discorso degli apocalitici, “senti aria di apocalisse nelle strade.” Mentre “L’Italia collassa” o “s’infogna”, cosa facciamo? Chiudiamo gli uffici, le scuole, le aziende e tutti a casa? Piuttosto, la prima risposta positiva rimane la gioventù. Giacché le gioventù hanno salvato gli Stati sui campi di battaglia come nelle fabbriche. La risposta alle crisi sono i ragazzi e le ragazze italiane. A loro sono dedicate le pagine più belle del libro, “Fate la rivoluzione, non contro qualcuno né a danno di terzi, ma per rigenerare il mondo… Non tutto è fatto, è detto, è visto, è pensato…”

Veneziani piace per la sua speranza pedagogica. Inoltre, la sua “Lettera…” attira perché riecheggia un po’ le pagine di un romantico del Novecento, Robert Brasillach.  Il quale nella “Lettera ad un soldato della classe 1940” scrive alla giovinezza e ripensa alla una sconfitta ribadendo ad un giovane francese un motivo irriducibile, questo, “Conserva, ragazzo, due sole virtù… la nobiltà e la speranza.”

*‘Lettera agli italiani’ di Marcello Veneziani, Marsilio Nodi, pagg. 156, euro 16,00

Renato de Robertis

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